Iran: tiranno in crisi
Analisi di Carlo Nicolato
Testata: Libero
Data: 22/09/2024
Pagina: 12
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: Il crepuscolo dell'ayatollah. Khamenei, tiranno in crisi

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/09/2024, pag. 12, con il titolo "Il crepuscolo dell'ayatollah. Khamenei, tiranno in crisi ", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

L'ayatollah Alì Khamenei chiama a raccolta il mondo islamico contro Israele. Ma, dopo le sconfitte subite in Medio Oriente dai suoi alleati, appare sempre più isolato all'interno del mondo islamico.

La guida suprema iraniana, l’ayatollah Alì Khamenei, chiama a raccolta il mondo islamico contro Israele. Dice che «se le nazioni islamiche usano il loro potere interiore, il regime sionista verrà rimosso dal posto che si trova nel cuore della comunità islamica» e che tale potere «porrà anche fine all'influenza e all’interferenza degli Usa nella regione». Insomma, «se i due miliardi di musulmani in tutto il mondo si uniranno, saranno più potenti di qualsiasi potenza nel mondo di oggi», e come si potrebbe mai dubitare delle parole di uno che si crede l’esecutore degli ordini di Allah e come tale viene spesso dipinto dai suoi in patria?

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Eppure buona parte del mondo islamico non crede affatto che Khamenei abbia questa privilegiata connessione con il loro dio, né che rappresenti qualcosa all’interno del loro mondo al di fuori della cerchia degli sciiti. Anzi, le parole della guida suprema devono essere state accolte con sufficienza se non con ilarità da gran parte degli arabi che credono in realtà che il suo potere sia ormai agli sgoccioli. Un po’ per questioni di età, Khamenei ha ormai 85 anni, un po’ perché negli ultimi anni non ne ha fatta una giusta dando l’impressione che il suo stesso Paese gli stia sfuggendo di mano.
L’appello di ieri, peraltro, arriva a un paio di giorni dall’umiliazione inflitta da Israele a Hezbollah, che è sciita e principale alleato degli ayatollah nell’area araba. Ma soprattutto arriva a poche ore dall’eliminazione da parte di Israele del sanguinario capo armato libanese Ibrahim Aquil.
Quest’ultimo, oltre a essere stato uno dei principali terroristi ricercati da Israele e dagli Stati Uniti, era il leader dell'unità d'élite Radwan composta per lo più da miliziani che hanno combattuto in Siria per Assad.
Insomma, secondo il Dipartimento del Tesoro Usa Aqil «ha svolto un ruolo fondamentale» in Siria distinguendosi per ferocia. In poche parole, era uno sterminatore di siriani sunniti, cioè di musulmani, gli stessi che erano spalleggiati e difesi da Paesi come Arabia Saudita e Turchia. Come si fa dunque a chiamare a raccolta il mondo islamico dopo l’eliminazione di tale personaggio? A Riad più che altro avranno fatto festa.
Il tragico richiamo di Khamenei è solo l’ultimo segnale che il suo potere e la sua credibilità stanno scemando insieme al tempo che gli resta da vivere.
Perfino la stessa elezione di Masoud Pezeshkian a presidente è un segnale del declino.
La morte in un incidente in elicottero di Ebrahim Raisi in realtà aveva sconvolto i piani degli estremisti che pensavano a lui come successore di Khamenei e alla spartizione del potere. Messi gli uni contro gli altri con le elezioni, Khamenei ha avuto gioco facile a imporre un mezzo sconosciuto che potesse piacere ai diversi strati della società, ma al contempo non sfidasse il suo potere. Ecco dunque Masoud Pezeshkian, che forse garantirà una morte più o meno serena alla guida suprema ma è anche il simbolo del suo fallimento.
Il regno di Khamenei dura ormai da 35 anni, tutto ciò che avviene in Iran è di fatto sua responsabilità, compresa la grave e persistente crisi economica e di valori, con cicliche rivolte interne represse nel sangue, come l’ultima innescata dall’uccisione di Mahsa Amini che non portava il velo. Khamenei ha sempre risposto a tutto questo senza mai introdurre riforme credibili, senza mai aprire, seppur di poco, alla civiltà come hanno fatto quasi tutti gli Stati arabi confinanti. Se possibile in politica estera ha fatto ancora peggio, provocando l’isolamento del Paese e aggravando di conseguenza la situazione interna. Qui basterebbe citare il persistente doppiogiochismo sul nucleare che gli ha garantito le sanzioni da parte dell’Occidente, o l’appoggio ad Assad in Siria e tutto ciò che ne è conseguito, compreso l’eliminazione mirata da parte degli Usa di Trump del generalissimo Qasem Soleimani e la figuraccia per il missile sparato in ritorsione contro una base americana in Iraq che invece ha colpito un volo di linea ucraino.

ISOLATI DAL MONDO

Per non parlare dell’allineamento con la Russia di Putin al quale fornisce droni e missili perla guerra contro Kiev.
Ma è ovviamente con la politica contro Israele che Khamenei ha toccato il fondo, dedicandogli gran parte della sua esistenza. Anzi tutto ciò che abbiamo citato prima è in subordine rispetto all’annientamento di Israele, in qualche caso è propedeutico, come lo sviluppo del nucleare e di una possibile atomica. Al fine di far sparire Israele dalla faccia della Terra, l’Iran ha costantemente addestrato e armato Hamas e gli Houthi yemeniti e ha mantenuto un rapporto di strettissima collaborazione con Hezbollah.
Il risultato è il 7 ottobre e tutto ciò che ne è seguito, ovvero la distruzione e l’umiliazione degli amici di Khamenei.

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