Riprendiamo dal BET Magazine, l'analisi di Nathan Greppi dal titolo "Come l’esercito israeliano cerca di ridurre le vittime civili a Gaza".
Sin da prima del 7 ottobre, ma ancora di più da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas, diversi media e influencer sostengono che Israele prenderebbe di mira i civili intenzionalmente, tanto che cercano di imporre l’idea che stia commettendo un genocidio a Gaza. Queste accuse non solo sono infondate, ma sono anche facilmente smentite da numeri e dati. A tal proposito, come spiega Ynetnews, viene in aiuto il database War in Israel, un progetto curato dall’IDSF (Israel Defense and Security Forum).
I numeri
Prima di lanciare attacchi contro città, campi profughi o altri territori, l’IDF adotta diverse misure per mettere in guardia i civili nella Striscia di Gaza. Queste misure includono la distribuzione di mappe per le evacuazioni, la diffusione di volantini in arabo, l’invio di messaggi SMS, l’effettuazione di chiamate automatizzate e persino di telefonate in tempo reale. Dall’inizio della guerra, l’IDF ha lanciato oltre 9,3 milioni di volantini (nella foto in alto), inviato oltre 1,55 milioni di messaggi SMS, effettuato più di 17 milioni di chiamate automatizzate ed effettuato oltre 100.000 telefonate in tempo reale. Tutto questo per dare ai civili il tempo di mettersi in salvo. In teoria, la responsabilità dell’evacuazione dei civili dalle zone di combattimento spetterebbe principalmente ad Hamas, in quanto ufficialmente governa ancora la Striscia di Gaza. Tuttavia, spesso Hamas trascura questo dovere e costringe i civili a rimanere in aree pericolose, il che già di per sé costituirebbe un crimine di guerra. Coloro che attaccano Israele sostengono che stia deliberatamente facendo morire di fame i palestinesi di Gaza con blocchi che limiterebbero il flusso di alimenti, medicine e altre forniture essenziali. La loro tesi è che queste misure avrebbero esacerbato la crisi umanitaria, portando a sofferenze diffuse e malnutrizione tra la popolazione civile di Gaza. Ma in realtà, è vero l’esatto contrario. L’IDF lavora a stretto contatto con le ONG e i governi internazionali per facilitare la consegna degli aiuti umanitari a Gaza. Dall’inizio della guerra, Israele e i suoi partner hanno trasportato oltre 900.000 tonnellate di rifornimenti via terra, aria e mare. Ciò include 727.000 tonnellate di cibo, 73.000 tonnellate di attrezzature per i rifugi, 49.000 tonnellate di acqua, 25.000 tonnellate di forniture mediche e 36.000 tonnellate di altri beni di prima necessità. Per fare degli esempi, l’IDF ha fornito all’ospedale Al-Shifa attrezzature mediche, incubatrici e alimenti per l’infanzia. Inoltre, a febbraio ha consegnato oltre 20 bombole di ossigeno e forniture mediche aggiuntive all’ospedale Al-Amal di Khan Yunis.
Attacchi mirati
L’aeronautica israeliana è stata pioniera nell’integrazione dei computer nei bombardieri, migliorando drasticamente la precisione degli attacchi aerei. Negli anni ’90, questi computer divennero abbastanza piccoli da essere installati direttamente nelle bombe, portando allo sviluppo di munizioni a guida di precisione. L’IDF ha adottato sempre di più questa tecnologia, in particolare a partire dalla metà degli anni ’90, per ridurre al minimo i danni collaterali. Ad esempio, durante la Prima Guerra del Golfo nel 1991, gli Stati Uniti usarono armi intelligenti solo nell’8% degli attacchi; ma in conflitti successivi, come l’Operazione Piombo Fuso del 2008, quasi il 100% delle munizioni utilizzate erano bombe intelligenti. Nella guerra attualmente in corso, Israele non solo ha utilizzato bombe intelligenti per prendere di mira i terroristi, che si nascondono tra la popolazione civile usata come scudo umano, ma ha anche integrato nuove tecnologie per migliorare la precisione delle truppe di terra e dell’artiglieria. Una di queste innovazioni è il mirino di precisione di Smart Shooter, che utilizza l’intelligenza artificiale per garantire la precisione di ogni colpo, trasformando efficacemente ogni soldato in un cecchino e riducendo significativamente il rischio di colpire bersagli non intenzionali. Un’altra tecnologia rivoluzionaria è il mortaio Iron Sting, sviluppato dall’azienda Elbit Systems. A differenza dei mortai convenzionali, l’Iron Sting è molto più preciso. Si basa su coordinate immesse piuttosto che su immagini elettro-ottiche, riducendo significativamente i danni collaterali e le probabilità di causare vittime civili. Durante la guerra, ci sono stati diversi casi degni di nota in cui Israele ha preso di mira i terroristi nelle scuole, con i media internazionali che hanno fatto da megafoni alla propaganda di Hamas, sostenendo che Israele ha ucciso molti civili durante questi attacchi. Il 10 agosto, ad esempio, Israele ha preso di mira i terroristi alla Tabeen School. Il Guardian ha riferito: “Almeno 80 persone sono state uccise in attacchi missilistici israeliani su un complesso scolastico a Gaza City, secondo il servizio di protezione civile del territorio”. In realtà, l’IDF ha preso di mira 20 terroristi, causando danni minimi alla scuola, e ha fornito prove che dimostrano come probabilmente il numero di vittime sia stato gonfiato. L’IDF ha persino pubblicato i nomi e le foto delle persone uccise nell’attacco. L’attacco alla Tabeen School è solo uno dei tanti tentativi di diffondere la propaganda di Hamas e dei suoi alleati per sporcare l’immagine di Israele, al fine di spingere l’opinione pubblica internazionale a fare pressione sullo Stato Ebraico affinché si fermi.
Differenze con altri conflitti
Queste pratiche hanno consentito all’esercito israeliano di ottenere notevoli successi sul campo di battaglia, riducendo al minimo le vittime civili. L’IDF riferisce di aver eliminato oltre 14.300 terroristi. Anche accettando le cifre dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, che si basano sui numeri forniti da Hamas, il bilancio delle vittime civili sarebbe di circa 24.000; ciò si traduce in un rapporto di circa 1,5 civili uccisi per ogni combattente. Per fare un confronto, la guerra provocata dall’invasione sovietica dell’Afghanistan negli anni ‘80 aveva un rapporto di 10 a 1, mentre la guerra del Biafra scoppiata in Nigeria negli anni ‘60 un rapporto di 15 a 1. Se consideriamo il bilancio totale delle vittime civili, che ammonta a circa 26.000 (compresi i civili israeliani), questo conflitto è molto meno mortale per i civili rispetto ad altre guerre recenti. Ad esempio, il bilancio delle vittime nella guerra civile in Yemen è di oltre 367.000 civili, mentre la guerra civile siriana ha causato la morte di oltre 617.000 persone, e nella guerra civile liberiana degli anni ’90 sono morti oltre 200.000 civili. Gli sforzi dell’IDF per evitare vittime civili sono in netto contrasto con questi conflitti, il che dimostra il loro impegno per ridurre al minimo i danni collaterali, anche nel mezzo di una guerra come quella attuale.
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