6/6/02 Fatti e opinioni personali
Un muro sul sentiero dei kamikaze
Testata: Corriere della Sera
Data: 05/06/2002
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Sharon dà il via al progetto: 110 chilometri di cemento tra Israele e i Territori
L'articolo, come spesso accade a quelli di Guido Olimpio, è un'insalata mista di fatti e opinioni personali, che davvero non contribuisce a portare luce sulla già notevolmente ingarbugliata questione mediorientale.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - A Sharon l'idea non piace,

ma quanto piace a Olimpio dire che qualcosa a Sharon non piace!

ma alla fine ha detto sì.
Allora qual è la notizia: che Sharon ha detto sì o che l'idea non gli piace?

Il governo ha autorizzato la costruzione dei primi 110 chilometri del «muro» che dovrà separare gli israeliani dai palestinesi. L'intero progetto prevede una linea di 350 chilometri, fatta di palizzate in cemento, reticolati, fossati, torrette e sensori. Uno scudo che dovrà servire a bloccare i terroristi.
Infatti la sezione approvata, che partirà da Kfar Salem, vicino a Megiddo, e finirà a Kfar Kassem, sotto Kalkilya, riguarda la zona conosciuta come «il sentiero dei kamikaze». E' dalle vicine cittadine arabe, come Jenin o Tulkarem, che partono gli attentatori. Per loro non è difficile raggiungere la zona costiera israeliana, teatro di una lunga serie di attentati. Il piano per il muro risale a oltre un anno fa e in alcuni punti già esiste una muraglia che tuttavia si è rivelata insufficiente in quanto gli estremisti, spostandosi di qualche chilometro, sono riusciti ad aggirarla.
Nel disegnare il tracciato gli esperti hanno cercato di farlo correre lungo la Linea verde, il confine che separa Israele dalla Cisgiordania. Ma in alcuni settori la barriera sarà spostata più a est rubando altra terra agli arabi.

Il vocabolario offre una vastissima gamma di possibilità, ma il tenace Olimpio ha scelto il verbo "
rubareAlmeno 11 villaggi palestinesi, per un totale di 77 chilometri quadrati, saranno inglobati nella rete.
Il muro verrà creato anche attorno a Gerusalemme per impedire infiltrazioni dalle vicine Betlemme e Ramallah. Da settimane i soldati del Genio hanno steso enormi reticolati che hanno trasformato le cittadine palestinesi in gabbie.

E questo non è un fatto, ma un'opinione personale del signor Olimpio. Opinione che, tra l'altro, trascura di tenere conto di quello che fanno i palestinesi non "in gabbia". Mentre leggiamo queste righe qualcuno, su una strada di Israele, è impegnato a raccattare gli ennesimi brandelli degli ennesimi cadaveri sparpagliati dall'ennesimo palestinese non in gabbia.

Si entra da un solo check point, che i soldati aprono e chiudono a piacimento.

Questa è un'opinione personale, oltretutto non suffragata da alcuna prova.

La gente attende per ore, magari per sentirsi dire che «oggi non si passa».

Senza motivo, supponiamo.

Per le merci sono stati creati punti di scambio: un camion arriva dal lato israeliano, scarica e la merce passa su un altro mezzo che attende dal lato palestinese. Al muro «esterno» si aggiunge quello interno. Se un cittadino di Betlemme vuole raggiungere la città palestinese di Nablus ha bisogno di un permesso israeliano. Le strade sono infatti interrotte dai famigerati posti di blocco
chissà perché Olimpio trova sempre modo di classificare negativamente tutto quello che serve ad ostacolare il terrorismo ...

e da sbarramenti in terra che rendono i movimenti un inferno.
Certo, sarebbe molto, molto meglio lasciare che l'inferno si scatenasse in territorio israeliano!
Il primo ministro israeliano non ha mai nascosto le sue perplessità sull'idea di separazione. Una volta che ci sarà la recinzione cosa accadrà alle decine e decine di colonie ebraiche che sorgono in terra palestinese? Israele è deciso a mantenerle e proteggerle.
Opinione personale, per giunta smentita dai fatti: a Camp David ne era previsto lo smantellamento.
Però è evidente che tracciare una linea di demarcazione, con strutture di difesa, potrebbe significare tracciare un confine.
Tra i sostenitori della separazione c'è l'esponente laburista Haim Ramon che l'associa infatti a un'iniziativa diplomatica più ampia. Israele - sostiene - crea il muro, si ritira dall'85% dei territori palestinesi che ancora controlla, annette il 15% (nuclei di colonie sorte lungo la linea verde) e lascia il resto all'Autorità di Arafat. Una parte degli insediamenti deve essere abbandonata. Soluzione sgradita a Sharon, il più tenace paladino delle colonie,
opinione personale

ma anche all'attuale leader laburista Beniamin Ben Eliezer, che vede nel muro una semplice opera di difesa.
Giudizio totalmente negativo quello dell'Autorità palestinese per la quale Israele sta cercando di imporre un confine che renderà ancora più difficile qualsiasi soluzione.

Chiaro: per l'Autorità palestinese gli unici confini accettabili sono il fiume e il mare perché l'unica soluzione, come sempre è stato dichiarato, è quella di una Palestina dal fiume al mare: ma Olimpio si guarda bene dal far notare che questo è il motivo della reazione negativa.

L'annuncio del muro coincide con la visita nella regione del capo della Cia George Tenet.
Già: gli israeliani fanno coincidere la visita con una separazione che elimini, o almeno riduca la violenza, mentre i palestinesi la fanno coincidere con una nuova esplosione di terrorismo, ma Olimpio non se n'è accorto.
Ieri ha incontrato Yasser Arafat che gli ha illustrato l'attesa riforma dei servizi di sicurezza: saranno ridotti a tre e strettamente sorvegliati da personaggi di fiducia.

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