Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/09/2024, a pag. 12, con il titolo "Il boss di Hezbollah frigna per i cercapersoe-bomba e Netanyahu si prepara alla mazzata decisiva", l'analisi di Amedeo Ardenza.
Ieri nessun Hezbollah è saltato in aria. Una piccola tregua dopo 48 ore infuocate, segnate dall’esplosione fra martedì e mercoledì di migliaia di cercapersone e walkie talkie usati dalla milizia sciita libanese. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ne ha approfittato per darsi all’attività in cui eccelle: le minacce. «Lo sciocco leader israeliano del Comando del Nord parla di (istituire) una zona di sicurezza all'interno del territorio libanese: stiamo aspettando che entriate nel territorio libanese. Stiamo aspettando i vostri carri armati e vedremo questa come un’opportunità storica», ha tuonato lo sceicco dal rifugio in cui vive nascosto per evitare di essere eliminato dal nemico sionista. Quindi ha riferito di essere al corrente che dopo le esplosioni di martedì ce ne sarebbero state di nuove: «Martedì ho ricevuto messaggi da Israele con la richiesta di fermare gli attacchi (dal Libano contro lo stato ebraico). Altrimenti, ci sarebbero state altre esplosioni mercoledì». Curioso che lo sapesse ma non abbia avvertito nessuno: solo mercoledì si sono contate decine di morti e centinaia di feriti tra gli uomini della milizia.
«VA TUTTO BENE»
Un male minore, ha argomentato nel suo messaggio televisivo Nasrallah, affermando che i cercapersone e i dispositivi di comunicazione esplosi non erano utilizzati da membri anziani del gruppo: «Il nemico ha cercato di distruggere la struttura di comando di Hezbollah, ferire i suoi leader e causare il caos nella nostra organizzazione, ma non è successo. Siamo preparati a tutte le eventualità».
Un cinismo di certo poco apprezzato da tanti libanesi trascinati da Hezbollah verso un conflitto aperto contro Israele. Nel suo lungo messaggio, Nasrallah ha anche ammesso che il colpo subito dalla milizia è stato forte; allo stesso tempo ha però celebrato la perdita di territorio da parte di Israele ricordando allo Stato ebraico che la calma al confine nord tornerà solo quando finirà la guerra contro Gaza più a sud.
Intanto a smentire Nasrallah ieri è intervenuto il New York Times scrivendo come per anni sia stato proprio il leader della milizia a raccomandare l’uso dei cercapersone sconsigliando i cellulari, più facili da localizzare. A dar man forte allo sceicco assediato è invece intervenuto il comandante del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane, Hossein Salami, assicurando che Israele dovrà affrontare una «risposta schiacciante dell'asse della resistenza». Ad aumentare la frustrazione di Teheran la circostanza che l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, sarebbe rimasto gravemente ferito durante l’esplosione di uno degli walkie talkie destinati ai terroristi di Hezbollah: nella detonazione il diplomatico avrebbe perso un occhio, scriveva ieri il Jerusalem Post. E sempre di Iran hanno scritto i giornali israeliani riportando dell’arresto avvenuto un mese fa di un ebreo israeliano, il 73enne Moti Maman di Ashkelon, che sarebbe stato avvicinato da dagli emissari di Teheran: l’anziano avrebbe ricevuto l’incarico di ordire un complotto per assassinare il premier Benjamin Netanyahu o in alternativa Ronen Bar, il direttore del servizio di intelligence interna Shin Bet. In una nota congiunta, lo Shin Bet e la polizia israeliana hanno spiegato che il sospetto sarebbe stato fatto entrare in Iran via Turchia due volte per ricevere un pagamento per gli incarichi assegnati. Della storia dai contorni poco chiari si sa anche che al momento dell’arresto il sicario dai capelli grigi avrebbe detto: «Meno male che mi avete fermato, non so questa storia come sarebbe finita».
INCHIESTA 7 OTTOBRE
Accanto alla guerra delle parole, lo scontro sul terreno non conosce tregua. Giovedì due militari israeliani sono rimasti uccisi: il 20enne Tomer Keren è morto per le ferite riportate in un attacco missilistico di Hezbollah sull’Alta Galilea nel quale altre sette persone sono rimaste ferite; il 43enne Nael Fwarsy è stato ucciso da un drone esplosivo nei pressi del moshav (villaggio agricolo) di Ya’ara, nel nord.
Sul piano interno da segnalare infine che l’avvocato generale dello stato Gali Baharav-Miara ha comunicato al premier Netanyahu di essere contraria alla posizione del governo di non istituire una commissione statale d'inchiesta sul 7 ottobre, chiedendo invece di fare luce sulle mancanze che hanno portato all’invasione da parte di Hamas.
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