Gaza: la lotta impari non è quel che si crede 12/09/2024
Commento di Michelle Mazel
Autore: Michelle Mazel

Gaza: la lotta impari non è quel che si crede
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/gaza-le-combat-inegal-nest-pas-celui-quon-pense-109961.html

Il bombardamento del campo di Khan Yunis ha dato inizio a un'altra campagna mediatica contro Israele. Mentre i media parlano di strage di civili, però, l'IDF ha colpito una base di terroristi. Che, come sempre, si facevano scudo di una scuola, per nascondersi.

Ancora una volta sono le immagini provenienti da Gaza a fare notizia. Ma non sono immagini qualsiasi. Ci sono questo cratere di una bomba, le donne in lacrime che si torcono le mani, il numero delle vittime in costante aumento. I commentatori ribadiscono all’unanimità che questa “carneficina” è stata perpetrata in una zona umanitaria dove le popolazioni dovrebbero essere al sicuro. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha immediatamente rilasciato un comunicato in cui condanna fermamente “gli attacchi aerei israeliani di oggi su un'area densamente popolata designata da Israele come zona umanitaria di Khan Yunis e l'uccisione di civili, compresi donne e bambini.”

L'esercito israeliano aveva però precisato di aver “colpito importanti terroristi di Hamas che operavano da un centro di comando e di controllo all'interno della zona umanitaria di Khan Yunis”, aggiungendo che “le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza continuano ad abusare sistematicamente di infrastrutture civili e umanitarie, inclusa la zona umanitaria designata, per svolgere attività terroristiche contro lo Stato di Israele e le truppe dell’IDF.”

Purtroppo delle altre immagini non hanno attirato l'attenzione di Guterres, né sono apparse nei notiziari televisivi. Sono quelle di questa stanza per bambini nel quartiere Tel el Sultan di Gaza. Una stanza dalle pareti allegramente decorate – si vedono in particolare Topolino e Biancaneve – nel cui pavimento una botola nascondeva l'accesso ad un tunnel. Un tunnel stretto e basso in cui sei israeliani – quattro uomini e due donne, tutti civili – rapiti il ​​7 ottobre, sono stati detenuti per lunghi mesi in condizioni disumane, senza mai vedere la luce del giorno, impossibilitati a stare in piedi, privati ​​di cure e cibo. La settimana scorsa i loro carcerieri, per non dire i loro carnefici, li hanno crivellati di proiettili prima di darsi alla fuga all’arrivo  dei soldati israeliani.

Uno degli ostaggi, Eden Yerushalmi, 24 anni, una giovane ragazza sorridente che amava ballare, pesava solo 36 chili. Ma i lettori dei principali quotidiani francesi non sapranno nulla di questa ferocia, di questa tragedia. Come continuano a non sapere nulla del calvario degli ostaggi ancora in vita. Se parliamo loro delle centinaia di camion che ogni giorno portano aiuti umanitari agli abitanti di Gaza, è solo quando si verifica un incidente che può essere utilizzato per puntare il dito contro lo Stato ebraico che loro ne parlano. In questa lotta impari, la narrativa gioca un ruolo determinante. Dobbiamo salvare il soldato di Hamas, grande combattente per la libertà, il cui obiettivo, liberare la Palestina dal fiume al mare dai coloni israeliani che hanno usurpato questa terra araba, è improvvisamente ritenuto perfettamente legittimo.

Concludiamo con questo rapporto appena pubblicato a Londra: “La BBC ha infranto le proprie linee guida editoriali più di 1.500 volte nel pieno della guerra tra Israele e Hamas, secondo uno schiacciante rapporto che descrive in dettaglio un modello profondamente preoccupante di pregiudizi contro Israele, che è stato collegato al genocidio da parte della BBC 14 volte di più che Hamas.”

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