Francia: scarcerato Mr. Telegram
Cronaca di Mauro Zanon
Testata: Libero
Data: 29/08/2024
Pagina: 13
Autore: Mauro Zanon
Titolo: Scarcerato mr. Telegram. Nel giallo spunta Macron

Riprendiamo LIBERO di oggi, 29/08/2024, pag. 13, con il titolo "Scarcerato mr. Telegram. Nel giallo spunta Macron", la cronaca di Mauro Zanon

Mauro Zanon
Mauro Zanon

Pavel Durov, dopo l'arresto in Francia ora è scarcerato su cauzione. Il co-fondatore e amministratore delegato di Telegram deve rispondere ad accuse molto gravi, per tutti i reati commessi sulla sua app di messaggistica. Secondo le informazioni del Monde, Durov avrebbe incontrato Macron a più riprese prima dell’arresto. E il giallo si infittisce.

È durata un’ora l’udienza che ha stabilito la libertà condizionale per il multimiliardario Pavel Durov, patron di Telegram. Lo ha comunicato il procuratore di Parigi Laure Beccuau precisando che a Durov è stata concessa la libertà condizionale dietro una cauzione di cinque milioni di euro e a fronte dell’obbligo di presentarsi due volte a settimana in una stazione di polizia e che rimanga in Francia. In Francia, intanto, scoppia un altro giallo. «Ma allora per quale ragione il patron di Telegram si è gettato nella bocca del lupo venendo a Parigi?» È la domanda lanciata ieri dal Canard enchaîné, che in un articolo in prima pagina ha rivelato un retroscena dell’arresto del ceo e fondatore di Telegram Pavel Durov. Appena sceso dal suo jet privato assieme alla fidanzata Julia Vavilova, l’imprenditore russo naturalizzato francese nel 2021 avrebbe detto ai poliziotti che erano venuti a prelevarlo che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, lo stava aspettando per cena all’Eliseo. Interrogato dal Canard enchaîné, l’entourage del capo dello Stato ha smentito l’informazione. «Il presidente non era assolutamente al corrente dell’arrivo di Durov a Parigi.
Tra l’altro, quella sera, era al Touquet», ha dichiarato al settimanale un consigliere dell’Eliseo.
Durov, comunque, non è certo uno sconosciuto per Macron. Secondo le informazioni del Monde, l’amministratore delegato di Telegram avrebbe incontrato l’inquilino dell’Eliseo a più riprese prima dell’arresto. Incontri che Durov avrebbe inserito nella domanda di naturalizzazione per ottenere il passaporto francese come “straniero emerito”, procedura molto politica e rarissima con la quale il governo concede la cittadinanza a «uno straniero di lingua francese che ha dato un contributo eccezionale al prestigio della Francia e alla prosperità delle sue relazioni economiche internazionali». Per ottenere tale privilegio, occorre una richiesta specifica ai ministri del governo in carica o direttamente al presidente della Repubblica.
Come confermato al Monde dall’entourage di Macron, Durov lo avrebbe chiesto direttamente all’Eliseo in seguito a un pranzo con il presidente della Repubblica svoltosi nel 2018, la cui esistenza è stata rivelata ieri dal Wall Street Journal. Stando al quotidiano americano, durante quel pranzo, Macron e Durov non avrebbero parlato solo di questioni di cittadinanza.
L’inquilino dell’Eliseo avrebbe infatti proposto all’imprenditore russo di trasferire la sede di Telegram da Dubai a Parigi: proposta che Durov, tuttavia, rifiutò. Tre anni dopo, nonostante lo smacco e le reticenze degli alti funzionari del Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri francese, Macron concesse comunque la cittadinanza al ceo di Telegram. Secondo il Monde, il Quai d’Orsay, responsabile dell’esame iniziale della domanda di Durov presso il consolato francese di Dubai, riteneva che le condizioni per diventare “straniero emerito” non fossero soddisfatte. Per diventare cittadino francese attraverso tale procedura, il richiedente deve infatti dimostrare di parlare francese, come nel caso di Durov, ma anche e soprattutto contribuire al “prestigio della Francia”.
Peccato che Durov fosse al centro delle cronache per le critiche alla mancata moderazione dei contenuti nell’app e per la sua mancanza di collaborazione con i governi e i servizi di polizia europei.
Nel 2016, Bernard Cazeneuve, allora ministro dell’Interno, fu molto critico nei confronti di Telegram, utilizzata in particolare dai terroristi Stato islamico. In questo senso, secondo fonti sentite dal Wsj, i servizi segreti francesi presero di mira Durov nel 2017 in un’operazione congiunta con l’intelligence degli Emirati Arabi Uniti ribattezzata “Purple Music”, nell’ambito della quale lo smartphone del fondatore di Telegram fu hackerato: l’operazione era volta a scongiurare l’utilizzo della piattaforma da parte dello Stato islamico per reclutare militanti e pianificare attentati. Secondo un documento amministrativo consultato da Politico, le autorità francesi hanno disposto un mandato d’arresto non solo per Pavel Durov, ma anche per il fratello e co-fondatore dell’app Nikolai. I mandati di arresto sono stati emessi dopo che la piattaforma non ha dato «alcuna risposta» a una richiesta delle autorità di identificare un utente di Telegram.
Il documento sottolinea anche la «cooperazione quasi inesistente di Telegram» con le autorità francesi ed europee in altri casi. I mandati per Pavel e il fratello risalgono al 25 marzo per reati tra cui «complicità nel possesso, distribuzione, offerta o messa a disposizione di immagini pedopornografiche in un gruppo organizzato».
Stando a quanto rivelato ieri all’Afp Durov è oggetto di un’altra inchiesta per “violenze gravi” su uno dei suoi figli a Parigi.

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