Riprendiamo il commento originale di Giulio Meotti, tratto dalla sua newsletter, dal titolo: “Dolce resa in Vaticano? 'Declino e islamizzazione dell'Europa sono inevitabili'”.
Giulio Meotti
Benjamin Franklin è indicato come il creatore dell’espressione “nella vita nulla è inevitabile, tranne la morte e le tasse”. Ora per un cardinale candidato a diventare Papa a essere inevitabile è anche l’islamizzazione dell’Europa.
Ho incontrato il cardinale Christoph Schönborn. Penso fosse nel 2004. Eravamo al meeting di Rimini ed ebbi l’occasione di conversare con lui per un’ora. Parlammo di relativismo, di Europa, di crisi culturale. Un cardinale colto, consapevole della frattura che stavamo vivendo e al tempo era solo agli inizi, un uomo di Chiesa dai modi principeschi (è un nobile austriaco). Per questo mi ha sorpreso quello che Schönborn, arcivescovo di Vienna, ex allievo di Joseph Ratzinger e oggi uno dei porporati più ammirati dal Pontefice regnante, ha appena affermato a una rivista francese e secondo cui di fronte alla crescita dell’Islam in molte nazioni storicamente cristiane si dovrebbe dare per “inevitabile” il declino europeo.
“Dobbiamo accettare il declino dell’Europa, è un innegabile movimento continentale”, ha affermato Schönborn a Famille Chrétienne. “Tra 20 anni, la popolazione europea non sarà la stessa di oggi e non è già la stessa di 50 anni fa. Ciò è inevitabile, a causa del calo del tasso di natalità in Europa, dell'immigrazione e della crescente presenza dell'Islam”.
Cosa significa “inevitabile”?
“L’Islam può conquistare la Francia, il Belgio, la Svezia, l’Inghilterra”, dichiara questa settimana Ayaan Hirsi Ali (consiglio a tutti di ascoltare con attenzione quello che dice, mette i brividi). L’ex capo dell’agenzia tedesca di intelligence interna, Hans-Georg Maaßen, ha avvertito che “gli europei soccomberanno all’Islam”. E il famoso romanziere spagnolo si domanda: “Vivrò abbastanza da vedere l'Europa trasformata in un continente islamico?”.
Ma se lo dice Schönborn, la Chiesa cattolica nella sua dimensione storica, pubblica e culturale difesa anche da tanti non credenti, a cosa serve? Quello di Schönborn è un presentimento della soumission in corso? O l’accettazione implicita della proposta del famoso architetto tedesco Joachim Reinig, che al giornale cattolico Tagespost ha detto che per integrare l’Islam in Europa bisogna demolire le chiese e sostituirle con “moschee più visibili”?
Mi ha sorpreso tanto disfattismo sull’Europa mentre il Papa era impegnato nel “dialogo interreligioso” in Indonesia (paese al 90 per cento islamico e per niente affatto un simbolo di “armonia”), perché il tono della precedente intervista di Schönborn a Der Standard era molto diverso: “Date un’occhiata alle scuole viennesi e osserverete come gli sviluppi demografici dei bambini cristiani e dei bambini musulmani sono divergenti. Questo è un argomento serio. Non mancano voci islamiche che affermano che l’Europa è un frutto maturo per l’Islam”. E che scandalo anche quella aveva generato.
Sicuramente il realismo estremo di Schönborn deriva dalla situazione nella sua città. Il Krone Zeitung ha pubblicato dati impressionanti: “Nel 2046, un viennese su tre sarà musulmano”.
Il “sentimento di espropriazione”, che era la triste prerogativa degli ebrei fino al secolo scorso, si è diffuso in tutta Europa.
Ma dire che l’Europa è un “frutto maturo” non equivale a sentenziare che noi europei dobbiamo accettare come “inevitabile” islamizzazione e declino.
Dovremmo ascoltare il cardinale Robert Sarah, che ha scritto: “L’islamismo è un fanatismo mostruoso che va combattuto con forza e determinazione. Non interromperà la sua guerra. Noi africani lo sappiamo purtroppo troppo bene. I barbari sono sempre i nemici della pace. L’Occidente deve capirlo”.
Dovremmo ascoltare Mosab Hassan Youssef, il palestinese figlio di uno dei fondatori di Hamas, che ha detto: “L’islamismo è un fenomeno globale che avanza nascosto sotto una mentalità vittimistica, che invade l’Europa e di cui sarà molto difficile liberarsi. Personalmente, voglio che l’Europa resista”.
“Resistere” è molto diverso da “inevitabile”.
Anche Joseph Ratzinger lo disse fin dal 1990, come racconta Conrad Black nella sua autobiografia: “Il cardinale Gerald Emmett Carter mi portò a cena con il cardinale Ratzinger in visita nel 1990 a casa sua. Eravamo presenti solo noi tre e il cancelliere del cardinal Carter. Ratzinger lamentò ‘il lento suicidio dell’Europa’: la sua popolazione stava invecchiando e si stava riducendo, e i non nati venivano sostituiti da immigrati non assimilabili”.
Per questo al Papa fecero il funerale da vivo al grido di “Je suis le Muftì”.
Ma quella era la Chiesa del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che parlava di “una sfida alla nostra civiltà che ha come obiettivo islamizzare l'Europa”. Del missionario Piero Gheddo, per cui "l'Islam conquisterà prima o poi la maggioranza in Europa". Del primate della Repubblica Ceca, Miloslav Vlk, per il quale “se i cristiani non si svegliano, la vita in Europa potrebbe essere islamizzata”.
Ma dopo Ratisbona, per la Chiesa cattolica è stato solo un susseguirsi di stordimenti e autocensure, spingendo lo scrittore arabo-musulmano Boualem Sansal sulla Revue des Deux Mondes a parlare di un “atteggiamento suicida nel contesto segnato dalla vertiginosa espansione di un arrogante Islam esclusivista e radicale. È come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare”.
Persino il cardinale Reinhard Marx - il più alto prelato cattolico di Germania e uomo di fiducia di Papa Francesco – ha chiesto una “pausa” nel dialogo con i musulmani. Marx dice che "non può dialogare con i rappresentanti di una religione che giustificano l'omicidio di massa". “Una religione che esige lo sterminio dello Stato ebraico si sta rendendo parte del problema e deve essere fermata”, afferma il cardinale. “Quando una religione sostiene gruppi come Hamas, diventa parte del problema. Allora posso solo dire: basta con questa religione!”. Stoppt diese Religion!
E se il Vaticano considera “inevitabile” la caduta europea, perché dovrebbe resistere la classe politica?
Lo si vede da quello che sta succedendo in questi giorni a Metz, Alsazia francese, il cuore della vecchia Europa.
Tre anni fa la posa della prima pietra per il progetto di un gigantesco edificio di 5.649 mq su un terreno di 11.843 mq, dotato di un museo per l'immigrazione e di un istituto per il mondo arabo, con un minareto alto 34 metri che può ospitare in una sola preghiera 1.500 musulmani. Sarà la (nuova) “più grande moschea d'Europa”.
Ora il consiglio comunale di Metz ha votato una sovvenzione di 490.000 euro per la costruzione della grande moschea.
Intanto chiudeva il seminario di Metz, le campane della chiesa di Sainte Ruffine venivano ridotte al silenzio dalle autorità laiciste e una chiesa del XV secolo, dissacrata durante la Rivoluzione Francese e poi riconsacrata, è finita sul mercato per un milione di euro. Intanto un gruppo di giovani turchi è entrato nella cattedrale di Metz, durante un concerto di Bach, e gridato “Allahu Akbar”.
Quando il cardinale ghanese Peter Turkson, da Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha fatto vedere ai Padri sinodali riuniti in Vaticano un video di sette minuti sulla crescita islamica in Europa, il cardinale è stato accusato di “islamofobia” e di “odio verso l’Islam”.
Non speculerò sulla virtù teologale della speranza, ma nella situazione attuale la priorità per la Chiesa dovrebbe essere la questione della ragione e della verità. E di fronte al totalitarismo islamico di conquista che si fa con i flussi migratori, il woke occidentale e la propaganda islamica, porgere l’altra guancia è un suicidio. E in quel caso sì che il declino sarà “inevitabile”. La morte dell’Europa.
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