Israele recupera 6 ostaggi cadaveri
Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero
Data: 21/08/2024
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: Israele recupera 6 ostaggi, ma sono tutti cadaveri

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/08/2024, a pag. 12, con il titolo "Israele recupera 6 ostaggi, ma sono tutti cadaveri", la cronaca di Amedeo Ardenza

Sei ostaggi ritrovati morti in un tunnel a Khan Younis. Sono Yoram Metzger, di 80 anni, Chaim Peri (79), Avraham Munder (78), Alex Dancyg (75), Nadav Popplewell (51) e Yagev Buchshtav (35), assassinati da Hamas. 

Da ieri sei famiglie israeliane sono un poco meno disperate. I lori cari, sei uomini rapiti dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre, sono tornati; purtroppo senza vita. Le Israel Defense Forces (Idf) hanno recuperato le loro salme durante un’operazione in un tunnel di Khan Younis nella Striscia Gaza. Il rientro dei sei corpi mette però fine a undici mesi di angoscia e di notti insonni: adesso per i famigliari c’è un corpo a cui dare sepoltura e ci sarà una tomba su cui piangere. I sei uomini si chiamavano Yoram Metzger, di 80 anni, Chaim Peri (79), Avraham Munder (78), Alex Dancyg (75), Nadav Popplewell (51) e Yagev Buchshtav (35). Dei sei, Munder era l’unico ritenuto ancora in vita: della morte degli altri cinque ostaggi le autorità israeliane avevano appreso negli scorsi mesi. Del decesso di Dancyg aveva dato notizia anche Libero che in precedenza aveva intervistato il figlio dell’uomo, noto studioso di storia.
Hamas da parte sua cerca di confondere il nemico sulla sorte dei rapiti. Così a dicembre 2023, il gruppo terrorista aveva pubblicato un video che mostrava Peri, Metzger e un terzo ostaggio vivo, per poi affermare lo scorso marzo che i tre erano stati uccisi durante un attacco israeliano. A maggio, Hamas aveva condiviso una clip con Popplewell obbligato a recitare propaganda antisionista: il video sarebbe però stato pubblicato settimane dopo la sua uccisione. Sempre a marzo, Hamas aveva affermato che Buchshtav era morto per mancanza di cibo – colpa degli israeliani – e che poi anche Dancyg era rimasto ucciso sotto il fuoco delle Idf. Racconti appena più credibili di quelli del canale Telegram “Gaza now in English” secondo cui i sei israeliani sono morti per mano dei “nazisti britannici”.

BIBI CONTESTATO

Il primo ministro Benjamin (Bibi) Netanyahu, scrive The Times of Israel, ieri ha inviato le sue condoglianze alle famiglie dei sei ostaggi morti assicurando che «lo Stato di Israele continuerà a fare ogni sforzo per liberare tutti gli ostaggi, sia i vivi sia i caduti». Bibi replica così a chi lo accusa di non fare abbastanza per la liberazione dei rapiti per concentrarsi invece sulla guerra e sulla propria sopravvivenza politica. Nelle stesse ore Bibi, il cui governo ha accettato il piano Usa per una tregua a Gaza che parta dal rilascio degli ostaggi, incontrava il Forum Gvura e il Forum Tikva che rappresentano sia i famigliari dei rapiti sia i parenti di militari caduti a Gaza negli ultimi mesi. Anche loro vogliono gli ostaggi a casa ma chiedono anche che la morte in battaglia dei loro cari non sia vana. Ai due forum Bibi ha spiegato di non essere certo che ci sarà un accordo con Hamas ma che se ci sarà «garantirà gli interessi di Israele». Nel frattempo la pressione militare continuerà perché questo, ha scritto il Forum Gvura attribuendo le parole al premier, «è l’unico strumento per far sì che Hamas rinunci alla sue richieste irragionevoli».
Non la vede così lo Hostages Families and Missing Forum, il principale dei gruppi dei famigliari dei rapiti. Il forum ha scritto che «il ritorno immediato dei restanti 109 ostaggi può essere ottenuto solo attraverso un accordo negoziato. Il governo israeliano deve fare tutto ciò che è in suo potere per finalizzare l’accordo attualmente sul tavolo».
Va peraltro ricordato che in pochi in Israele credono che i 109 ostaggi ancora nelle mani dei loro rapitori siano in vita: Hamas sostiene che 75 di loro sarebbero ancora vivi, ma è opinione diffusa che almeno 70 ostaggi sarebbero già morti.
Parlando con Libero un portavoce del forum ha spiegato che l’organizzazione «ha fiducia nello stato e nelle autorità ma non ci fidiamo né di Bibi né dei suoi alleati estremisti.
La società è invece dalla nostra parte: anche tanti esponenti del Likud (il partito conservatore del premier, ndr) la pensano come noi ma preferiscono non esprimersi apertamente». E vi fidate di Hamas?
«No. Sono dei barbari, persone delle quali non ci si può fidare. Per noi però la palla è nella mani del capo del governo, non in quelle di Sinwar (il capo di Hamas, ndr)». Come vi aspettate che proceda il governo? «Io sono la portavoce di un forum, non è compito mio parlare con Hamas». Ieri i media israeliani hanno riportato dello scambio verbale avvenuto a marzo fra Einav Zangauker, madre di Matan rapito il 7 ottobre, e del capo del Mossad David Barnea. Alla donna, Barnea avrebbe detto che un accordo per la liberazione degli ostaggi non sarebbe possibile nell’attuale costellazione politica. Parole alle quali ha replicato l’ufficio del primo ministro affermando che «le dichiarazioni attribuite al capo del Mossad non sono mai state dette».
La replica della portavoce: «Il Mossad non ha un ufficio stampa e non a caso la smentita è arrivata dal capo del governo. Ma fra Einav e Bibi io non ho dubbi: credo a Einav».

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