Riprendiamo da LIBERO di oggi 22/09/2024, a pag. 2, con il titolo "I pro-Pal tornano in piazza. Gazzarra da Torino a Roma", la cronaca di Andrea Muzzolon.
Andrea Muzzolon
Non si fermano i cortei degli attivisti pro Palestina, tornati in piazza in alcune città italiane. Certo, non si è registrata la partecipazione di alcuni mesi fa: a Torino sono stati circa in 300 a sfilare. Arrivati in piazza Vittorio Veneto, i manifestanti hanno scandito più volte lo slogan «Dal Libano alla Palestina Israele genocida! Sempre al fianco della Resistenza», riportato anche su un grande striscione in testa al corteo. Una volta che i pro-Pal hanno raggiunto piazza Castello, fra cori e bandiere palestinesi e libanesi, alcuni si sono staccati e hanno imbrattato con la scritta «Nato killer go home» la fusoliera di un F35 che era esposto tra gli stand dei medici militari. Sempre in piazza Castello, hanno affisso uno striscione sul monumento al Duca d'Aosta per rilanciare la manifestazione nazionale del 5 ottobre a Roma e quella del 7 ottobre a Torino.
Non solo il capoluogo piemontese però. Gli attivisti hanno marciato anche a Roma, terminando la loro corsa davanti a un’università Sapienza blindata: sei camionette della polizia di Stato, i carabinieri e la polizia Roma Capitale hanno atteso al capolinea i sostenitori della Palestina. Molte le sigle presenti al presidio capitolino: dal Movimento degli studenti palestinesi in Italia, all’Associazione dei palestinesi in Italia, fino al Coordinamento di solidarieta con il movimento palestinese. Alla testa del corteo un bambino che imbracciava un cartello con la scritta: «Mi hanno detto che tutti i bambini sono uguali, era una bugia».
Alla manifestazione, che contava circa 600 persone, una delle organizzatrici ha imbracciato il megafono dicendo: «Noi non crediamo alla soluzione due popoli e due Stati. Israele e la comunità internazionale se ne sono serviti per continuare ad espandersi». Presenti tanti studenti di collettivi e centri sociali, hanno urlato slogan come «siamo tutti Palestinesi» e «fuori l'Italia dalla Nato». I partecipanti si sono poi rivolti al governo, minacciando feroci proteste nel caso in cui le manifestazioni del 5 e 7 ottobre vengano vietate. Secondo il ministero dell’Interno le iniziative inneggerebbero all’eccidio del 7 ottobre, definito «come giorno di inizio di una rivoluzione», e per questo rappresenterebbero un rischio per l'ordine pubblico.
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