Israele attaccato dalla Giordania
Cronaca di Claudia Osmetti
Testata: Libero
Data: 09/09/2024
Pagina: 13
Autore: Claudia Osmetti
Titolo: Israele attaccato anche dalla Giordania. Ormai subisce assalti da ogni parte

Riprendiamo da LIBERO del 09/09/2024, a pag. 13, con il titolo "Israele attaccato anche dalla Giordania. Ormai subisce assalti da ogni parte" la cronaca di Claudia Osmetti. 

Claudia Osmetti
Claudia Osmetti

Attentato al valico di Allenby, al confine con la Giordania. Mancava solo questo nuovo fronte, un attacco terroristico anche dal confine giordano, che teoricamente dovrebbe essere in pace dal 1994. Sono stati uccisi tre israeliani: Yohanan Shchori di 61 anni, Yuri Birnbaum che ne ha 65, e il 57enne Adrian Marcelo Podsmeser. 

Poi, però, sono tutti contro Bibi.
La sinistra, non solo quella israeliana; i manifestanti, non solo quelli a Tel Aviv; i commentatori della domenica che, specie da noi, cioè qui, al sicuro, in Europa, non fanno che puntare il dito contro il governo di Israele: è Netanyahu che non vuole l’accordo con Hamas (come se ci si possa tranquillamente sedere a un tavolo coi tagliagole del 7 ottobre e discutere di chicchessia), è Netanyahu che non riesce a riportare a casa gli ostaggi, è Netanyahu che ha voluto la guerra.
Un ritornello che va avanti da mesi e che, da mesi, ha stufato perché la realtà dei fatti, per chi non sia mosso da un semplice pregiudizio di partito o, peggio ancora, da quell’innato antisemitismo che è duro a morire, è diversa. È, per esempio, che lo Stato ebraico, in Medioriente, è attaccato da ogni parte. Dal Libano di Hezbollah a nord (che sabato notte ha scaricato oltre confine la sua dose quotidiana di missili e verso il quale il premier Netanyahu, ancora lui, apriti cielo, ha «incaricato le Idf e le forze di sicurezza di prepararsi a cambiare la situazione»), dalla Striscia di Gaza a sud ovest, più a oriente dall’Iran (che da tutta l’estate promette scenari apocalittici salvo poi, e andrebbe ricordato più spesso, non essere in grado di sparare nemmeno un petardo) e adesso pure dal valico di Allenby, nella zona est del Paese, al confine tra la Cisgiordania e la Giordania.
L’ultimo atto di un conflitto a cui Israele si limita a rispondere (e continua ad averne pieno diritto). Un check-point, di quelli che di solito non creano problemi, ieri mattina, alle 10 ora locale, le 9 in Italia: un camionista di 39 anni, è giordano, fa parte di una famiglia potente che abita a sud di Amman, parcheggia il suo tir in mezzo alla strada e apre il fuoco, a casaccio, contro il personale israeliano della postazione. I morti sono quattro: tre ebrei (Yohanan Shchori di 61 anni, Yuri Birnbaum che ne ha 65, e il 57enne Adrian Marcelo Podsmeser) e l’attentatore, perché di attentato si tratta. Il tutto, però, precipita nell’arco di una mezz’ora.
«Siamo circondati da un’ideologia assassina», dice, giustamente, Netanyahu, «sono assassini che non fanno distinzioni e ci vogliono eliminare fino all’ultimo: di destra, di sinistra, laici o religiosi. Ma ciò che impedisce la distruzione di Israele sono gli apparati dello Stato e della Difesa».
Gerusalemme chiude i valichi con la Giordania, tutti; mentre la Jihad islamica palestinese (a conferma che le parole di Bibi sono corrette) festeggia «l’attacco eroico al valico del ponte di Allenby», Hamas fa lo stesso (lo definisce una «risposta naturale all’olocausto perpetrato dal nemico sionista-nazista», oltre ogni qualsiasi senso del pudore, anche letterario) e all’Onu la delegazione palestinese si spinge a presentare una bozza di risoluzione per chiedere il ritiro ebraico da Gerusalemme est e dalla stessa Cisgiordania (senza, ovvio, alcuna contropartita). Però il problema è Netanyahu.

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