Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/08/2024, a pag. 15, con il titolo "Manette al capo di Telegram “La piattaforma complice di terroristi e criminali”", la cronaca di Danilo Ceccarelli
È stato fermato ieri sera subito dopo essere atterrato all’aeroporto parigino di Le Bourget Pavel Durov, fondatore e presidente dell’app di messagistica istantanea Telegram. Ad attendere sulla pista l’imprenditore russo, arrivato dall’Azerbaigian con il suo jet privato in compagnia di una donna e della sua guardia del corpo, c’erano gli agenti della gendarmeria dei trasporti aerei (Gta), che hanno eseguito il fermo sulla base di un mandato emesso dalla giustizia francese al termine di un’inchiesta preliminare. A rivelarlo è stata l’emittente Tf1, ricordando che Telegram è considerato dalla Francia complice dei reati più disparati, come il traffico di stupefacenti, truffe e pedopornografia. Un vero e proprio pozzo di illegalità, al quale attingono organizzazioni criminali e semplici privati da tutto il mondo. Ma la Francia rimprovera al creatore dell’applicazione, che secondo Forbes ha un patrimonio stimato di 15, 5 miliardi di dollari, anche la sua mancanza di moderazione dei contenuti e la totale assenza di cooperazione con le forze dell’ordine. Accuse che da anni vengono rivolte a Telegram, lanciato nel 2013 da Durov, che tra le varie nazionalità ha anche quella francese. Conosciuto come il “Mark Zuckerberg della Russia”, l’uomo nato a San Pietroburgo ha passato buona parte della sua gioventù a Torino per seguire il padre, professore di filologia classica. Nel 2014 ha dovuto abbandonare la Russia dopo essere stato estromesso da VKontakte, un social network creato da lui prima di Telegram molto simile a Facebook, finito nelle mani di figure vicine al presidente Vladimir Putin. Sul fermo scattato ieri, aleggiano però dei dubbi. Secondo il mandato, il miliardario poteva essere fermato solamente sul territorio francese, per questo il suo arrivo nello scalo parigino appare come una leggerezza. «Ha commesso un errore questa sera. Non sappiamo perché», ha affermato una fonte vicina all’inchiesta, ipotizzando il fatto che quello previsto dal 39enne fosse solo uno scalo. Conscio dei rischi, il creatore di una delle app più diffuse al mondo negli ultimi anni evitava l’Europa, prediligendo per i suoi spostamento soprattutto l’America latina, i Paesi dell’ex blocco sovietico e gli Emirati Arabi Uniti (dove ha anche la cittadinanza). Dopo essere stato posto in custodia dagli uomini dell’Onaf (Ufficio nazionale antifrode dipendente dalle dogane) che gli hanno notificato il fermo, Durov è stato presentato ad un giudice istruttore in vista di un rinvio a giudizio che dovrebbe arrivare oggi per reati come terrorismo, riciclaggio, ricettazione e traffico di droga. «Verrà sicuramente messo in detenzione provvisoria», ha affermato una fonte. Un modo per impedire all’uomo d’affari di lasciare il Paese nonostante le garanzie che gli verrebbero richieste. La Francia lancia così un segnale forte contro l’impunità nella quale opera Telegram, diventata ormai terreno fertile per molti tipi di attività illecite e per la diffusione di fake news. Un messaggio chiaro che Parigi invia anche ai suoi partner occidentali, affinché partecipino allo sforzo di arginare le derive di questo tipo di app.
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