11/6/02 Giornalisti opinionisti & Comode omissioni
Bush e Arafat
Testata: Corriere della Sera
Data: 10/06/2002
Pagina: 1
Autore: Guido Olimpio
Titolo: Superministro degli Interni nel nuovo governo di Arafat
Superministro degli Interni nel nuovo governo di Arafat

Un generale coordinerà gli apparati di sicurezza
di Guido Olimpio


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Ariel Sharon è sbarcato negli Stati Uniti per ottenere la testa di Arafat,

pare che il nostro Olimpio abbia deciso di usare la tattica del bombardamento a tappeto: una frase, sempre quella, ripetuta ogni giorno, sempre uguale. Che poi corrisponda o no alla realtà, è un dettaglio del tutto secondario

considerato un ostacolo alla pace.

Considerato tale solo da Sharon, beninteso.

E il raìs reagisce annunciando la formazione di un nuovo governo,

ma non l'aveva preannunciata all'indomani della fine dell'assedio? A quel tempo sapeva già che Sharon sarebbe andato negli Stati Uniti a chiedere la sua testa?

più snello e dinamico. Un primo passo nella riforma che dovrà portare i palestinesi alle elezioni politiche e presidenziali entro sei-sette mesi. Un cambiamento invocato dagli Stati Uniti e dai Paesi donatori nella speranza di avere un’Autorità palestinese capace di fronteggiare l’emergenza. Un cambiamento chiesto da Israele che lo ritiene comunque cosmetico. Per Sharon l’unico vero mutamento sarà la partenza di Arafat: magari in esilio a Cipro, sulle orme dei tredici miliziani della Natività di Betlemme, come ha ipotizzato ieri la radio.
Ecco, adesso i tredici terroristi non sono neanche più "militanti", ma semplicemente "i tredici della Natività", più o meno come i pastori in adorazione del Bambinello.
Seguono i nomi di alcuni nuovi ministri.

Un altro dicastero importante, quello delle Finanze, è affidato a Salam Fayad, attuale direttore dell’Arab Bank e rappresentante al Fondo monetario. Un «tecnico» che dovrà introdurre la trasparenza sollecitata dai finanziatori stranieri dell’Autorità, combattere la corruzione e far quadrare i conti di un’economia disastrata dalla guerra.

Disastrata dai miliardi di dollari finiti nei conti privati di Arafat e soci, disastrata dal finanziamento del terrorismo, disastrata dal mantenimento dei campi di addestramento militare per bambini e, sì, disastrata anche dalla guerra, ma bisognerebbe precisare che è stato Arafat a volerla.

Insieme alla gestione amministrativa, l’esecutivo ha la missione di preparare il terreno per le elezioni. Come scadenza possibile la fine di quest’anno o i primi mesi del 2003, con i palestinesi chiamati a scegliere deputati e presidente. Un ricambio atteso a lungo dalla piazza, stretta tra l’occupazione israeliana e l’incompetenza di molti dirigenti.

Per la verità il mandato di Arafat è scaduto già da qualche anno, ossia da prima che "la piazza", oltre che con l'incompetenza di molti dirigenti, avesse a che fare anche con l'occupazione israeliana. Era allora, alla scadenza del mandato, che Arafat avrebbe dovuto indire nuove elezioni. Invece ha preferito scatenare la guerra, in modo che "la piazza" fosse troppo occupata a vedere l'occupazione, se così vogliamo chiamarla, israeliana, per vedere tutto il resto.

Ma sul piano di riforma incombe come un macigno l’atteggiamento del governo Sharon. Il premier, che ieri ha avuto i primi colloqui a Washington e domani vedrà Bush, non vuole sentire parlare di Arafat. Nessun negoziato, ribadisce, finché c’è il raìs al potere. Al prossimo grave attentato il piano per espellerlo è pronto. Sharon però ha bisogno di una copertura americana: Washington tentenna ma le dichiarazioni di Bush contro Arafat fanno pensare che il sì sia più forte del no. Il primo ministro israeliano si è fatto annunciare da un articolo scritto di suo pugno sul New York Times . E al solito non ha deluso i fan ribadendo la totale opposizione a un ritiro ai confini del 1967.

Caro Olimpio, non ci crederà, ma c'è gente che i giornali stranieri li legge, e sa che Sharon ha ribadito la totale opposizione a un ritiro al confini del 1967 FINCHE' NON CESSERA' IL TERRORISMO.


La sua interpretazione della risoluzione Onu 242 enfatizza il diritto di Israele di avere confini sicuri

il testo della 242 recita testualmente: "... e del diritto di vivere in pace entro confini riconosciuti e sicuri, libera da minacce e da atti di forza". In che cosa consisterebbero "interpretazione" e "enfatizzazione da parte di Sharon?

e di mantenere il pieno controllo su Gerusalemme. Posizione che va contro le diverse proposte formulate negli ultimi mesi per trovare una soluzione al conflitto.
Proposte sistematicamente respinte dai palestinesi.

Sharon ha quindi ripetuto il concetto: non vi sarà alcuna trattativa fintanto che dureranno le violenze. Richiesta sacrosanta alla quale la diplomazia internazionale, in modo altrettanto fondato, aggiunge la necessità di un passo politico nei confronti dei palestinesi.

A Olimpio non sembra che le due cose siano leggermente in contraddizione?

Come la creazione di uno Stato.

Che al momento attuale sarebbe uno stato terroristico guidato da terroristi.

E di nuovo il premier stringe gli spazi. Per lui è possibile solo un accordo ad interim e respinge qualsiasi calendario per uno Stato palestinese. Bush sembra aver sposato questa tesi. Buona fortuna.

E questo sarcasmo ci sembra decisamente fuori luogo.






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