Egitto: alle trattative non crede più nessuno
Analisi di David Zebuloni
Testata: Libero
Data: 26/08/2024
Pagina: 5
Autore: David Zebuloni
Titolo: E alle trattative per la pace, ormai, non crede più nessuno

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/08/2024, a pag. 5 con il titolo "E alle trattative per la pace, ormai, non crede più nessuno" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Ennesimo round negoziale al Cairo, dove si discute il cessate il fuoco con Hamas in cambio del rilascio degli ostaggi. Ma ormai non ci crede più nessuno: Hamas non ha mai accettato.

Dopo innumerevoli tentativi falliti, ci risiamo: la delegazione israeliana è atterrata la scorsa notte al Cairo, con lo scopo di incontrare la corrispettiva delegazione di Hamas e discutere le condizioni per un cessate il fuoco che preveda in primis il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza. Utopia? Forse. Secondo alcune indiscrezioni trapelate dai vertici dei patteggiamenti, infatti, Israele si presenta ai colloqui meno ottimista di quanto abbia fatto in circostanze passate. Poiché Hamas è ormai in ginocchio e quasi incapace di rispondere all'offensiva israeliana, quella degli ostaggi rimane ad oggi, quasi undici mesi dopo la strage del 7 ottobre, l’ultima e unica carta vincente contro lo Stato ebraico e le sue notevoli capacità strategiche e militari.
Non a caso Yahya Sinwar, capo supremo e indiscusso dell’organizzazione terroristica, ha chiesto al governo israeliano di garantirgli la sopravvivenza come condizione del rilascio degli ostaggi. Ma come? Proprio lui? Colui che ha detto espressamente che serve «più sangue palestinese» per vincere la guerra? Colui che non ha battuto ciglio quando sono stati eliminati i suoi amici Deif e Haniyeh? Sinwar il capo dei martiri? Il re degli shahid? Proprio lui.
In persona. Il terrorista per antonomasia teme la morte più di qualche altro palestinese e pur di sopravvivere è disposto a circondarsi di ostaggi israeliani, di ammanettarsi a loro, di dormirci abbracciato, conscio che, a differenza sua, il governo israeliano non sacrificherebbe la loro vita pur di farlo saltare in aria.
Torniamo alle trattative che si stanno svolgendo proprio in questi istanti al Cairo, in presenza non solo dei rappresentanti delle due entità nemiche, ma anche del capo della Cia, William Burns. Secondo quanto riferito dal media egiziano Al Qahera News, sembrerebbe che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe accettato di rinunciare ad alcune condizioni rigorose nei negoziati per il rilascio degli ostaggi. Quali condizioni, non si sa con esattezza, ma secondo il canale saudita Al Hadath News, l’Egitto sta spingendo per incentivare il ritiro delle forze di difesa israeliane dall’Asse di Filadelfia. Notizia che non è stata smentita dalle autorità egiziane. Al contrario, i mediatori hanno confermato a Hamas che la presenza israeliana nell’Asse in questione è solo temporanea, nonostante il premier israeliano abbia sempre detto il contrario. Che gli egiziano stiano tentando di sabotare la riuscita delle trattative mentendo ad entrambe le parti? Possibile.
Chi sembra davvero intenzionato a portare a termine l’accordo è il generale americano Charles Brown, che prima di atterrare al Cairo ha fatto tappa in Giordania per esprimersi ancora una volta a favore dei negozianti. «Un accordo, se verrà raggiunto, aiuterà a ridurre le tensioni nella regione», ha detto il Capo di Stato Maggiore americano all’agenzia di stampa britannica Reuters. Poi ha aggiunto: «L’obiettivo primario è quello di prevenire un’escalation più ampia nella regione». Obiettivo che sembra non interessare in alcun modo le autorità islamiche sparse in Medio Oriente, che da quasi un anno attaccano lo Stato ebraico senza sosta su ogni fronte.
Ottimismo a parte, dunque, pare che non ci sia molto da aspettarsi da quest’ultimo vertice in Egitto. Dopo 325 lunghi giorni di guerra, Israele fatica ancora a scorgere la luce in fondo al tunnel: il tunnel del terrore di Hamas, dove sono tenuti in cattività 109 ostaggi israeliani innocenti.

Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@liberoquotidiano.it