Il mondo vedrà quel tunnel e tutto resterà come prima?
Commento di Ariela Ringel-Hoffman
Testata: israele.net
Data: 15/09/2024
Pagina: 1
Autore: Ariela Ringel-Hoffman
Titolo: Il mondo vedrà quel tunnel e tutto resterà come prima?

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - il commento di Ariela Ringel-Hoffman, dal titolo "Il mondo vedrà quel tunnel e tutto resterà come prima?".

Ariela Ringel-Hoffman
Il tunnel in cui erano detenuti, da 11 mesi, i sei ostaggi assassinati dai terroristi di Hamas

Le Forze di Difesa israeliane hanno diffuso strazianti immagini di un tunnel a Gaza dove sei ostaggi israeliani – Karmel Gat, Eden Yerushalmi, Ori Danino, Almog Sarusi, Hersh Goldberg-Polin e Alex Lobanov – sono stati tenuti prigionieri e poi assassinati a sangue freddo dai terroristi palestinesi di Hamas.

Il portavoce militare, Daniel Hagari, ha postato un video girato con una una troupe che scende nello scenario lugubre, a cui si accede dalla camera di un bambino con disegni di Topolino e Biancaneve alle pareti.

La troupe si addentra per 120 metri in un cunicolo dove sono stati rinvenuti stracci verosimilmente usati dagli ostaggi, bottiglie piene di urina, anche una spazzola da capelli rotta: strazianti testimoni delle orribili condizioni di prigionia delle vittime.

Non si può fare a meno di pensare all’immensa sofferenza umana patita in questo luogo buio e soffocante, dove qualcuno si è spazzolato i capelli per giorni, e mesi, cercando di preservare una parvenza di umanità.

“Abbiamo distribuito il filmato anche in inglese – ha spiegato Hagari – affinché il mondo veda, conosca e ricordi la malvagità di Hamas”.

Ho pensato a cosa avrebbe detto mia madre, sopravvissuta alla Shoah, su questa aspettativa che il mondo non solo sappia, ma ricordi.

Che sappia e ricordi che Eden Yerushalmi, una donna di 24 anni, alla fine pesava come una bambina, appena 36 chili: non molto più di quanto pesava mia madre quando uscì dal campo di sterminio nazista.

Non si tratta solo dell’incapacità di Israele di raccontare la propria storia. Si tratta di quel mondo che per la maggior parte, subito dopo il terrificante massacro del 7 ottobre, ha voltato le spalle a noi e a tutte le vittime che sono state trucidate, violentate, bruciate, torturate.

Vengono accampate a profusione scusanti, interpretazioni e ideologie su presunti “colonialismo”, “apartheid” e “occupazione” per tentare di giustificare il silenzio e l’indifferenza del mondo, e la sua scelta di confondere vittime e aggressori.

Persino tra noi ci sono che dei collaborazionisti che accusano le Forze di Difesa israeliane di crimini di guerra e per fame, ma non dicono nulla di coloro che sono stati stuprati, torturati, fucilati e di quelli che sono ancora tenuti prigionieri, quasi un anno dopo, sepolti in un inferno di cui noi e la troupe televisiva abbiamo intravisto solo una minima parte.

Certo, la condotta di Israele non è priva di tare e difetti. Ci sono cose che non avrebbero dovuto essere fatte. Ci sono persone al comando che non hanno fatto il loro dovere e che non dovrebbero nemmeno ricoprire quelle cariche.

Ma quel tunnel, largo poco più di una persona, macchiato di sangue, dove sono stati trovati i corpi degli ostaggi assassinati con un colpo alla nuca, racconta una storia che ci riporta indietro di 85 anni alle stesse voci e allo stesso silenzio del mondo.

E dunque, cosa succede se il mondo vede, sa e ricorda, come spera Hagari? Se vede, saprà? E se saprà, ricorderà?

E se anche ricorderà, cambierà?

(Da: YnetNews, israele.net. 12.9.24)

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