Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/09/2024, a pag. 15 con il titolo "Uccisio Wadiyya, brindava dopo la strage" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu affronta ancora polemiche sul fronte interno per la gestione del dramma degli ostaggi, sul campo le forze di Gerusalemme conseguono nuovi successi.
Un attacco aereo guidato dall’intelligence del servizio Shin Bet ha centrato, vicino all'ospedale Al Ahli di Gaza City, uno dei più efferati protagonisti della mattanza del 7 ottobre 2023. Insieme ad altri sette membri di Hamas è stato ucciso da velivoli israeliani Ahmed Fawzi Nasser Muhammad Wadiyya, comandante di parte del battaglione Daraj-Tuffah della forza d’élite Al Nukhba. La milizia di punta fra quelle che quel giorno d'autunno scatenarono la guerra massacrando civili inermi.
Wadiyya e i suoi uomini assalirono la comunità moshav (tipo di cooperativa simile a un kibbutz) Netiv Ha’asara, atterrandovi con quei parapendii a motore capaci di volare a bassissima quota eludendo i radar.
Questo “colonnello” di Hamas irruppe nella casa della famiglia Taasa, massacrandola e facendosi riprendere, sprezzante, mentre sorseggiava Coca Cola prelevata dal frigorifero della sventurata famiglia.
Come fosse reduce da una caccia al cinghiale, anziché da omicidi. In totale il plotone di Wadiyya sterminò 21 abitanti del moshav e ne rapì uno. Ora la resa dei conti è arrivata anche per lui.
TUNNEL SMANTELLATO
Frattanto, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza, a Beit Lahiya, truppe speciali dei nuclei Yahalom, specializzate nella guerra sotterranea, hanno scoperto e demolito con esplosivi un grande tunnel di Hamas lungo un chilometro. Era una galleria con notevoli capacità come canale logistico. Un comunicato dell'IDF ha spiegato: «Dentro la galleria sono stati trovati armi, infrastrutture elettriche e binari per il trasporto dell’equipaggiamento».
Intanto, ha annunciato ieri le sue dimissioni, «per motivi personali», il capo operativo delle forze terrestri israeliane, generale Tamir Yadai, 54 anni, che guidava l'esercito dal 2021. Sopra di lui ci sono solo il capo di Stato Maggiore, generale Herzl Halevi, e il ministro della Difesa Yoav Gallant, che hanno preso atto delle dimissioni, effettive quando verrà nominato un successore.
Il momento è grave, si teme un nuovo “7 ottobre” con teatro stavolta la Cisgiordania. È trapelato da un funzionario ebraico che a Sky News ha detto: «Gli iraniani stanno consegnando denaro e armi in Cisgiordania. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un aumento degli sforzi iraniani per trasformare l’area in un campo di battaglia. L’Autorità nazionale palestinese, come noi, teme uno scenario simile al 7 ottobre in Cisgiordania. Siamo preoccupati per la possibilità di un attacco su larga scala a uno degli insediamenti o addirittura all’interno di Israele. Ci stiamo preparando. Mentre l’attenzione attuale è rivolta alla Cisgiordania settentrionale, stiamo monitorando anche le minacce nella Cisgiordania meridionale e le operazioni potrebbero espandersi anche lì».
In Israele resta forte il rischio della divisione del fronte interno, il che favorisce senz'altro Hamas. Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che preme su Netanyahu per un accordo ha organizzato ieri sera a partire dalle ore 18.00 nuovi «enormi raduni».
Ma proprio far passare il governo israeliano per colpevole della morte degli ostaggi via via ritrovati nella Striscia dai soldati è il piano del capo di Hamas Yahya Sinwar, come testimoniato dall'ultimo “pizzino”, cioè un biglietto autografo dello stesso Sinwar, trovato in questi giorni nei rifugi evacuati dai terroristi. Mostrato dalla tv ebraica Channel 12, il biglietto indica di mostrare le immagini video degli ostaggi per minare la tenuta di Israele con un azione di guerra psicologica allo scopo di «spingere sulla linea narrativa che Netanyahu è responsabile unico di quanto sta succedendo». Sinwar lascia intendere inoltre che la morte degli ostaggi, in caso di avvicinamento delle truppe israeliane ai nascondigli, serve per scoraggiare ulteriormente la prosecuzione dell'offensiva nella Striscia di Gaza.
Pur polemico con il premier, anche il Forum delle famiglie degli ostaggi, condanna comunque Hamas per “terrorismo psicologico”, causa la diffusione dei video che raffigurano i loro cari, in particolare l'ultimo che mostra la 24enne Aden Yerushalmi, trovata morta sabato insieme ad altri cinque rapiti. Nel video la ragazza invitava gli israeliani a protestare contro il governo per accelerare un accordo sul rilascio.
IL RUOLO DEI TURCHI
Dalla Turchia, notoriamente filo-Hamas, indiscrezioni del ministero degli Esteri sostengono che gli Stati Uniti sono «pronti ad abbandonare i negoziati se le loro proposte di mediazione non saranno accolte entro due settimane».
I turchi hanno anche messo i bastoni fra le ruote al maggior servizio segreto israeliano, il Mossad, arrestando a Istanbul un cittadino kosovaro, Liridon Rexhepi, che ne sarebbe un responsabile finanziario. L'uomo avrebbe versato denaro ad agenti del Mossad operanti in Turchia, che manovravano droni-spia, attuavano “operazioni psicologiche” contro membri di Hamas presenti nel paese e raccoglievano dati sulla Siria. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha ricordato che «questa è la guerra più costosa della storia di Israele», stimando in 200-250 miliardi di shekel, cioè fra 54 e 68 miliardi di dollari, le spese finora affrontate per il conflitto. Il ministro ha spiegato che il governo porterà il deficit di bilancio al 6,6% del Pil, anziché il 2,25% previsto.
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