Riprendiamo da SHALOM online l'analisi di Ugo Volli dal titolo "Un bombardamento preventivo di Israele scongiura il massiccio attacco pianificato da Hezbollah".
Ugo Volli
La minaccia
Fiammata di guerra al Nord. Dopo più di tre settimane dall’eliminazione del suo numero due, Fouad Sukar, avvenuta a Beirut il 30 luglio, e l’annuncio continuamente ripetuto di una prossima “terribile vendetta”, il movimento terrorista Hezbollah ha provato a mantenere la minaccia. La notte scorsa ha messo in posizione di lancio molte migliaia di missili e centinaia di droni, che avevano per obiettivo le città di Israele e a quanto pare in particolare le sedi di Tel Aviv del comando dell’esercito e del Mossad. Israele però ha dimostrato ancora una volta di avere fonti di informazione in profondità nei comandi di Hezbollah e inoltre possiede avanzatissimi strumenti tecnologici di osservazione perennemente puntati sull’apparato terrorista in Libano. Ha quindi compreso perfettamente in anticipo la minaccia e ha reagito secondo piani ben predisposti in anticipo, da un lato allertando la popolazione civile e sospendendo per qualche ora le operazioni all’aeroporto Ben Gurion, dall’altro bombardando massicciamente le rampe di lancio di Hezbollah.
L’azione
Come comunicano le fonti militari in Israele, circa cento jet da combattimento delle forze aeree israeliane si sono alzati all’alba e hanno colpito e distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah che si trovavano nel Libano meridionale. La maggior parte di questi lanciatori erano puntati verso il nord di Israele e alcuni verso il centro di Israele. Più di quaranta aree di lancio in Libano sono state colpite durante gli attacchi. Circa seimila razzi, droni e lanciatori che Hezbollah aveva pianificato di lanciare contro Israele sono stati distrutti. Si stima che Hezbollah sia riuscito finora a sparare in tutto 210 missili e una ventina di droni, senza provocare danni gravi o vittime. L’organizzazione terroristica ha affermato prima che erano attese ondate aggiuntive, poi ha sostenuto che Israele non era riuscito a impedire la sua vendetta, che ora era compiuta.
La dichiarazione di Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto la riunione del gabinetto politico-di sicurezza nella sede dei comandi militari a Tel Aviv, facendo riferimento all’attacco preventivo. “Stamattina abbiamo identificato i preparativi di Hezbollah per attaccare Israele. In accordo con il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore delle forze armate, abbiamo ordinato all’aeronautica di avviare un’azione per eliminare la minaccia”, ha detto Netanyahu. “Abbiamo intrapreso potenti azioni per sventare le minacce, eliminando migliaia di razzi che erano diretti verso il nord di Israele. Siamo determinati a fare tutto il possibile per difendere il nostro Paese, per far tornare i residenti del nord nelle loro case in sicurezza e per continuare a sostenere una semplice regola: chiunque ci faccia del male, noi gli faremo del male”.
Una vittoria significativa
Riaperto l’aeroporto Ben Gurion, normalizzata la situazione nelle città, ritornati alla base gli aerei israeliani, questo scambio di colpi sembrerebbe concluso con una netta vittoria israeliana. L’incapacità di Hezbollah di portare danni in Israele, anche per rappresaglia a un colpo importante come l’uccisione di Sukar, va al di là delle più ottimistiche previsioni. Israele si è potuto difendere da solo, senza far ricorso all’aiuto delle forze americane nella regione e ha potuto mostrare l’efficacia e la legittimità della sua azione preventiva. Gli obiettivi colpiti sono esclusivamente militari e non dovrebbero poter essere usati nella campagna di delegittimazione contro lo stato ebraico – mostrando così anche la precisione tecnica delle armi israeliane e il livello elevato delle sue informazioni sul nemico. La propaganda di Hezbollah e dell’Iran sulla vendetta si è risolta in un’azione debole e fallimentare, che rafforza per contrasto il prestigio delle forze armate israeliane e la loro capacità di deterrenza.
Le prospettive
Ci sono ora due possibilità per i nemici di Israele. O l’asse terrorista incassa una nuova sconfitta e non compie ulteriori azioni aggressive, o prova a reagire rilanciando la minaccia, il che porterebbe a un’escalation, fino alla guerra regionale da molti temuta. Per il momento i segnali vanno nella prima direzione. Israele dal canto suo non vuole che il conflitto si estenda, ma non può accettare che vaste aree della Galilea siano ancora sotto la minaccia continua di Hezbollah e quindi ha la necessità di colpire ancora le armi e l’organizzazione terroristica e di allontanarla dai propri confini. Continuerà quindi a colpire le strutture e le truppe, in particolare i comandanti del gruppo terrorista, ma probabilmente senza continuare il livello di intensità di oggi.
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