Usa: ci si vede al dibattito
Analisi di Marco Bardazzi
Testata: Il Foglio
Data: 10/09/2024
Pagina: 1/IV
Autore: Marco Bardazzi
Titolo: Ci si vede al dibattito

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/09/2024, a pag. 1/IV con il titolo "Ci si vede al dibattito", l'analisi di Marco Bardazzi.

Kamala Harris e Donald Trump si sfideranno al loro primo dibattito televisivo il 10 settembre. I sondaggi segnalano una rimonta di Donald Trump e un rallentamento della Harris, subito dopo l'entusiasmo della Convention nazionale democratica. Ma molto dipenderà dalla loro prossima performance televisiva.

Mancano 56 giorni al voto e siamo a un nuovo momento decisivo nella corsa alla Casa Bianca. Donald Trump e Kamala Harris stanotte si incontrano di persona per la prima volta (non sono mai stati faccia a faccia) su un palco allestito dal network Abc nelNational Constitution Center di Filadelfia, per quello che potrebbe essere l’ultimo dibattito prima dell’Election day.

Il 27 giugno scorso un altro dibattito con Trump ha praticamente messo fine a mezzo secolo di carriera politica del presidente Joe Biden. Stavolta con ogni probabilità non assisteremo a niente di così drammatico, ma l’evento potrebbe avere un’importanza enorme perché arriva in un momento particolare. In questi giorni sta cambiando qualcosa: la luna di miele di cui ha goduto Kamala Harris è arrivata al capolinea. La corsa dei democratici nei sondaggi sta rallentando,

l’estate sorprendente che ha portato alla rimonta dopo il ritiro di Biden e poi al sorpasso, adesso è finita. Era previsto, ma colpisce quanto sia stato tenue il bounce, il salto in avanti successivo alla convention. Harris non è andata in fuga e la situazione è tornata a essere di sostanziale parità, con l’autorevole sondaggio del New York Times/ Siena College che indica l’ex presidente in testa di poco (48 a 47 per cento). E’ un segnale di forza per la candidatura di Trump, che si sta rivelando particolarmente solido nei sette stati chiave decisivi per la vittoria.

Che cosa occorre tenere d’occhio nel dibattito? Kamala Harris per una notte deve immaginarsi in un’aula di tribunale, tornare a vestire i panni del pm che indossava quando era il procuratore capo della California e provare a convincere una giuria composta da americani che già conoscono benissimo Trump, ma sanno poco di lei. Ecco tre spunti su cosa guardare, per chi deciderà di alzarsi alle 3 di notte per seguire il dibattito.

In primo luogo, Harris deve convincere la giuria di essere all’altezza del ruolo di “accusa”. Deve mostrarsi autorevole, forte, ispirare fiducia, trasudare leadership: gli elettori la guarderanno confrontarsi con Trump e proveranno a immaginare come se la caverebbe, da presidente, con Vladimir Putin o con Xi Jinping.

Nello stesso tempo, dovrà cercare di mantenere il tono ottimista e positivo delle ultime settimane, dipingendo Trump come vecchio e superato, presentandosi come l’incarnazione del cambiamento, mettendo in evidenza – senza indulgervi – le caratteristiche della propria “novità”: donna, nera, asiatica, di una generazione più giovane dell’ex presidente.

Infine, ma sarebbe il colpo più grosso per la candidata democratica, la procuratrice Harris deve provare a far crollare l’imputato Trump davanti alla giuria.

Un’ipotesi remota, visto che il team di Harris non è riuscito a cambiare le regole del gioco e lasciare i microfoni sempre aperti durante il dibattito, sperando in uno scatto d’ira, di bullismo o di maschilismo da parte di Trump. Ma questa campagna elettorale ci ha insegnato che le sorprese possono avvenire: nessuno si sarebbe mai aspettato il crollo totale di Biden nel dibattito del 27 giugno.

E Trump? Cosa attendersi da lui? L’ex presidente parte avvantaggiato. Alla sua terza campagna elettorale, non c’è quasi più niente che possa sorprendere gli americani in una sua esibizione televisiva. A giugno con Biden ha dato prova di grande energia e controllo di sé, apparendo solido e presidenziale. Stavolta dovrebbe semplicemente ripetere la stessa tattica e sperare che l’avversaria emerga debole in confronto a lui, o che commetta qualche grave errore nel parlare di politica internazionale o di economia. A Trump gli elettori perdonano ormai quasi tutto. Alla Harris non verrebbe perdonato il nome sbagliato di un leader straniero o di una capitale.

Quanto ai temi che verranno affrontati nel dibattito, il suggerimento è quello di considerarli certamente importanti, ma non decisivi. Arrivati a questo punto, sono davvero pochi gli elettori che cambieranno idea o prenderanno una decisione solo perché convinti da quello che dice Harris sull’aborto o da ciò che affermerà Trump sull’immigrazione. Gli elettori stanotte più che mai staranno attenti alle loro percezioni, a quanto si sentiranno ispirati o respinti dall’uno o dall’altra. Conterà l’idea che si faranno su come sarebbe il paese nei prossimi quattro anni nelle mani di Trump o di Harris. E di cosa tutto questo abbia a che fare con la loro vita quotidiana.

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