Dall’Iran micro-bombe
Cronaca di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 18/09/2024
Pagina: 6
Autore: Mirko Molteni
Titolo: Scoppiano i cercapersone dei terroristi di Hezbollah in Libano e in Siria

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/09/2024, a pag. 6 con il titolo "Scoppiano i cercapersone dei terroristi di Hezbollah in Libano e in Siria" la cronaca di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Scoppiano i cercapersone nelle tasche dei terroristi, morti a decine e feriti a migliaia. Quasi tutti i quotidiani titolano sui servizi segreti israeliani, ma non ci sono le prove per affermare che si sia trattato di un attacco israeliano.

Non sarà stata una vera “Pearl Harbor”, ma quasi, per Hezbollah, il movimento sciita libanese sostenuto dall’Iran che bersaglia Israele con frequenti lanci di razzi, ma di certo l’incredibile attacco elettronico che ha causato migliaia di feriti e anche qualche morto, nelle loro file, è un pesante monito. E, soprattutto, un probabile indizio della preparazione di quell’operazione militare israeliana su vasta scala di cui il governo di Benjamin Netanyahu parla da tempo.
$ successo ieri, quando in tutto il Libano, ma anche in Siria, diverse migliaia di “pager”, ovvero quei congegni di reperibilità telefonica noti in italiano come “cercapersone”, in possesso ad altrettanti miliziani di Hezbollah, sono esplosi, con l'effetto di piccole bombe, causando ustioni, il tranciamento di dita e in genere ferite più profonde alle mani, al petto, al volto e anche all’addome.

LE ACCUSE

Le esplosioni, di cui i media libanesi hanno subito, intuibilmente, accusato i servizi segreti israeliani, forse il Mossad o forse l’Aman, si sono verificate in particolare nel quartiere di Beirut, Dahieh, considerato roccaforte politica di Hezbollah, ma anche in altre zone. Il ministro dell'Informazione libanese Ziad Makary ha parlato apertamente di «aggressione israeliana» ed Hezbollah ha minacciato «la giusta punizione per Israele».
All'inizio le prime notizie parlavano di soli «70 feriti», come scriveva la tv Al Hadith, vicina ad Al Arabiya. Ma col passare delle ore questo attacco che entra di diritto nella storia della cyberguerra è apparso in tutta la sua dimensione. A metà pomeriggio la tv libanese NBN ha parlato di «1.000 feriti di cui 5 gravi».
Fra essi, secondo l'agenzia di stampa Mehr, anche l'ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, è stato ferito dallo scoppio di un “pager”, a riprova della stretta collaborazione fra i terroristi sciiti e il regime di Teheran. Il ministero degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo libanese, Abdallah Bou Habib, nel corso del quale ha condannato «l'atto terroristico del regime israeliano contro i cittadini libanesi».
Secondo le testimonianze diffuse sui social, alcuni possessori di questi dispositivi li hanno sentiti improvvisamente surriscaldarsi e se ne sono sbarazzati prima che esplodessero. Alcune esplosioni sono state riprese casualmente da telecamere di sorveglianza nella capitale libanese. In alcune sequenze sivede un uomo che stramazza a terra in un supermercato, in altre, uno zaino posato a terra sussulta ed emette fumo alla deflagrazione del cercapersone in esso contenuto.
Anche in Siria, dove sono presenti molti Hezbollah e i loro istruttori iraniani delle brigate Quds dei pasdaran, si sono verificate numerose insidiose mini-esplosioni. In un quartiere di Damasco, Kafr Sousa, uno dei cercapersone “impazziti” ha perfino fatto incendiare un’automobile su cui era stato installato. Verso sera, il bilancio dato dal fonti mediche libanesi era salito a 4mila feriti, fra i quali 500 terroristi rimasti ciechi e 11 morti.
Fra i deceduti ci sarebbero una bambina di 10 anni e il figlio di un parlamentare di Hezbollah, Ali Ammar. Altri sette morti, tutti membri di Hezbollah, si sono registrati in Siria, nel quartiere Seyedah Zeinab di Damasco.
I cercapersone facevano parte di una partita relativamente moderna che il movimento libanese aveva acquistato pochi mesi fa, dopo che lo stesso capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva ordinato ai suoi seguaci di sbarazzarsi dei telefonini cellulari e delle connessioni internet proprio per non offrire alle sofisticate tecniche di guerra elettronica di Israele dei cavalli di Troia per spionaggio, sabotaggio o per individuare i proprietari e ucciderli con droni. Il 13 febbraio Nasrallah aveva detto: «In questa fase, sbarazzatevi di tutti i cellulari, sono agenti di morte, smettete di usarli, distruggeteli, seppelliteli o chiudeteli in una scatola di ferro». Così per le comunicazioni ci si è affidati soprattutto alla rete telefonica fissa o ai cercapersone per la reperibilità.

LA PIANIFICAZIONE

Ma anche i “pager” si sono rivelati vulnerabili e sembra che siano esplosi a causa di un surriscaldamento fulmineo delle loro batterie al litio, causato da una probabile azione israeliana di hackeraggio, con malware o qualche tipo di sovraccarico, inviati per via eletromagnetica.
Esperti come l’analista militare Elijah Magnier - che ha parlato ieri ad Al Jazeera - ritengono però che il Mossad potrebbe aver intercettato le comunicazioni degli sciiti, pianificando l’azione in ogni dettaglio, proprio per avere accesso alla fornitura di cercapersone ordinata dallo stesso Nasrallah, pagando decine di collaboratori per inserire in ognuno di essi da 1 a 3 grammi d'esplosivo, innescato a mo’ di detonatore da un preciso messaggio in codice.
Si tratta, dice, Magnierdi un attacco molto sofisticato e, solitamente, su questa scala, «richiede la collaborazione di più entità».
Gerusalemme tiene la bocca chiusa, ma è suo costume non ammettere mai operazioni speciali. L'attacco ha seguito di poche ore l'annuncio del servizio di sicurezza Shin Bet che ha sventato un attentato a «un funzionario della Difesa» ordito da Hezbollah con una mina abbinata a una telecamera e a un detonatore azionato da remoto con un cellulare. Poco dopo le esplosioni in Libano, il premier Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant si sono rinchiusi per un consiglio di guerra nel bunker della Kyria, il ministero della Difesa di Tel Aviv. Tutto fa pensare che l'attacco «da fantascienza» sia un'azione preventiva dell'imminente offensiva israeliana in Libano.

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