Antisemitismo di destra, un caso polacco 24/08/2024
Analisi di Daniele Scalise
Autore: Daniele Scalise

Antisemitismo di destra, un caso polacco
Analisi di Daniele Scalise

Il deputato di estrema destra polacco Braun, quando spense l'hanukkah che era stata montata nel Parlamento polacco, definendola un "simbolo satanico". Adesso è stato eletto al Parlamento europeo. Un caso di antisemitismo classico arrivato ai vertici dell'UE.

Eccone uno che sembra la creatura di un software di una maledetta intelligenza artificiale e invece è il figlio di una banale deficienza naturale e di una cultura disastrata, epigono del peggio fascio-comunismo che ha dominato quella parte di Europa orientale per decenni e che non poteva non lasciare segni. Si chiama Grzegorz Braun, ha cinquantasette anni, dopo essere stato deputato del parlamento polacco, è da poco parlamentare europeo. Dichiaratamente di destra, anzi di estrema destra, è tristemente noto dentro e fuori i confini patrii per le sue sortite che sembrano inventate. L'impresa per cui è salito alle cronache è del 12 dicembre 2023. Era il primo giorno in cui si riuniva il Sejm (la camera bassa del parlamento di Varsavia) e quest'ometto, corpo massiccio e passo marziale, con un estintore le mani si avventa contro una Hannukah posta all'ingresso dell'edificio, apre l'estintore e spegne una a una le candele accese. Si alza una nuvola bianca di schiuma e polvere tra lo sconcerto dei presenti. Lui si guarda attorno fiero per essere riuscito a colpire quello che ritiene il simbolo di un "rito satanico". Alla fine, sia pure a fatica viene immobilizzato e cacciato a pedate.

Questo signore, sposato e padre di due creature (nei confronti delle quali proviamo molta pena) quando declina il proprio odio non bada a spese. Dice e ripete di detestare gli ebrei che considera "nemici della Polonia", alleati del demonio e pronti a trasformare il suo paese in una nazione ebraica. Grzegorz Braun non va per il sottile né ricorre a stratagemmi retorici. Usa un linguaggio brutale, spiccio e violento e raccoglie attorno a sé un numero crescente di fanatici di ogni età ed estrazione. Qualche mese prima della bravata al parlamento polacco (da cui è stato sospeso per sei mesi) aveva invaso un locale dove lo storico Jan Grabowski stava tenendo una conferenza, ha fatto a pezzi il microfono e terrorizzato il pubblico con occhietti iniettati di sangue e di odio. A Braun non basta disprezzare gli ebrei essendo numerosi i nemici che vuole schiacciare. I gay lo disgustano, gli ucraini gli fanno schifo, considera l'Unione Europea una sentina di vizi, i protestanti e gli americani sono l'origine di (quasi) tutti i mali, ha come mito l'ineffabile Putin e la sua religione è un cattolicesimo duro e puro, medievale e latino. Tanto da mettere in serio imbarazzo le gerarchie della Chiesa cattolica e obbligare il cardinale Grzegorz Ryś, arcivescovo di Lodz, a condannare pubblicamente i gesti del correligionario e a chiedere scusa alla comunità ebraica polacca.

Perché parliamo di questo personaggio da operetta? Non varrebbe forse la pena di lasciarlo marcire nell'oblio e nel disprezzo?

E' che in questi anni, assediati dall'antisemitismo di sinistra e dalla furia islamista, ci siamo dimenticati o abbiamo sottovalutato che nel corpo delle nostre società continuano a muoversi e a riprodursi vibrioni fascistoidi e nazistoidi tutt'altro che marginali e innocui. Si compattano - in Polonia ma anche in Italia - in gruppi che non danno molto nell'occhio, fingono attività culturali, si radunano secondo riti cialtroneschi fatti di gagliardetti, torte con sopra disegnate le croci uncinate, inneggiano ai miti nordici di hitleriana memoria. Tutti noi abbiamo imparato che l'antisemitismo conosce e si nutre di innumerevoli varianti. Il problema è che spesso consideriamo l'estremismo fascistoide alla stregua di una manifestazione irrilevante formata da pagliacci nostalgici. Ma è proprio tra i fenomeni da baraccone che spesso si nascondono i mostri.


Daniele Scalise