Azienda chiusa per ferie: niente armi all’Ucraina
Cronaca di Antonio Castro
Testata: Libero
Data: 01/09/2024
Pagina: 1/8
Autore: Antonio Castro
Titolo: Azienda chiusa per ferie: niente armi all’Ucraina

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/09/2024, a pag. 1/8, con il titolo "Azienda chiusa per ferie: niente armi all’Ucraina" la cronaca di Antonio Castro.

Guido Crosetto, ministro della Difesa, confessa: a Kiev attendono i nostri sistemi anti-aerei, ma sono tutti in ferie. Non si lavora d'estate, quindi niente armi all'Ucraina, per difendere i civili dai bombardamenti russi. Se nella prima guerra su larga scala in Europa l'Occidente dorma e latita, l'Italia dà l'esempio peggiore.

Nel bel mezzo di «una guerra mondiale a pezzi» (copyright Papa Bergoglio), salta fuori che le fabbriche italiane ed europee di armamenti, proiettili ed equipaggiamenti militari hanno pensato bene di sospendere l’attività per ferie. Scelta criticata senza appello dal ministro della Difesa Guido Crosetto che intervenendo al Globsec Prague Forum 2024 - ha raccontato un dettaglio sconosciuto: a Kiev «aspettano i nostri sistemi di difesa Samp T ( sistema missilistico a media portata, ndr), ma sono tutti in ferie».
Con la guerra alle porte orientali d’Europa, una polveriera in Medioriente, l’Africa che ribolle di conflitti, Crosetto, ironicamente, si interroga sull’opportunità di chiudere le fabbriche per ferie: «Sto litigando con le aziende italiane», ammette, «perché devo consegnare un sistema Samp T di difesa all’Ucraina e l’azienda italiana che deve sistemarlo ad agosto era chiusa per ferie, sabato e domenica non lavora e di sera non lavora. Le aziende russe, cinesi e iraniane lavorano sette giorni alla settimana, 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno. Sto esagerando ma noi ci contrapponiamo con questi sistemi...». L’Italia ha a disposizione 5 sistemi Samp T schierati a difesa del territorio nazionale (uno degli apparati di sicurezza è stato dislocato pure in Puglia per il G7).

ORDINATIVI IN DECOLLO

L’opportunità o meno di chiudere per ferie quando gli ordinativi raddoppiano e le richieste di forniture sono motivate dal garantire la sicurezza continentale, riporta alla memoria l’aneddoto raccontato da Sergio Marchionne. Correva l’anno 2004. Il manager abruzzese fresco di nomina ai vertici della Fiat ma cresciuto in Canada e figlio di un maresciallo dei Carabinieri- cominciò un vorticoso giro degli stabilimenti per rendersi conto. Trovando un deserto. Impianti fermi e produzione al lumicino.
Chiese dove fossero i dipendenti visto che la casa automobilistica perdeva «5 milioni al giorno», gli venne risposto che erano «tutti in ferie»: «Ma in ferie da cosa?...», replicò perplesso paventando il pericolo che sarebbero potuti restare tutti senza un impiego. E in vacanza obbligata per il resto della vita.
Crosetto proprio non riesce a digerire questa serrata estiva. Tanto più che oggi la difesa d’Europacome dimostra il conflitto in corso da due anni ai bastioni orientali ha almeno due problemi da affrontare. E risolvere. Prima di tutto uno politico: serve, come nella lotta al Covid, una «strategia d’azione comune». Lo dice chiaramente il ministro della Difesa partecipando al Globsec Forum di Praga. Salvo poi rallegrarsi, in vista dell’insediamento della prossima consiglio europeo per la ventilata nomina di un commissario alla Difesa, definendola «giustissima», poiché l’Europa «non si è mai occupata adeguatamente» di questa materia ed «ora dobbiamo recuperare il tempo perso».
Ma non basta.
Crosetto annuncia che sotto la presidenza italiana si terrà per la prima volta un G7 dedicato alla difesa, «evidenziando come la guerra in Ucraina abbia risvegliato la consapevolezza che la difesa richiede investimenti e scelte rapide». La verità, ribadisce, è che l’Europa «ha capito troppo tardi di dover contare sulle proprie Forze armate per garantire libertà e democrazia, e ora deve accelerare nella costruzione del pilastro europeo della Nato».
Crosetto ricostruisce una parte del problema strutturale del sistema difesa. Poi ci sono altri aspetti - oltre alla realizzazione di sistemi di difesa garantendo le necessità - da non sottovalutare. Non più tardi del marzo scorso il capo di Stato Maggiore, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, intervenendo in audizione informale alle commissioni Difesa e Esteri di Camera e Senato, aveva messo in guardia i parlamentari. Le forze armate italiane sono «assolutamente sottodimensionate. Servono, come minimo, 10mila uomini in più.
Ma anche arrivando alla fatidica quota 170mila saremmo comunque «al limite della sopravvivenza». «Non abbiamo abbastanza uomini.
Siamo assolutamente sottodimensionati: 150mila è improponibile, 160mila che è quello che attualmente ci è stato approvato è ancora poco, e con 170mila», scandisce, «siamo al limite della sopravvivenza. Nell’esercito abbiamo turni di impiego massacranti (l’Italia è impegnata anche in 30 missioni internazionali, ndr). Sono cambiati i tempi, sono cambiate le minacce, e il nostro impegno è sempre più massivo. Vogliamo una difesa europea, e questo ci richiederà tanto.
Ho fatto richiesta per avere più uomini. Continuerò a chiedere più uomini fino a che non mi cacciano», aveva tagliato corto l’alto ufficiale.

CARENZE DI ORGANICO

L’idea di potenziare gli organici - riportando in servizio ufficiali e sottufficiali con un reclutamento straordinario- è una delle ipotesi in gestazione. Le proposte di legge galleggiano. Mancano le risorse a bilancio per attuare una sorta di “modello Svizzera” (richiamo e addestramento per 15 giorni l’anno), o israeliano. Gerusalemme ha schierato in 48 ore 300mila riservisti dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Crosetto qualcosa già ipotizza: «Oggi la riserva più facile da attivare è quella delle forze di polizia, uomini e donne che sono già formati ad attività di sicurezza. Ha senso? Non lo so. Ma una riserva andrebbe pensata», ha ammonito a fine novembre sempre in audizione parlamentare.
Certo se poi mancano i mezzi e gli armamenti...

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