Fubini e le consuete menate contro Netanyahu 27/08/2024
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Lettera: Fubini e le consuete menate contro Netanyahu

Salve Dame Devorah.

Nella consueta veste di raccontatore di congrega, vorrei commentare ciò che a Morning News di Mediaset, Federico Fubini giornalista del Corriere della Sera, ha affermato. Egli ritiene che il mancato accordo tra Hamas e Israele sia da imputare a Netanyahu, che vorrebbe il controllo militare della striscia di Gaza. Ovviamente l’amministrazione israeliana non può permettere che terroristi, di Gaza o di altre enclave, prosperino e continuino a costruire tunnel pieni di armamenti da usare contro Israele. Fubini aggiunge inoltre che Hezbollah dimostra “autocontrollo” nel non scagliare molti più delle centinaia di razzi al giorno. Non so se questo giornalista sia ebreo o no. È evidente che l’ideologia giochi un ruolo determinante in queste interpretazioni a senso unico. Si cerca sempre, in queste elucubrazioni, di spostare l’ago della bilancia dalla parte del governo israeliano, puntando il dito sempre contro il premier in carica. Mai una volta che si possa ascoltare costoro, muovere una seppur minima obiezione a Hamas, Hezbollah e compagnia. Se Netanyahu avesse accettato per intero le condizioni poste in essere dai terroristi, avrebbe ceduto al loro ricatto, proprio ciò che i capi di Hamas volevano raggiungere nei loro intenti, dal 7 Ottobre 2023 in poi. Il risultato politico sarebbe stato tutto a favore di Hamas, che avrebbe riscosso una clamorosa vittoria strategica, il cui riverbero interno ed esterno avrebbe dimostrato la sua superiorità politico-militare e incoraggiato ulteriori azioni terroristiche in Israele, nella prospettiva di sconfiggere l’odiato nemico sionista, “dal fiume al mare”, come amano in tanti strillare. Per quanto concerne la considerazione di Federico Fubini, in merito al presunto, solo da lui, “autocontrollo” di hezbollah, nello scagliare “pochi” razzi pro die; ritengo egli essere completamente fuori strada. Hezbollah sceglie di scagliare una relativa limitata quantità di razzi al giorno, non perché ne abbia pochi da dover amministrare, o per compassionevole clemenza, ma per strategia politico-militare. Questa opzione è chiamata conflitto a bassa intensità. Hezbollah non intraprende questa strategia “rallentata”, perché colmi di “autocontrollo”, come dice Fubini, ma perché nei loro intenti c’è la prospettiva di portare allo sfinimento le forze armate Israeliane e contestualmente defezionare e deprimere le popolazioni ebraiche transfrontaliere. Già questo dato fornisce un’idea di come il “partito di dio”, sia riuscito a “desertificare” il territorio israeliano della Alta Galilea, cioè quelle zone a ridosso, in prossimità e oltre, del confine con il Libano, determinando schiere rilevanti di sfollati. Questo di per sè, è già un positivo risultato militare e politico ottenuto sul campo da Hezbollah. Altro che “autocontrollo” come dice Fubini. Allontanando da quelle terre le popolazioni israeliane, Nasrallah ottiene se non un parziale successo, sicuramente un vantaggio acquisito.

Un caro saluto Yosef ben Hektor

Caro Yosef,

lei ha descritto la situazione in modo che più chiaro non si può. Gratificare il “partito nazista di Dio” con il termine -autocontrollo- è una cavolata pazzesca oltre che fuorviante. Hezbollah bombarda Israele da sempre, senza sosta, da molti anni e dall’8 ottobre, il giorno dopo il pogrom, lo fa quotidianamente. Lei ha ragione nell’affermare che mai la maggior parte dei giornalisti punta il dito contro le organizzazioni terroristiche che attaccano Israele su tre fronti, Nord con Hezbollah, Est (con il terrorismo organizzato da Abu Mazen), Sud con Hamas e gi Houti che saranno anche degli straccioni, ma forniti di armi modernissime. Eppure, per alcuni (la maggior parte) dei giornalisti e politici il responsabile di tutto è Netanyahu, cioè Israele che si difende. 150,000 sfollati dalla Galilea e Golan, i missili che arrivano da nord e ancora purtroppo da Gaza, a questo aggiungiamo l’odio del mondo intero, rendono tutti noi israeliani affetti, chi più chi meno,  della sindrome post traumatica da stress. Ne usciremo?  Sono certa di sì, ne usciremo perché finora nessuno è riuscito a piegarci. Ad ammazzarci si, a piegarci mai nessuno!

Un affettuoso shalom

Deborah Fait