Mauro Zanon
«Michel Barnier, un primo ministro sotto sorveglianza di Marine Le Pen», ha titolato ieri Le Monde. «Michel Bar nier un premier alla mercè di Marine Le Pen», ha scritto Le Point. «Michel Barnier, il servitore di Marine Le Pen a Matignon», ha commentato Libération. E il manifesto, in Italia, ha ritratto la leader del Rassemblement National con il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron sopra ls critta «Ensemmble» (Insieme).
Cambiano i termini, ma la sostanza è la stessa: la leader del sovranismo d’oltralpe, capogruppo dei deputati del Rassemblement national (Rn), è l’ago della bilancia della nuova stagione politica francese, la “mâitre des horloges”, colei che detterà i tempi e potrà decidere al primo voto di fiducia se far cadere o meno il Barnier I. Per diventare premier, l’ex capo negoziatore dell’Ue perla Brexit, commissario europeo e più volte ministro durante le presidenze Mitterrand, Chirac e Sarkozy, ha beneficiato del placet di Le Pen, che ha deciso di dargli una possibilità, di aspettare il suo discorso di politica generale prima di prendere una decisione. Il nuovo inquilino di Matignon, per Marine, «sembra soddisfare almeno il primo criterio che avevamo chiesto, è cioè una persona rispettosa delle diverse forze politiche». «È un uomo che non è mai stato offensivo verso Rn, che non ha mai ostracizzato Rn, è un uomo del dialogo», ha aggiunto la leader sovranista.
STOP AGLI IMMIGRATI
L’appello di Barnier per una moratoria sull’immigrazione prima delle elezioni presidenziali del 2022, quando era in lizza per essere il candidato ufficiale dei Républicains (Lr), il partito gollista, all’Eliseo, non ha lasciato indifferente Le Pen, che si è rallegrata di non avere «per una volta» un «pazzo immigrazionista» a Matignon.
L’entourage del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha riconosciuto che l’opzione Barnier è stata testata con Rn prima di essere ufficializzata, e che non ha incontrato «nessuna censura a priori» all’Assemblea nazionale, mentre il partito lepenista aveva promesso una «censura automatica» sia per Xavier Bertrand, presidente in quota gollista della Regione Hauts-de-France, sia per il socialista Bernard Cazeneuve, ex ministro dell’Interno e capo dell’esecutivo sotto François Hollande. «Giudicheremo prove alla mano. E voteremo per tutto ciò che va nella giusta direzione, in linea con Jordan Bardella e Marine Le Pen», ha riassunto al Point Jean-Philippe Tanguy, deputato e braccio destro della madrina del sovranismo francese.
Immigrazione, sicurezza, potere d’acquisto: sono le tre priorità di Rn, che promette un controllo occhiuto anche sui ministri che verranno scelti da Barnier.
«Scruteremo con molta attenzione chi nominerà come ministro. Se ci sono ministri provenienti dalla macronia, è un conto. Se ci sono ministri uscenti, è un’altra storia. Non abbiamo tutta questa voglia che Le Maire (Economia e Finanze, ndr) e Dupond-Moretti (Giustizia, ndr) continuino...», ha dichiarato in forma anonima un deputato lepenista.
Del Barnier candidato alle primarie dei Républicains nel 2021, a Rn, piacevano le promesse di facilitare le espulsioni, di mettere fine all’assistenza sanitaria statale di cui beneficiano in maniera incondizionata i clandestini, ma anche la proposta di uno “scudo costituzionale” per bloccare l’immigrazione scriteriata e decidere le quote annuali di visti. Con 142 deputati, Rn, da solo, non può far cadere l’esecutivo, ma se si aggiungono i 193 deputati del Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre che ha già annunciato una mozione di sfiducia contro Barnier, si va ben oltre la maggioranza di 289 deputati necessaria.
STRATEGIE POLITICHE
Secondo il politologo Benjamin Morel, «attraverso Michel Barnier, Marine Le Pen abbraccia l’avversario per soffocarlo meglio». Laurent Jacobelli, portavoce di Rn, ha dichiarato al Point «che se sarà il Barnier del 2021 a diventare primo ministro, non ci sarà alcuna censura», prima di aggiungere: «Ma si trattava di primarie e parlava agli elettori di Lr. Non sono sicuro che abbia difeso le stesse idee quando era un europarlamentare...».
Ieri, Barnier ha dato il via alle consultazioni per preparare il governo di unità nazionale richiesto da Macron. Il primo confronto è stato con il suo predecessore, Gabriel Attal, poi ha incontrato i vertici gollisti per valutare le condizioni di una loro partecipazione nell’esecutivo. A sinistra, intanto, va in scena il regolamento di conti sulla pubblica piazza. La sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo, prima su Radio France poi su Libération, ha accusato il suo stesso partito di aver «impedito la nomina di Bernard Cazeneuve», e, così facendo, di aver regalato le chiavi di Matignon alla destra.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@liberoquotidiano.it