27/5/02 L'ignoranza che si fa opinione
un'ammucchiata, di dubbio gusto, di pregiudizi ed errori
Testata:
Data: 26/05/2002
Pagina: 17
Autore: Giuliano Zincone
Titolo: CARO SHARON, NON SAREBBE ORA DI DIMENTICARE LA SHOAH?
CARO SHARON, NON SAREBBE ORA DI DIMENTICARE LA SHOAH?
di Giuliano Zincone

Questo articolo pubblicato a pag. 17 di Sette, che vorrebbe essere intelligentemente provocatorio, è in realtà un'ammucchiata, di dubbio gusto, di pregiudizi ed errori.
Zincone esordisce spiegando che ritiene giusto commemorare gli eventi gloriosi del passato, gli eroi, "tutte le persone che hanno meritato monumenti perché, soffrendo, lottando, lavorando o combattendo, ci hanno tramandato una qualche fulgida eredità". Meno d'accordo è che si insista "ossessivamente a perpetuare la memoria degli eventi luttuosi" (per inciso: forse sarebbe giusto che a commemorare la Shoah fossero i nazisti, visto che per loro è stato un fulgido successo). E qui parte all'attacco:

Un popolo intero (uno Stato, un governo) s'è costruita un'identità fondata su lutti recenti o antichissimi.
E questo è esattamente ciò che si chiama "parlare senza sapere di che cosa si sta parlando": con questa affermazione Zincone dimostra infatti di non avere la minima idea di che cosa sia l'ebraismo e di quali siano i suoi valori fondanti - né quelli dello Stato di Israele.

Ariel Sharon, primo ministro d'Israele, giustifica la repressione dei palestinesi evocando la Shoah (Tragedia) che sterminò milioni d'ebrei.

Doppio errore: primo, Sharon non ha mai attuato nessuna repressione dei palestinesi bensì una pura e semplice difesa di Israele dal terrorismo, secondo, né Sharon né nessun altro israeliano si è mai sognato di giustificare alcunché evocando la Shoah. Ed è davvero singolare come continui ad avere credito questa strana leggenda (ricordiamo, tra l'altro, il discorso di Kofi Annan all'inaugurazione dell'orgia antisemita di Durban). Il sospetto è che si tratti di quella che in psicanalisi si chiama "proiezione".
Davvero: una cultura straordinaria come quella ebraica, che ha dato al mondo non soltanto una religione, ma anche una quantità sterminata di artisti sublimi e allegri, non può ridursi alla celebrazione perpetua di cordogli e paure. Eppure è così. Davanti al Muro del Pianto si commemora ancora, con strazio, un evento di duemila anni fa: la distruzione del Tempio di Gerusalemme, eseguita dagli antichi romani.

E potremmo chiedere a Zincone che cosa ne pensi del fatto che i cristiani commemorino ancora un evento luttuoso di duemila anni fa eseguito dagli antichi romani. E potremmo chiedergli se ricorda che quella distruzione è stata la causa di una diaspora durata duemila anni, e di duemila anni di persecuzioni e massacri culminati in quella Shoah che egli suggerisce di dimenticare.

Rispettosamente, ritengo che una cura a base di oblio sarebbe utile e opportuna.
Rispettosamente, riteniamo che una cura a base di fosforo sarebbe utile e opportuna per Giuliano Zincone.




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