Jonathan, Omer e Zohar: soldati speciali
Cronaca di Claudia De Benedetti
Testata: Shalom
Data: 19/08/2024
Pagina: 1
Autore: Claudia De Benedetti
Titolo: Jonathan, Omer e Zohar: soldati speciali

Riprendiamo da SHALOM online il commento di Claudia De Benedetti del 19/08/2024 dal titolo "Jonathan, Omer e Zohar: soldati speciali".


Claudia De Benedetti

Special in Uniform, il programma che inserisce nell'esercito persone con disabilità. In Israele nessuno viene lasciato indietro e anche i portatori di disabilità hanno comunque delle capacità speciali. E sono quelle che vengono valorizzate nell'esercito. Anche per un miglior inserimento nella società, dopo il servizio militare.

Da troppi mesi ormai l’esercito israeliano è strenuamente impegnato in operazioni militari al nord e al sud dello Stato d’Israele. Vedere le immagini dei giovanissimi militari caduti, con straordinario coraggio, per proteggere e garantire la vita e l’esistenza pacifica del Paese, ci riempie di infinito dolore e di  profondo affetto per le loro famiglie e i loro amici, tante sono le storie di eroismo e tante sono anche le storie di Tikkun Olam, sconosciute ai più, che meritano di essere raccontate.

L’esercito israeliano ha “un’arma segreta”: sa creare squadre altamente addestrate di soldati d’élite composte interamente da adolescenti disabili e autistici.

Special in Uniform, in ebraico Gdolim Bemadim, è il programma del Jewish National Fund americano che integra i giovani adulti con disabilità nelle Forze di Difesa Israeliane, l’IDF, e in una fase successiva nella società israeliana. Lo spirito che guida il progetto è permettere ad ogni essere umano di raggiungere il proprio potenziale. Special in Uniform si concentra sul ‘talento’ di ogni giovane disabile per aiutarlo a trovare una collocazione all’interno dell’IDF che si adatti perfettamente alle sue capacità. L’attenzione è rivolta alle capacità, non alla disabilità, di ognuno, favorendo, in un momento successivo, l’indipendenza e l’integrazione nella società. «Non c’è niente di più israeliano che arruolarsi nell’esercito all’età di 18 anni – spiega Sandro Viterbo, membro del direttivo dell’Associazione Tsad Kadima, Un passo avanti –. Noi genitori siamo profondamente grati a chi dà ai nostri figli l’opportunità di avere un vero senso di appartenenza allo Stato di Israele. Se 18 anni fa mi avessero detto che i giovani di Tsad Kadima si sarebbe potuto arruolare nell’esercito non ci avrei creduto. Questa iniziativa, unica e meravigliosa, fa sì che i sogni dei nostri ragazzi e i nostri sogni, diventino realtà».

Jonathan Cohen, ad esempio, è un giovane disabile cresciuto nei centri di Tsad Kadima, che grazie al programma Special in Uniform ha potuto arruolarsi sfruttando le sue capacità verbali.

Equal in Uniform è invece il progetto di AKIM, uno degli enti più impegnati in Israele per offrire ai disabili pari opportunità: nato nel 2006 con due soldati, ora è operativo in 46 basi con 180 volontari e 1.100 alunni.

Un gruppo di giovani disabili in uniforme è stato ricevuto dal primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso della cerimonia di consegna dei diplomi ai piloti dell’aeronautica israeliana, un evento molto prestigioso che si svolge alla presenza delle massime cariche civili e militari e delle famiglie dei cadetti. «Una nazione forte è quella che non lascia indietro i suoi membri più vulnerabili – ha detto Netanyahu -. Israele è l’unica nazione al mondo che ha un esercito forte con la capacità di includere persone con disabilità».

Il percorso formativo di Omer Lahat è eloquente. Omer è un giovane nato con una paralisi cerebrale, il padre è stato pilota da combattimento nell’IAF, il suo sogno è sempre stato di diventare un soldato. Omer ha frequentato la scuola superiore, si è laureato con lode ed è stato il primo partecipante su sedia a rotelle ad aver partecipato al programma.

Zohar Siluk ha la sindrome di Down: grazie al progetto Special in Uniform ha ricevuto il diploma di merito di “Soldato speciale” dopo aver servito nel 638° battaglione di logistica tecnologica: «Sono orgoglioso del riconoscimento che mi è stato attribuito – ha detto – per me e la mia famiglia. Ognuno di noi può raggiungere obiettivi di cui andare fiero. L’IDF è il posto in cui in cui posso dare il meglio di me!».

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