Riprendiamo il commento originale di Giulio Meotti, tratto dalla sua newsletter, dal titolo: “Finanzia i terroristi e caccia le loro vittime: c'è del marcio a Bruxelles”.
Giulio Meotti
“Se guardiamo a ciò che sta accadendo in Belgio c’è motivo di temere l’emergere di un emirato nel cuore di un’Europa contrita, accecata dal senso di colpa e dalla codardia”, ha appena denunciato il romanziere algerino Kamel Daoud, l’autore de Il caso Meursault (Bompiani). E persino Jean Quatremer, storico corrispondente a Bruxelles di Libération, che ha ricevuto la medaglia da Giorgio Napolitano, arriva a dire: “Il Belgio capitola ed è davvero diventato la base avanzata dell’Islam politico”. Quando un giornalista di sinistra arriva a scrivere questo, significa che la situazione è gravemente compromessa.
Ora arriva uno scoop a confermarlo.
Rivela il Journal du dimanche che la Commissione Europea ha finanziato la ong Al Sharq per un totale di 110.279 euro. Il 2 agosto, l’organizzazione internazionale Al Sharq a Santa Sofia a Istanbul ha reso un “ultimo omaggio” al “martire Ismaïl Haniyeh”, il capo di Hamas. Al Sharq si presenta come una ong che mira a “consolidare i valori del pluralismo e della giustizia”. Questa ong turca è guidata dal palestinese Wadah Khanfar, direttore generale del canale del Qatar Al Jazeera dal 2003. Nonostante i suoi evidenti legami con la Fratellanza Musulmana, il suo chiaro desiderio di promuovere l’Islam politico e le sue preghiere per i capi jihadisti, la UE non esita a finanziarla.
Sono stupidi? Sono degli incoscienti che regalano denaro pubblico a qualsiasi ong islamica che lo chieda, come un ricatto? Sono collusi? Ora alcuni eurodeputati chiedono alla Commissione come abbia fatto a finanziarli.
“C'è una taqiya democratica nei paesi occidentali, i Fratelli Musulmani propagano l’Islam attraverso mezzi politici, associativi e non violenti”, denuncia il giudice antiterrorismo più famoso di Francia, Marc Trévidic. 550.000 euro anche per Islamic Relief Germany, che si presenta come una sorta di “Mezzaluna Rossa” islamica, ma legata a Hamas. La Commissione Europea ha certificato questa organizzazione come “partner umanitario dal 2021 al 2027”. L’Islamic Relief è stata al centro di una inchiesta del giornale tedesco Die Welt.
Sono decine le ong islamiste finanziate dalla Commissione Europea.
Il ministro della Giustizia del Belgio, Paul Van Tigchelt, lo ha messo nero su bianco: sono attivi in Belgio (e altrove in Europa) attraverso società “umanitarie”. I tentacoli islamisti si estendono anche nel cuore della vecchia Europa. Finora si trattava solo di sospetti, ora per la prima volta il governo lo ammette. Van Tigchelt rivela che “le attività di Hamas in Belgio si concentrano sul lobbying e sulla raccolta di fondi”. Un esempio citato è quello della ong “Eupac”. La sua sede si trova al numero 6 di Place Schuman a Bruxelles, proprio di fronte alla Commissione Europea. In realtà l’organizzazione serve come mezzo di lobbying, spiega Paul Van Tigchelt, che rivela il funzionamento della campagna di Hamas in Europa: “Un consiglio di diversi membri provenienti da diversi paesi europei che organizza conferenze e difende la causa palestinese con le istituzioni locali, ma soprattutto europee. A queste conferenze sono invitati politici, parlamentari e legislatori europei, nonché accademici, giornalisti e persone della società civile”.
Uno dei maggiori romanzieri e intellettuali olandesi, Leon de Winter, ha appena scritto un saggio sulla Neue Zürcher Zeitung svizzera:
“Qual è il messaggio centrale della rivoluzione islamica del 1979 in Iran? La guerra permanente: ci sarà pace solo quando tutti i non credenti sulla terra saranno stati uccisi o si saranno sottomessi all’Islam. Molti iraniani non condividono questo punto di vista, ma in Iran non c’è spazio per il dissenso pubblico. Secondo i guardiani dell'Islam politico sciita, lo Stato ebraico e tutti gli ebrei del resto della terra devono essere sottomessi o uccisi in nome di Allah. Il mandato non ha una data di scadenza né include qualcosa di anti-islamico come l’obiettivo di una ‘soluzione a due Stati’. I leader degli eserciti ausiliari iraniani Hamas, Houthi e Hezbollah sono credenti fanatici che pensano nello stesso quadro temporale dei leader di Teheran: il Giorno del Giudizio è l'inevitabile punto finale. I leader sciiti sono i servitori di Allah in una battaglia molto più grande dello Stato di Israele: l'apocalisse deve essere vicina. Questi fanatici pensano in termini e immagini che superano radicalmente l’immaginazione del mondo materialista occidentale. I politici e i giornalisti occidentali medi, tutti figli del pensiero a partire dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Industriale, non hanno idea con chi hanno a che fare a Teheran, a Gaza, in Libano o nello Yemen. Non riescono a immaginare che la lotta delle élite religiose a Teheran non riguardi la terra. La rivoluzione sciita del 1979 fu il primo passo verso la fine completa del mondo occidentale. Quindi per questi credenti estremisti Israele è una vergogna. Ma temporaneo. Ciò che ha avuto luogo nei villaggi di confine israeliani il 7 ottobre sono stati massacri rituali da parte di assassini in delirio religioso, innescati in parte da stimolanti come il Captagon, prodotto in Siria e composto principalmente da anfetamine. Hamas voleva convincere i giovani che il massacro degli ebrei non era un crimine, ma una consacrazione del Profeta e che la rapina e lo stupro erano mezzi di lotta consentiti. Hamas voleva dimostrare agli ebrei cosa si sarebbero aspettati se fossero rimasti in Israele: mutilazioni, stupri, roghi. Ma i nostri leader illuminati e gli utili idioti dei media si aggrappano all’idea suicida che il conflitto sia per la terra. Questo è un inganno. L’Islam politico a Teheran non sta solo conducendo una guerra contro Israele. L’Occidente è un nemico ancora più grande degli ebrei. L’appeaser è qualcuno che dà da mangiare a un coccodrillo nella speranza che il coccodrillo lo mangi per ultimo, disse una volta Winston Churchill. Gli Stati Uniti e l’UE guidano questi pacificatori. Ursula von der Leyen, Kamala Harris: temo che anche loro, illudendosi di poter restare fuori pericolo, tradiranno gli ebrei e li consegneranno al fuoco”.
Intanto, come scrive Quatremer, la capitale belga e della UE è il vertice dell’appeasement, come dimostrano i finanziamenti alle ong islamiche.
A giugno è stata cancellata la partita di calcio tra Belgio e Israele in programma il 6 settembre a Bruxelles. Lo aveva deciso il sindaco della capitale belga, Philippe Close, secondo cui sarebbe “semplicemente impossibile” garantire la sicurezza. Ora gli atleti israeliani di frisbee sono dichiarati personae non grata in Belgio, dopo che le autorità di Gent li hanno esclusi da un torneo internazionale per “problemi di sicurezza”. La European Ultimate Federation, organizzatrice del Campionato europeo giovanile 2024 a Gent, ha annunciato che la squadra israeliana è stata bandita dall'evento. Il motivo addotto è stata un'azione di attivisti anti-israeliani che hanno scritto slogan sulla sede del torneo nel villaggio di De Pinte vicino a Gent. La Federazione ha affermato che il comune di Gent “vieta la partecipazione della delegazione israeliana” e “la presenza della delegazione israeliana”, nonché “qualsiasi riferimento relativo al conflitto israelo-palestinese”. Un decreto municipale di Gent afferma che “esiste un alto rischio di disturbo dell'ordine pubblico a causa della presenza di una squadra israeliana” e che alcune “organizzazioni di frisbee si oppongono alla partecipazione di Israele al torneo a causa del conflitto in corso a Gaza”.
Durante un evento elettorale, uomini e donne erano separati da una tenda, come è consuetudine nei circoli conservatori islamici. Dove siamo? A Bruxelles. Il risultato del partito islamico Adihar alle elezioni del Parlamento di Bruxelles è impressionante: il 16,5 per cento dei voti della popolazione di lingua olandese. Solo i Verdi hanno fatto meglio. Il partito islamista di Ahidar ha ottenuto più voti alle elezioni del Parlamento europeo nella regione di Bruxelles-Capitale rispetto all’SPD in Germania, che ha ottenuto il 13,9.
Su Le Figaro l’ex senatore belga e capo di Medici senza frontiere, Alain Destexhe, scrive:
“La polizia di Bruxelles è abituata a situazioni ad alto rischio. Vertici europei e Nato, manifestazioni violente di agricoltori e sindacati che a volte finiscono in tafferugli: mai un evento internazionale è stato cancellato con il pretesto di non poter garantire la sicurezza. La spiegazione quindi è altrove. Il nord di Bruxelles, dove vive la maggioranza della popolazione e dove si trova lo stadio nazionale dell'Heysel, ha un'alta concentrazione di popolazione musulmana che probabilmente è già maggioritaria o sul punto di diventarlo in comuni come Molenbeek, Anderlecht, Schaerbeek o la città di Bruxelles. Il 61 per cento della popolazione di Bruxelles è oggi di origine extraeuropea. Dal 7 ottobre, nelle strade di Bruxelles si sono svolte manifestazioni quasi settimanali, alcune delle quali hanno riunito decine di migliaia di persone, durante le quali vengono spesso scanditi slogan antisemiti. La maggior parte dei comuni e del parlamento regionale hanno approvato risoluzioni ostili allo Stato ebraico e chiedendo il riconoscimento immediato di uno Stato palestinese senza chiedere il rilascio degli ostaggi. L’unica manifestazione su larga scala contro l’antisemitismo ha riunito solo poche centinaia di persone. L'arabo, il turco e l'urdu erano ampiamente utilizzati nei volantini elettorali. Un’immagine deplorevole della ‘capitale d’Europa’”.
La Libre pubblica un’inchiesta da brivido: “Anno dopo anno, le chiese chiudono a Bruxelles…”.
Effettivamente, in Belgio per “ragioni di sicurezza” ci sono molte cose che non si possono più fare. Però, come ha appena fatto lo scrittore Herman Brusselmans, si potrà scrivere un articolo sulla rivista Humo: “Vorrei accoltellare ogni ebreo che incontro”. Questo sì, che si potrà fare. Come finanziare ong islamiche che inneggiano ai “martiri”.
A Charles Baudelaire fu sufficiente una tournée a Bruxelles per ricavarne la visione del Belgio come il nucleo marcio del continente europeo, come sta puntualmente dimostrandosi oggi. Il suo Pauvre Belgique! (1908) è difficile da reperire: in Italia c’è una vecchia edizione Feltrinelli sotto il titolo Ultimi scritti. È un libro corrosivo e assolutamente arbitrario, com’è arbitrario ogni attacco incondizionato a un popolo. Ma anche profetico e Baudelaire scrive che “la stupidità di questo popolo somiglia alla stupidità di tutti i popoli”. Baudelaire vedeva nei belgi un popolo facile da opprimere ma impossibile da schiacciare, grazie proprio alla loro melliflua stupidità di essere ovunque e con tutti e mai da nessuna parte. Baudelaire visita Liegi, Bruges, Namur, Malines, Anversa, Gand e ne conclude che è un’arlecchinata, oltre che un bâton merdeux, ma anche un esperimento spugnoso che fa da tramonto dell'Occidente, ma senza bandiere, e di un continente che oggi finge di essere unito in virtù di una semplice somma numerica: più siamo, più contiamo.
E la città che finanzia chi piange i tagliagole e caccia le loro vittime ci mostra come futuro comune il teatro baudeleriano dell’autodistruzione europea.
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