Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 27/09/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Perché Israele (ora) non può accettare il cessate il fuoco con Libano".
Fiamma Nirenstein
David Azulai è il capo del Consiglio Regionale di Metula, lui sa bene che cosa vuol dire essere espulsi dalla propria casa da undici mesi e più, e avere aspettato invano che il mondo dicesse una parola contro i colpi di mortaio e la pioggia di missili, più di 7500, che hanno martellato la vita della sua gente dal giorno dopo il 7 di ottobre fino a svuotare il nord della Galilea, il Golan, una zona del Kinneret, mentre andavano fuoco coltivazioni e foreste coltivate con fatica, e 3 milioni di Israeliani ancora ieri correvano nei rifugi. L’attacco di Hamas era avvenuto al sud, teoricamente Azulai e la gente al confine del Libano, non avrebbero dovuto essere coinvolti nemmeno per sogno: invece gli Hezbollah hanno cominciato a bombardare in sostegno di Hamas, giorno dopo giorno, i loro migliori alleati. Né USA né Francia hanno chiesto un cessate il fuoco.
Oggi Azulai afferma: “Il cessate il fuoco americano e francese garantirebbe un prossimo 7 ottobre qui al nord”. Netanyahu intanto ha deciso che comunque è pronto a discutere della offerta di cessate il fuoco, a patto che intanto abbandoni Hamas alla sua sorte, smettendo di dichiarare che combatterà al suo fianco fino all’ultimo. L’Iran alle spalle degli Hezbollah, il vero burattinaio delle forze che hanno giurato di distruggere Israele, ha curato che si rafforzasse ogni giorno la riserva di centinaia di migliaia di missili di cui ancora una buona parte è pronta all’uso. È la fede che ha organizzato la guerra sciita al Nord: quando Israele colpisce un edificio, che la stampa internazionale subito mostra come obiettivo della crudeltà di Netanyahu, si possono ammirare tutta una serie di scoppi successivi. E’ la strategia cui non si rinuncia in 21 giorno: anni di riserve di missili e esplosivi nascoste dagli Hezbollah nella case della gente per colpire Israele a Tel Aviv, a Haifa, a Safed… e naturalmente in tutto il Nord. Adesso la strategia subisce uno iato, il programma di distruzione di Israele ha un impatto inaspettato con l’azione dei beeper, l’eliminazione di Ibrahim Ahil e gli altri generali di Nasrallah, con la distruzione delle sue armi e dei lanciamissili. Israele continua: ieri ha colpito Dahua alla ricerca di Abu Salah, capo dell’aviazione di Nasrallah.
Deve smettere di cercare di evitare che il grande programma della sua distruzione abbia luogo, agli ordini dell’Iran? O deve seguitare a indurre quella deterrenza indispensabile per ogni saggio ripensamento, foriero di pace e anche prima di tutto del ritorno dei propri cittadini a casa loro? 21 giorni non servirebbero al primo e più importante degli scopi dichiarati dal governo israeliano, ovvero riportare a casa con i vecchi, i bambini, le scuole, i loro beni, i loro affari le decine di migliaia di persone che devono credere, fidarsi, andarsi a mettere a tiro di una forza che non spara su obiettivi di guerra, ma che spara sulla gente, per esempio sui 12 bambini drusi di Madjel Sham uccisi sul campo di calcio. La richiesta di un cessate il fuoco per trovare una trattativa, non ha nessun oggetto: Israele non ha nessun contenzioso da trattare con gli Hezbollah, è Nasrallah che deve smettere di combattere la sua guerra di distruzione insieme a Sinwar agli ordini dell’Iran contro Israele.
Un “cessate il fuoco” che si fa solo perché ben presto ci sono le elezioni e Biden vuole avvengano in pace, e perché la guerra è una cosa che tutti, per primo Israele, odiano, non si può fare se prepara o sottintende la prosecuzione di un grande odio strategico. È quello che si deve abbattere. E la situazione della sicurezza dei cittadini israeliani che deve cambiare. Se un appello americano e francese si fosse rivolto finalmente agli Hezbollah intimandogli di deporre le armi, di abbandonare il sostegno di Hamas, di rispettare la risoluzione dell’ONU 1701 che gli impone di ritirarsi dietro il Litani, 15 chilometri di là dal confine, avrebbe avuto un’altra credibilità.
Non è chiedendo a Israele di smettere di combattere, di abbandonare un campo che finalmente disegna la deterrenza indispensabile per fermare il piano distruttivo dell’Iran, che si garantisce a Israele che Nasrallah rinuncerà al suo disegno ideologico, per cui gli hezbollah vivono. Qualcuno chiedendo un cessate il fuoco alla pari si è dimenticato che Israele è l’aggredito, di nuovo! e anche chi è l’aggressore: è il peggiore terrorista del mondo quanto a numero di esplosioni omicide in tutto il mondo, a Parigi (13 attentati con 20 morti e 255 feriti) 307 morti fra soldati americano e francesi nell’attacco alle baracche con camion bomba, 85 morti alla Comunità ebraica di Buenos Aires, Khobar Towers, Burgas… è senza fine l’attività omicida dell’organizzazione pilotata dall’Iran per uno scopo di annichilimento dell’Occidente in nome dell’Islam Sciita, in testa al quale brilla la distruzione di Israele. E adesso che finalmente Israele sta riuscendo a imporre un cammino di sicurezza dai suoi piani costruiti agli ordini di un disegno mondiale dell’Iran, dovrebbe semplicemente sostenerlo, come si sostenne l’America nella guerra contro l’Isis. Ma, pardonne, mi ero dimenticata che questo è lo Stato Ebraico.
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