Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Shai Elblag tradotto da Ynet News, dal titolo "Vedere dove sono tenuti gli ostaggi, e piangere pensando a te".
Sto cercando di trattenere le lacrime dopo aver visto il video che mostra il tunnel dove sono stati assassinati Almog, Ori, Hersh, Alex, Eden e Carmel.
Penso a come hanno fatto di tutto per sopravvivere. Hanno vissuto lì, in condizioni disumane, aspettando solo che li salvassimo.
Aspettavano solo il caldo abbraccio delle loro famiglie, aspettavano di poter respirare una boccata d’aria fresca, di sentirsi a casa al sicuro. E alla fine, sono stati assassinati a sangue freddo.
E immediatamente il mio pensiero va a te, Liri. Anche tu sei tenuta in quelle condizioni? Hai potuto vedere la luce del giorno e respirare un po’ d’aria fresca di recente?
Ti immagino seduta in un tunnel al buio, in attesa che ti salviamo. Ti immagino spaventata ma attiva, che fai di tutto per sopravvivere. Aggrappata alle persone che spero siano ancora con te, e che insieme vi diate forza a vicenda.
Sono arrabbiata con me stessa, ogni mattina quando mi sveglio: arrabbiata perché posso svegliarmi con la luce del sole, respirare aria fresca, ricevere un abbraccio da mamma e papà e camminare liberamente. Cose così elementari, che a te sono state tolte.
Il terzo giorno di guerra, ho trovato il tuo quaderno di appunti. Hai scritto: “Tutto è solo una fase che passerà e, alla fine, tutto andrà per il meglio. Cerco di rimanere positiva, ottimista e forte”.
Forse, quando l’hai scritto, sapevi nel profondo che un giorno avrei dovuto aggrapparmi alle tue parole: come se mi avessi lasciato una guida su come comportarmi durante questi giorni infernali.
Lo ammetto, Liri, sto crollando. Cerco di capire come devo fare per rimanere ottimista. Come farà ad andare tutto per il meglio, alla fine?
Le ultime settimane hanno scosso tutto ciò in cui credevo, sapendo che devo dire che tornerai a casa e aggiungere le parole: viva, da ora in poi.
Perché anche questo può cambiare in un istante.
Ogni sera, prima di andare a dormire, ti parlo e ti chiedo perdono: perdonami perché un altro giorno è finito e non siamo ancora riusciti a riportarti a casa.
Non abbiamo smesso di lottare per te e non smetteremo mai. Liri, ti voglio bene.
(Da: YnetNews, 11.9.24)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante
http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm