Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/08/2024, a pag. 15 con il titolo "Proposta di Israele: 5 ostaggi a settimana, Hamas deve pensarci" l'analisi di Mirko Molteni.
Mirko Molteni
Si tratta a oltranza al Cairo dove i Paesi mediatori, Usa, Egitto e Qatar, tentano di far raggiungere a Israele e Hamas un accordo che disinneschi il minacciato attacco dell'Iran allo Stato ebraico e il parallelo allargamento della guerra al Libano.
Oggi è attesa nella capitale egiziana la delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad David Barnea e dal capo del servizio di sicurezza Shin Bet, Ronen Bar, per colloquiare coi mediatori, fra cui, oltre a egiziani e qatarioti, spiccano da parte americana il capo della CIA William Burns e l'inviato per il Medio Oriente Brett McGurk. Lo stesso presidente Usa Joe Biden ha telefonato ai leader di Egitto e Qatar, il presidente Abdel Al Sisi e l'emiro Tamim Al Thani, per spronarli a impegnarsi.
L'amministrazione di Washington punta sui negoziati anche per scopi elettorali, per presentare un eventuale successo come farina del tandem fra Biden e la sua vice, e candidata, Kamala Harris.
Ieri è giunta al Cairo la delegazione di Hamas, capeggiata dal numero due del movimento palestinese, Khalil al Hayya, vice del nuovo capo politico Yahya Sinwar. Hamas non partecipa ai colloqui indiretti e ha contatti con gli egiziani per capire se Israele accetta o no le condizioni palestinesi, fra cui il ritiro delle truppe ebraiche dai corridoi Philadelphi e Netzarim. Il Philadelphi è la fascia di confine di 14 km fra Striscia di Gaza ed Egitto, il Netzarim è la strada militare aperta dall'esercito israeliano a metà della Striscia, per tagliarla da Sudest fino al mare. Per prevenire stragi come quella del 7 ottobre 2023, Israele ritiene basilare presidiare tali capisaldi.
LE CONDIZIONI
Tuttavia fonti egiziane come il canale Red hanno anticipato che lo Stato ebraico sarebbe pronto a concessioni parziali: «Israele informerà Il Cairo che è pronto a ritirarsi da cinque degli otto punti di sicurezza lungo l'asse Philadelphi». Per il giornale saudita Asharq: «Israele ha chiesto il rilascio di cinque ostaggi vivi a settimana, anziché gli iniziali tre, durante il cessate il fuoco se le fasi non saranno più tre ma una sola». Gli israeliani chiedono il diritto di veto su 65 dei prigionieri di cui i palestinesi chiedono il rilascio. Fonti di Hamas hanno reso noto al quotidiano arabo Al Sharq Al Awast: «L’organizzazione mantiene le sue condizioni e rifiuta qualsiasi presenza israeliana sull’asse Philadelphi, il ritiro completo di Israele dall'asse Filadelfia e dall'asse Natzerim è una condizione per qualsiasi accordo». Indiscrezioni egiziane suggeriscono che oggi potrebbe esserci «un punto di svolta per formulare un accordo».
Intanto, il nuovo ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha promesso che «la nostra ritorsione contro Israele ci sarà, precisa e calcolata», in risposta all’uccisione a Teheran del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, con bombe piazzate da agenti israeliani del Mossad.
Sul confine libanese, Hezbollah ha lanciato nuovi attacchi con razzi e droni, mentre a Gaza l'esercito ebraico ha ordinato l'evacuazione di civili da Deir al Balah e Maghazi, preparandosi a nuove operazioni. Proprio a Deir al Balah, truppe della 7° Brigata e delle forze speciali Yahalom hanno trovato e distrutto un tunnel della Jihad Islamica lungo 500 metri. Un raid aereo ha ucciso un esponente di Hamas, Taha Abu Nada, specializzato nella produzione di armi. A Khan Yunis, almeno 33 morti, fra cui 11 membri della stessa famiglia, sono stati cagionati da un attacco ebraico, mentre in Cisgiordania, nell'insediamento ebraico di Avnei Hefetz, è esplosa una bomba, nascosta in una cisterna, che non ha causato vittime.
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