Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/09/2024, a pag. 15 con il titolo "Biden attacca Netanyahu e non Hamas" la cronaca di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
È finito ieri alle 14.30, ora locale, lo sciopero generale indetto dal sindacato israeliano Histadrut, per protestare contro il premier Benjamin Netanyahu, su impulso di una minoranza di famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas, e spingerlo a un accordo per salvare i rapiti superstiti. Il capo del sindacato, Arnon Bar-David, intendeva protrarre la manifestazione fino alle 6.00 di stamattina, poi aveva annunciato di volerla terminare alle 18.00 di ieri. Infine ha dovuto accorciare di ulteriori tre ore e mezza l'astensione su ordine del Tribunale del Lavoro di Bat Yam, che ha accolto il ricorso del gabinetto di guerra.
UNA VERGOGNA
Un’associazione dei parenti degli ostaggi Hostages and Missing Families Forum, ha però continuato le manifestazioni. In serata sono proseguiti i cortei, anche presso la residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Fin dal mattino, manifestanti hanno bloccato la strada Ibn Gvirol di Tel Aviv e anche la Shilat Junction di Modin. A Tel Aviv sono state bloccate le autostrade Ayalon e Namir e l’aeroporto Ben Gurion. Nella maggioranza del Paese sono state chiuse banche, scuole, uffici pubblici.
Lo sciopero, scattato dopo che sono stati trovati sabato a Rafah i corpi di sei ostaggi israeliani uccisi, ha suscitato la reazione di Netanyahu: «Lo sciopero è una vergogna. State dicendo al capo di Hamas, Yahya Sinwar: avete ucciso sei persone, qui noi vi sosteniamo». Il premier ha promesso «una pesante risposta a Hamas» per l'uccisione degli ostaggi. Un funzionario ha anticipato alla CNN che «Israele colpirà Hamas come non ha mai fatto finora». Il premier ha spiegato come sia importante non cedere, in sede di negoziato, sul controllo militare del corridoio Filadelfia, sul confine tra Striscia di Gaza ed Egitto, poiché «è il rifornimento d'ossigeno per Hamas». «Non permetterò loro di riarmarsi – ha detto “Bibi” - e di massacrarci ancora».
Netanyahu lo ha ribadito in una conferenza stampa tenuta ieri sera alle 20.15: «Non ci ritireremo dal corridoio Filadelfia, altrimenti non saremo più in grado di ritornarci. Guardate quali pressioni internazionali abbiamo dovuto superare finora! Il primo cambiamento efficace verso un accordo possibile è legato alla presa del corridoio Filadelfia. Inoltre dobbiamo evitare che gli ostaggi vengano magari fatti sparire attraverso il corridoio e riapparire in Iran o nello Yemen». L'area è infatti da molti anni traversata da tunnel da cui passa il contrabbando di armi dal Sinai a Gaza. Netanyahu ha ricordato che Israele «ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la mediazione del 16 agosto, ma è stata Hamas a non accettare». Ha ancora spiegato, contro le pressioni interne a Israele ed esterne: «L’asse del Male ha bisogno del corridoio Filadelfia e noi dobbiamo averlo sotto il nostro controllo, anche se sono scioccato dal fatto che qualcuno nel gabinetto dice che potremmo ritirarci». Il riferimento era al ministro della Difesa Yoav Gallant, in disaccordo col premier.
Dal canto loro, gli Stati Uniti premono per un cessate il fuoco in tempi brevi, come riportato dal Washington Post, secondo cui l'amministrazione del presidente Joe Biden sta sviluppando una «proposta prendere o lasciare» da presentare con gli altri mediatori, Egitto e Qatar. Forse conta anche la fretta di raggiungere un accordo sfruttabile per la campagna elettorale di Kamala Harris, mancando solo due mesi alle presidenziali USA. Certo è che ieri Biden ha fatto capire che, secondo lui, Netanyahu non si sta impegnando per arrivare al cessate il fuoco. A giornalisti che gli domandavano se il premier di Gerusalemme ci stesse lavorando abbastanza, ha risposto «no».
VIDEO DI PROPAGANDA
Da Israele hanno subito reagito i funzionari dell'ufficio di Netanyahu: «Le parole del presidente degli Stati Uniti sono pericolose perché pronunciate a pochi giorni dall’esecuzione di sei ostaggi israeliani da parte di Hamas, tra cui un cittadino statunitense». E poi: «È sconcertante che il presidente Biden stia facendo pressioni sul primo ministro Netanyahu e non sul leader di Hamas Yahya Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi accordo».
Ne approfitta Hamas, le cui brigate Qassam, artefici del massacro del 7 ottobre, ora recitano la parte degli agnelli che si preoccupano dei poveretti da essi stessi rapiti: «Netanyahu preferisce occupare il corridoio Filadelfia che salvare gli ostaggi. Li recuperate cadaveri dopo averli uccisi deliberatamente. Erano vivi e avrebbero dovuto essere rilasciati nella prima fase dell'accordo». Poi Hamas ha pubblicato il filmato che ritrae i sei ostaggi assassinati sabato.
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