Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 19/09/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Colpito, vulnerabile e umiliato il partito di Dio: Nasrallah prende tempo".
Fiamma Nirenstein
Mai, da quando nel 1981 Hezbollah con la sua nascita segnava il disastro innanzitutto della sua stessa patria, il Libano aveva conosciuto un evento così enorme nella sua stranissima accuratezza e abilità tecnologica, una vicenda strana e cinematografica, quasi incredibile. Negli anni gli Hezbollah oltre alla dominazione iraniana su un Paese che altrimenti avrebbe scelto una strada di pluralismo religioso, hanno portato a una dittatura delle armi travestita da democrazia, a esplosioni con molte centinaia di morti francesi, americani, israeliani, ad assassini giganteschi come quelli di Rafik Hariri, a incendi come quello devastante del porto di Beirut, 4 agosto 2020, 2750 chili di nitrato d’ammonio. Adesso l’evento di lunedì, l’esplosione contemporanea di tutti i beeper degli Hezbollah, ha ferito, sembra 4000 operativi e forse ha fatto 10 morti. Tutti erano parte dell’organizzazione più qualche amico intimo, come l’ambasciatore iraniano in Libano. Gli scoppi sono continuati ancora tutta la giornata e adesso, sembra da notizie di fonte saudita, investono membri della Guardia Rivoluzionaria in Siria.
I beeper e altri attrezzi per comunicazione sono esplosi non soltanto a Beirut. Dall’ONU naturalmente sulla scorta delle proteste libanesi e iraniane vengono parole di rammarico per i morti civili dell’attacco, ma una delle caratteristiche dell’attacco è proprio il fatto che, esso è stato compiuto ad personam, fra tutti quelli che a causa della loro affiliazione agli Hezbollah o ai loro rapporti stretti con l’organizzazione avevano un beeper, cioè gli alti o i medi gradi, tutti quelli che avevano una ragione di stare in contatto per i motivi militari tipici del gruppo. Le scene inenarrabili, sanguinose, larghissime, sono state subito oscurate sulle televisioni fra cui al Jazeera, che invece manda spesso in onda da Gaza o da Jenin scene molto esplicite di sangue. Qui, si è seguito l’ordine che è subito arrivato di mostrare il meno possibile per non favorire il nemico. Israele naturalmente non ha rivendicato l’attacco, e Blinken ha subito dichiarato che gli Stati Uniti non erano stati avvertiti e che comunque si oppongono a qualsiasi gesto che possa prefigurare l’aborrita escalation.
Adesso l’escalation sembra inevitabile, è stato un evento maggiore, si aspetta il discorso di Nasrallah per domani pomeriggio: la milizia terrorista ha perduto letteralmente le mani e gli occhi degli uomini addetti alle operazioni di guerra, ai suoi missili e droni. Una notizia di Axios racconta che il tempo prescelto è stato casuale, legato alla scoperta prematura da parte di un Hezbollah della trappola, con la sua conseguente eliminazione. E si sa, le scelte del Mossad, e questo è stato vero mille volte sono quelle di non perdere un’occasione importante se si può agire, anche se è problematico. Qui si trattava di un evento preparato da mesi, manomettendo i prodotti di una compagnia (sembra) di Taiwan che si dichiara completamente ignara, con una quantità di lavoro tecnologico, di spionaggio, di rapporti, di cyber ultramoderno. Hezbollah non è mai stato debole come adesso, Netanyahu due giorni fa ha dichiarato che fra gli obiettivi di guerra c’è quello di riportare a casa gli sfollati sotto le bombe, e nelle ultime ore è stata spostata a nord la grande unità 138 di paracadutisti e altri gruppi specializzati, uno spostamento notevole delle non infinite forze in campo. Questo mentre ancora Gaza resta problematica, come si vede dai quattro soldati uccisi ieri in azione a Rafah, fra cui il 23enne capitano Daniel Toaff, pronipote del fratello del famoso rabbino romano: per lui e per gli altri tre giovani, fra cui una ragazza, la prima soldatessa uccisa in guerra, tutta Israele piange, mentre si prepara forse un’altra guerra ancora più difficile di quella attuale.
Il rumore di altre esplosioni ha seguitato a punteggiare la giornata del nord di Israele e anche in Libano e a Beirut durante i funerali a Dahia, il quartiere degli Hezbollah. Per ora gli Hezbollah non si sbilanciano, aspettano il discorso di Nasrallah che avrà comunque molta difficoltà a curare la ferita intollerabile in lingua mediorientale: al momento è umiliato, battuto, sorpreso e stravolto, mentre una parte del suo Paese che vorrebbe liberarsi dalla dominazione degli hezbollah spera che arrivi quel giorno, ha persino distribuito baclawa per la strada. Alcuni ospedali cristiani non hanno voluto ricevere gli Hezbollah feriti. Ma gli hezbollah sono abituati, a braccetto con l’Iran, a terrorizzare il Medio Oriente,85 a essere considerati più pericolosi di Hamas, ne va anche della concorrenza fra sciiti e sunniti. L’Iran è certo furioso anche con loro che si sono lasciati giocare. Israele, sempre secondo una logica mediorientale, dovrebbe sapere utilizzare questo momento per realizzare la sua necessità primaria di riconquistare il terreno del nord, Galilea, Golan, lago di Tiberiade, rubatogli, desertificato e bruciato, dagli attacchi che hanno accompagnato e sostenuto il 7 di ottobre. Gli restituirebbe forza anche rispetto alla sofferenza del 7 di ottobre.
Certo il gabinetto di guerra valuta l’ipotesi di agire adesso: la gente lo chiede, vuole tornare a casa. Ma gli americani, al solito, frenano, mentre Nasrallah ragiona sulla possibilità di compiere a sua volta un passo sorprendente.
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