Israele silenzia la TV araba Al Jazeera
Cronaca di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 23/09/2024
Pagina: 8
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: Israele silenzia Al Jazeera. Hezbollah: sarà vendetta

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/09/2024, pag. 8, con il titolo "Israele silenzia Al Jazeera. Hezbollah: sarà vendetta", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Gli israeliani hanno fatto irruzione negli uffici di Al Jazeera a Ramallah, nel pieno dello scontro fra Israele e Hezbollah. Il governo israeliano accusa l'emittente finanziata dal Qatar di essere direttamente collusa con il terrorismo islamico.

Dopo una pioggia di missili lanciata di primo mattino sul nord di Israele, il vicesegretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha detto che i suoi miliziani sono entrati in una nuova fase del suo conflitto descritta come «resa dei conti» e che sono pronti ad affrontare «tutte le possibilità militari». Insomma i terroristi libanesi hanno dato il via alla presunta vendetta per l’umiliazione ricevuta con l’attacco attraverso i cercapersone, in cui hanno perso la vita una trentina di militanti e centinaia sono rimasti feriti, e quello mirato contro una riunione di pezzi grossi del gruppo, tra i quali il leader della milizia Radwan, Ibrahim Aquil. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato ieri a Sky News che tale bombardamento sull’edificio dove si teneva la riunione è stato un atto necessario per evitare un altro 7 ottobre, in quanto lo scopo del summit era proprio quello di pianificare un attacco da nord simile a quello di Hamas. Hezbollah stava preparando un attacco del genere da anni su suggerimento dell’ «impero del male», ha detto Herzog, indicando dunque anche in questo caso una regia certa da parte dell’Iran degli ayatollah.
«Non vogliamo una guerra con il Libano» ha aggiunto Herzog, «ma abbiamo il diritto di difenderci». Le accuse del presidente israeliano all’Iran arrivano proprio mentre nella capitale persiana emergono particolari e ipotesi sulla questione dei cercapersone. Ahmad Bakhshayesh Ardestani, membro del Comitato per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano, ha detto che Teheran è a vario titolo coinvolta nell’acquisto dei cercapersone in possesso di Hezbollah e che lo stesso presidente Raisi ne possedeva con certezza uno. Il funzionario ha lasciato dunque intendere che la fine di Raisi, deceduto a maggio scorso in seguito a un incidente occorso all’elicottero sul quale stava viaggiando, sia dovuta all’esplosione del suo cercapersone innescata da remoto da Israele.
L’attacco di Hezbollah avvenuto alle prime ore di domenica con un centinaio di razzi che hanno colpito il nord di Israele fino ad Haifa, ha provocato la morte di un ragazzo che viaggiava a bordo della sua automobile e il ferimento di altre tre persone. Hezbollah ha affermato che il lancio di missili aveva come obiettivo una struttura della società di difesa Rafael nella zona di Haifa che tuttavia sarebbe rimasta intatta. Nel commentare tali episodi il portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha sottolineato che un’escalation militare regionale non è nel «miglior interesse» di Israele, aggiungendo tuttavia di credere «ci possa essere tempo e spazio per una soluzione diplomatica e questo è ciò su cui stiamo lavorando». Anche Netanyahu è convinto ci sia ancora spazio per una soluzione diplomatica, ma il suo punto di vista è molto diverso da quello americano. Intervenendo a una riunione a porte chiuse della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, il primo ministro ha detto che esercitare pressioni su Hezbollah nel nord potrebbe contribuire a costringere il leader di Hamas Yahya Sinwar a sedersi al tavolo delle trattative. Il premier ha anche detto che «secondo le informazioni in suo possesso» solo la metà dei 97 ostaggi tenuti in ostaggio da Hamas sono vivi.
Ha destato scalpore invece la decisione dello stesso governo israeliano di ordinare la cessazione delle attività della redazione di Al Jazeera a Ramallah, in Cisgiordania, dopo l’irruzione negli uffici di alcuni soldati “incappucciati” dell’Idf. Al Jazeera, che è finanziata dal governo del Qatar, è uno dei pochi media internazionali rimasti operativi nella Striscia di Gaza ma è anche uno dei più schierati.
Esercito e governo israeliano hanno ripetutamente accusato i giornalisti del network qatariota di avere anche legami diretti con i terroristi. In base a tali indicazioni ad aprile scorso il parlamento israeliano ha approvato una legge che prevede la chiusura in Israele dei media considerati pericolosi per la sicurezza del Paese e un mese dopo ha varato un’altra legge per chiudere le attività locali di Al Jazeera, rendendo irraggiungibili le sue tv e i suoi siti di informazione.
L’emittente, che respinge tutte le accuse, ha denunciato il raid come un “atto criminale” e ha affermato che avrebbe intrapreso azioni legali per proteggere i propri diritti promettendo nel contempo la continuazione della sua copertura.

 

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it