Israele ha il diritto di vincere
Commento di Daniel Greenfield
Testata: israele.net
Data: 07/09/2024
Pagina: 1
Autore: Daniel Greenfield
Titolo: Israele ha il diritto di vincere

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni -  il commento di Daniel Greenfield tradotto da jns.org dal titolo "Israele ha il diritto di vincere".

Daniel Greenfield
Israele ha il diritto di vincere - Israele.net - Israele.net
Attenzione: non il diritto di difendersi, il diritto di vincere. 24 maggio 2000. Gli ultimi soldati israeliani lasciano il Libano meridionale: uno dei tanti ritiri di Israele in cambio di promesse di pace fasulle

“Israele ha il diritto di difendersi”, ha detto alla CNN la vice presidente americana Kamala Harris. E ha subito aggiunto che “la guerra deve finire”. Ciò che stava realmente dicendo è che Israele non ha il diritto di vincere. Molti politici danno queste stesse risposte stereotipate dal 7 ottobre. E da molto prima. “Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi missilistici” disse Barack Obama nel 2014, per poi chiedere immediatamente un cessate il fuoco. Israele ha il diritto di difendersi, dicevano George Bush e Bill Clinton appena prima di sollecitare una rapida fine dei combattimenti per raggiungere un accordo con i terroristi da cui Israele si stava difendendo. Il diritto all’autodifesa è il minimo essenziale concesso a chiunque. Tutti hanno il diritto di difendersi quando vengono attaccati. Riconoscerlo non è una dichiarazione a favore di Israele. È al massimo una posizione neutrale, rispetto alla quale l’alternativa è che gli israeliani il 7 ottobre avrebbero dovuto lasciarsi invadere, distruggere e lasciar massacrare uomini, donne, anziani e bambini. Qualunque cosa di meno dell’affermazione che Israele ha il diritto di difendersi equivale a dichiarare che Israele merita di essere distrutto. Ma proprio questo è lo stato del dibattito. Da una parte ci sono i sostenitori della soluzione a due stati che vogliono dare al più presto uno stato ai terroristi islamisti. Ogni volta che i terroristi lanceranno razzi, faranno irruzione e trucideranno ebrei, l’esercito israeliano avrà il diritto di difendere brevemente il paese prima che i politici si precipitino a fare un nuovo accordo con i terroristi. Dall’altra parte ci sono i sostenitori della soluzione “dal fiume al mare”, per i quali lo stato ebraico non ha alcun diritto di esistere e quindi nessun diritto di difendersi. Costoro sostengono i terroristi islamisti, che si autodefiniscono “palestinesi”, nella loro volontà di distruggerlo “con qualsiasi mezzo”, dai boicottaggi BDS al genocidio. Gli “estremisti” vogliono che Israele scompaia subito, i “moderati” vogliono che Israele continui ad accettare accordi con i terroristi finché sarà messo in ginocchio e cesserà di esistere. Lungo il tragitto avrà molte possibilità di difendersi su linee sempre più indifendibili, usando difese statiche che il nemico troverà ogni volta il modo di superare. Israele non ha bisogno del diritto di difendersi. Ha bisogno del diritto di vincere. Il diritto di difendersi è il diritto di essere rinchiusi in un ghetto mentre tutt’attorno scorrazzano gli assassini. È il diritto di spendere miliardi di dollari in difese sofisticate come la barriera al confine di Gaza o il sistema “Cupola di ferro” che, come qualsiasi sistema passivo di allarme, funzionano solo finché i terroristi non trovano il modo per aggirarli. È il diritto di essere costantemente braccati, di vivere sempre sulla difensiva, di avere sempre paura. Non si può nemmeno definire un diritto. I nazisti non vennero sconfitti con il “diritto di difesa”, ma con il diritto di contrattaccare. Le guerre non finiscono quando a chi è stato invaso viene concesso il diritto di combattere per qualche settimana prima di dichiarare il pareggio. Le guerre finiscono quando la parte aggredita ha effettivamente il potere di fare di più che difendersi. Quando ha il diritto di reagire, contrattaccare e vincere. L’establishment politico mondiale ha ridicolizzato e disdegnato la prospettiva di sconfiggere Hamas, sostenendo invece un accordo con il gruppo terroristico. Quell’accordo, noto come “cessate il fuoco” dopo la lunga serie di cessate il fuoco regolarmente violati dai terroristi, consentirebbe ai jihadisti genocidi di Hamas e Fratellanza Musulmana, e rispettivi sponsor, di riorganizzarsi, riarmarsi e attaccare di nuovo. (…) E quando i terroristi attaccheranno comunque, Israele avrà il “diritto di difendersi” per una settimana o due. Poi sarà il momento di un altro “cessate il fuoco”, altri negoziati e altri cedimenti. Kamala Harris e l’establishment politico sbagliano. Israele non ha il “diritto di difendersi”, ha il diritto e il dovere di passare all’offensiva e vincere. Ha il diritto e il dovere di sconfiggere e debellare completamente ogni singola organizzazione terroristica islamista che muove guerra allo stato ebraico. Ha il diritto e il dovere di mettere in sicurezza qualsiasi territorio venga utilizzato dai terroristi per le loro operazioni, incluso il Corridoio Philadelphi sul confine tra Gaza ed Egitto attraverso il quale sono transitate enormi quantità di armi e munizioni. Questo è il minimo di ciò che significa vincere. Nel 1948, 1967 e 1973 Israele puntava a vincere (prima che gli imponessero il solito cessate il fuoco ndr). In quei primi tre decenni, vinceva e ne emergeva rafforzato. Poi vennero i decenni in cui ha ceduto terre e sicurezza in cambio di fallimentari promesse di pace, una pace che non si sarebbe mai potuta concretizzare se non sulla base della sua stessa forza. Il diritto a contrattaccare venne barattato con il diritto a difendersi. I conflitti dovevano essere “gestiti”. Una deterrenza gravemente indebolita avrebbe dovuto limitare la portata di qualsiasi ulteriore scambio di colpi. Gli Stati Uniti e gli europei avrebbero offerto “garanzie” in cambio di un processo perpetuo di guerre e negoziati di pace. Questo era il diritto di Israele “a difendersi”. Il 7 ottobre Israele ha toccato il fondo. Il costo della pace a qualsiasi prezzo non era più solo la pulizia etnica degli ebrei da Gaza, i razzi che si abbattevano periodicamente su villaggi e città, una ininterrotta campagna mondiale di demonizzazione dello stato ebraico ad opera dei suoi “partner di pace”. Il prezzo da pagare è stato una nuova invasione di Israele. Da quell’orrore emerge un’unica domanda fondamentale: Israele rimarrà sulla difensiva o combatterà per vincere? Il “diritto di difendersi” è il lento suicidio di Israele. La possibilità di sopravvivere si fonda sul diritto di contrattaccare e vincere. (Da: jns.org, israele.net, 5.9.24)

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