Il killer che imbarazza la sinistra
Editoriale di Daniele Capezzone
Testata: Libero
Data: 31/08/2024
Pagina: 1/12
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: La cittadinanza non è sinonimo di integrazione e non va concessa con leggerezza

Riprendiamo da LIBERO di oggi 31/08/2024, a pag. 1/12, con il titolo "Quella corsa a sottolineare: Era un italiano", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Moussa Sangare (a sinistra) e la sua vittima, Sharon Verzeni, da lui uccisa a coltellate mentre faceva jogging vicino a casa sua, a Terno d'Isola (Bergamo). Per il colore della sua pelle, è un killer che imbarazza la sinistra. Che non riesce ad essere intellettualmente onesta. Sangare è un immigrato di seconda generazione (figlio di immigrati) ed è la dimostrazione che la cittadinanza non deve essere data con leggerezza. 

Ma come mai questa improvvisa premura un po’ di tutti di precisare subito che l’assassino di Terno d’Isola era italiano, con l’emersione solo successiva della sua origine straniera?
Intendiamoci. Buonsenso e spirito cavalleresco ci impediscono - qui a Libero - di usare un doloroso caso di cronaca nera per sostenere le nostre tesi.
Dunque, la premessa stilisticamente corretta facciamola subito per dissipare qualunque equivoco: omicidi efferati possono essere commessi sia da italiani sia da stranieri sia da cittadini di seconda generazione. E non è certo il possesso di un passaporto, o la tempistica più o meno recente dell’acquisizione della cittadinanza, a rappresentare una garanzia sulla bontà d’animo di una persona o - al contrario - sulla sua inclinazione a delinquere.
Tuttavia, un minimo di onestà intellettuale ci impone di chiedere a tutti una riflessione serena e lucida sull’atroce delitto di cui è rimasta vittima la povera Sharon Verzeni. Ammesso che il processo confermi la tesi accusatoria e che nelle prossime settimane non venga messa in discussione la confessione resa ieri dall’indagato (Moussa Sangare, italiano di seconda generazione, di origini africane, il quale ha naturalmente diritto a vedersi garantito pieno diritto di difesa), i fatti parlano chiaro: siamo in presenza di un uomo chiaramente non integrato, sbandato, che si è abbandonato a un crimine insensato e violentissimo. Di più: a un uomo che occupava abusivamente un immobile, e che era stato accusato di comportamenti aggressivi verso le donne della sua stessa famiglia. E allora che conclusioni possiamo trarre, senza speculare, senza piegare gli eventi agli schemi che ci sono più congeniali, ma anche senza lasciarci trascinare da un buonismo che chiude gli occhi davanti alla realtà?
Primo. L’immigrazione (anche quella regolare) va mantenuta entro limiti numerici ragionevoli, e dunque il più possibile limitati. Non solo è autolesionistico e pericoloso rimanere passivi davanti all’immigrazione irregolare e clandestina, ma - se vogliamo puntare a un’integrazione che non resti solo sulla carta - occorre che pure la quantità degli immigrati regolari resti piccola. Altrimenti non c’è niente da fare: è impensabile puntare ad un assorbimento virtuoso dei nuovi arrivati in un qualsiasi contesto sociale, non solo in quello italiano.

L’INTEGRAZIONE

Secondo. La cittadinanza non può essere concessa con troppa facilità, né può bastare un ciclo di studi, un pezzo di carta, un adempimento burocratico, a certificare che l’integrazione sia davvero avvenuta.
Altro che ius soli, e - sarà bene che più d’uno se ne convinca altro che ius scholae. Può infatti benissimo accadere che, nonostante il decorso di un certo periodo di tempo, altri insuperabili fattori personali o familiari abbiano inibito l’integrazione, abbiano scoraggiato o ostacolato nel soggetto l’accettazione della nostra cultura, con tutte le conseguenze del caso.
Terzo. Di più: una promessa smisurata ed eccessivamente anticipata di cittadinanza e di riconoscimenti formali, nel momento in cui essa è imposta dall’alto (dalla politica, con un approccio ideologico-dogmatico) e non corrisponde al sentire né degli italiani né di chi arriva, non farà che alimentare ulteriori tensioni, e un neanche troppo paradossale mix di rivendicazioni e recriminazioni. Più attriti, più ostilità, più rancore inespresso ma pronto a manifestarsi: altro che integrazione e accettazione.
Quarto. In ultima analisi, oggi abbiamo un meccanismo normativo in forza del quale si diventa italiani per molte strade: perché si è figli di un italiano, perché si è adottati da un italiano, perché si sposa un italiano, perché si nasce in territorio italiano da genitori stranieri (e allora occorre attendere il 18mo anno), o perché da stranieri si risiede in Italia per un certo numero di anni (ad esempio 10, se si è extracomunitari).
Nel caso di Moussa Sangare, sempre ammesso, come pare, che sia lui il colpevole (e invece - ripetiamolo ancora ha diritto a godere della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva), nemmeno il rispetto delle norme attuali e il relativo possesso della cittadinanza gli hanno impedito di commettere un delitto tanto efferato.

PAESE RECORD

Mentre per converso sono proprio le norme vigenti che già fanno sì che l’Italia sia il paese record in Europa nella concessione delle cittadinanze. Non solo: anche chi non è ancora italiano ha (ci mancherebbe altro!) totale garanzia di poter studiare, di potersi curare, di poter lavorare, e così via.
E allora che senso ha sbracciarsi politicamente per allargare ancora queste maglie normative? Che ragione c’è di consegnarsi anche da destra a una narrazione di sinistra che finisce per colpevolizzare lo status quo, e per accusare di razzismo chiunque si limiti a chiedere un poco di prudenza? A maggior ragione, dunque, la cittadinanza non va “regalata”: si tratta dell’ultima tappa di un percorso, e a volte nemmeno il compimento di quel cammino garantisce che l’integrazione sia davvero avvenuta.
Poi (per fortuna) c’è che anche chi si integra. Registriamo con piacere il fatto che siano stati due stranieri regolari, da quanto hanno riferito gli investigatori, a fornire informazioni preziose per l’arresto di Sangare. Ma questo aspetto positivo, che pure esiste e va sottolineato, non cancella purtroppo il resto.
A tutti si raccomanda quindi più cautela su questo delicatissimo e sdrucciolevole terreno. Noi non useremo il delitto di Terno d’Isola per speculare o per piegare la realtà ai nostri desideri: ma ci piacerebbe che anche gli altri (quelli che legittimamente hanno opinioni più lassiste sulla cittadinanza) non chiudessero gli occhi su episodi come questo al solo scopo di proteggere la loro narrazione buonista. 

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