Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/08/2024, a pag. 15 con il titolo "Il capo di Hamas chiede garanzie per la propria vita" il commento di David Zebuloni.
David Zebuloni
La risposta iraniana all'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuta a Teheran lo scorso 31 luglio, sembra tardare, ma l'escalation in Medio Oriente continua imperterrita. Lenta e graduale, ma assolutamente costante, fatta di piccoli eventi che sembrano non trascinare le parti coinvolte in causa in una vera e propria guerra, ma che scaldano l'atmosfera a tal punto da renderla esplosiva. Quale sarà la goccia che farà traboccare il vaso? Chi sarà il prossimo a colpire?
L'Iran attaccherà Israele via terra o dal cielo?
La risposta sarà simbolica o feroce? E ancora: quale ruolo giocherà il Libano in questa pericolosa partita a scacchi? Hezbollah agirà solo per conto del regime degli ayatollah o rivendicherà un'azione propria? Forse, oltre i limiti delle sue attuali possibilità militari?
In attesa di risposte, l’esercito israeliano ha confermato la scorsa notte l’eliminazione del membro di Fatah, Khalil al-Maqdah, nel raid lanciato ieri nella città di Sidone in Libano. Il portavoce dell’IDF ha affermato in una nota che, insieme al fratello Mounir Al-Maqdah, Khalil operava per conto di Hezbollah e dei Guardiani della rivoluzione iraniani nella direzione di attacchi terroristici e nel contrabbando di armi e fondi destinati ad attività terroristiche in Cisgiordania. E non è tutto: lo stesso portavoce ha ammonito l’organizzazione terroristica che agisce in Libano, dichiarando di non avere alcuna intenzione di rimanere passivo di fronte agli attacchi perpetui sul nord del paese, e garantendo una risposta imminente.
Solo ieri, infatti, Hezbollah ha lanciato più di 50 razzi sulla città di Katzrin e sulle alture del Golan, ferendo un uomo e causando numerosi danni alle strutture locali. Anche il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha risposto agli ultimi attacchi, esortando il nemico ad abbassare i toni. «Hezbollah sta trascinando il Libano nell’oscurità, sia letteralmente che metaforicamente. Mentre il popolo libanese soffre per continui blackout e infrastrutture fatiscenti, Hezbollah dirotta le proprie risorse per incendiare la regione con violenza e terrore. Il popolo libanese merita un futuro di pace, dignità e un Libano libero dalla morsa del terrore», ha specificato il ministro su X.
CIRCONDATI DA TERRORISTI
Così, dopo mesi di guerra contro Hamas a Gaza, il focus israeliano sembra essersi definitivamente spostato oltre gli altri confini del paese: il Libano e la Cisgiordania. La stessa Cisgiordania dove, a oggi, abitano centinaia di migliaia di palestinesi affiliati alle organizzazioni terroristiche e indottrinati all'odio ebraico. Palestinesi responsabili di innumerevoli attentati terroristici all'interno dei confini israeliani, ultimo fra tutti quello avvenuto a Tel Aviv la notte del 18 agosto, quando un terrorista kamikaze si è fatto esplodere accanto a una sinagoga, anticipando erroneamente l’attacco e ferendo solamente un israeliano presente sul luogo.
Una minaccia, quella dei kamikaze locali, che incombe sugli israeliani e li spaventa non meno di quanto spaventi la minaccia iraniana, che da settimane ormai genera tanto fumo e poco, pochissimo arrosto. Che quelle del regime di Teheran siano parole, soltanto parole?
Forse. La storia, tuttavia, insegna che il terrorismo colpisce sempre, e sempre quando meno te lo aspetti. Dunque, ancora una volta, non resta che aspettare.
Attende anche Yahya Sinwar, leader assoluto di Hamas, che pare abbia chiesto garanzie per la sua vita nell’eventualità che si arrivi a un accordo sul cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi israeliani. Proprio lui, condannato per aver ucciso dei palestinesi, prima di organizzare le stragi del 7 ottobre scorso.
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