Da Bibi ok alla tregua, sangue da Hamas
Analisi di David Zebuloni
Testata: Libero
Data: 20/08/2024
Pagina: 10
Autore: David Zebuloni
Titolo: Da Bibi ok alla tregua. Da Hamas sangue

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/08/2024, a pag. 10 con il titolo "Da Bibi ok alla tregua. Da Hamas sangue" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Il fallito attentato a Tel Aviv, rivendicato da Hamas, avviene all'indomani delle trattative di Doha. E' un messaggio chiaro da parte di Sinwar: nessuna tregua. Ma anche un segno di impotenza: le armi a Gaza non riescono più a colpire Israele, quindi si ricorre al terrorismo.

Il 19 agosto 2003 un terrorista kamikaze di Hamas travestito da ebreo ortodosso si fece saltare in aria su un autobus a Gerusalemme: 23 israeliani uccisi e 130 feriti.
Il 18 agosto 2024 la storia si è ripetuta, ma le sorti sono cambiate.
Un terrorista palestinese di Nablus, in Giudea e Samaria, ha pianificato un attacco terroristico nel cuore di Tel Aviv, ma qualcosa è andato storto: l'ordigno che portava nello zaino in spalla è esploso prima del dovuto, uccidendo solo il terrorista in questione e ferendo un israeliano nelle vicinanze. Il botto ha avuto luogo accanto a una sinagoga e si suppone che il kamikaze volesse compiere l'attentato al suo interno.
Milioni di israeliani vivono infatti in allerta, pronti all'attacco iraniano e libanese che potrebbe arrivare da un momento all'altro. Tuttavia, in attesa che i regimi dittatoriali islamici sparsi per il Medio Oriente si decidano sul da farsi, Hamas opta per agire da sé. Insieme alla Jihad Islamica, il movimento terroristico di Yahya Sinwar ha rivendicato l’attentato fallito a Tel Aviv e ha annunciato di volerne compiere degli altri. Proprio così: Hamas e Jihad annunciano di voler dare inizio alla terza Intifada.
Ormai incapace di colpire da fuori, con le munizioni quasi esaurite e un apparato militare messo in ginocchio, Hamas capisce di dover agire da dentro. Si rivolge così ai palestinesi residenti nel West Bank, incitandoli a compiere quanti più attacchi in nome delle organizzazioni terroristiche a Gaza. Detto fatto. Le reti sociali arabe si riempiono di minacce, intimidazioni, avvertimenti e provocazioni. Il rischio sembra imminente.
Un giorno dopo l'attentato fallito, infatti, nel gruppo Telegram dal nome Gaza Now che vanta quasi due milioni di iscritti, è stata pubblicata una fotografia ritraente l'insegna dell'iconico Henrietta Café a Tel Aviv, accompagnata da un testo breve e torvo: «Berremo presto un caffè con voi bastardi. Piangerete tutti, tanto e per sempre».
Ecco, ciò che gli israeliani hanno più temuto dal 7 ottobre a oggi, pare realizzarsi. L'attacco interno sembra ormai imminente. Impegnata da lunghi mesi a combattere su più fronti (Gaza, Libano, Iran, Yemen, Siria), Israele temeva più di qualunque altra cosa di dover combattere anche per le strade di Tel Aviv, di Gerusalemme e di Haifa.
Secondo alcuni, il fatto l'Autorità palestinese abbia spedito una richiesta ufficiale all'ufficio del premier Benjamin Netanyahu perché faciliti una visita del suo presidente Abu Mazen a Gaza, non è una coincidenza. Lo stesso Abu Mazen che non visita la Striscia dal 2007, ovvero da quando Hamas è salito al potere. A quasi un anno dall'inizio della guerra che ha stravolto l'intero Medio Oriente nulla sembra essere cambiato, i terroristi palestinesi si fanno saltare in aria in nome di Allah e gli israeliani si difendono: siamo punto e a capo.
Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ieri ha incontrato Benjamin Netanyahu. Il premier gli ha assicurato il sostegno per una proposta Usa per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza. «Ora spetta a Hamas fare lo stesso», ha detto Blinken. Ma forse la risposta di Hamas è già arrivata. Ed è sporca di sangue.

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