Maduro contro le Ong straniere: la sinistra italiana non fiata
Commento di Marco Patricelli
Testata: Libero
Data: 17/08/2024
Pagina: 10
Autore: Marco Patricelli
Titolo: Maduro contro le Ong straniere: la sinistra italiana non fiata

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/08/2024, a pag. 10 con il titolo "Maduro contro le Ong straniere: la sinistra italiana non fiata", il commento di Marco Patricelli.

Marco Patricelli
Marco Patricelli

Nicolas Maduro, il dittatore del Venezuela, dichiara guerra alle Ong straniere. La sinistra italiana, che ha sempre difeso a spada tratta le Ong, soprattutto quelle nel Mediterraneo, di fronte a questo atto di censura tace. Perché Maduro è un "compagno" anche se sbaglia. 

Gli alfieri nostrani delle Ong quando il vento arriva da sinistra hanno la propensione innata ad ammainare le bandiere di partito e a simulare sufficienza volgendo altrove lo sguardo e i pensieri. Non potendo urlare al fascismo di fronte a quel democratico rosso a 24 carati di Nicolas Maduro, presidente del Venezuela a trazione marxista, il fronte progressista tace pur di non sconfessare l’ennesima figurina esterofila che gli fa rimediare l’ennesima figuraccia. Già, come spiegare altrimenti il voto unanime dell’Assemblea nazionale di Caracas, ovvero il parlamento, su una legge che mette bavaglio, mordacchia e tanto altro alle amatissime organizzazioni non governative col vizio di ficcanasare dappertutto? Il regime, che quel parlamento lo controlla e lo manovra, ha infatti varato la “Legge per il controllo, regolarizzazione, attuazione e finanziamento delle Ong e organizzazioni sociali”, obbligandole a iscriversi a un registro creato dal Ministero dell’interno e a presentare una relazione sulle fonti di finanziamento, specificando soprattutto sedi origine nazionale o straniera: 90 giorni di tempo per adeguarsi o togliere il disturbo, 180 per riscrivere lo statuto in base alle nuove norme.

«TERRORISMO»

La manovra cela, ma neanche tanto, il disegno di impedire che i fondi a disposizione delle ong possano essere utilizzati per sostenere l’opposizione nelle manifestazioni di piazza che dal punto di vista del governo venezuelano – ovvero del suo lider maximo – sono invece azioni di terrorismo da reprimere con la forza. L’equazione del regime è infatti esattamente questa: i soldi stranieri alimentano sommosse e fatti di terrorismo. Lo ha detto a chiare lettere Diosdado Cabello, numero due del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) contestato dalla piazza dopo l’esito scontato delle elezioni presidenziali inquinate da accuse di brogli, intimidazioni e manipolazioni.
Il centrosinistra del campo largo e ristretto, solito a inalberarsi appena le ong lanciano il minimo soffio di protesta per la loro attività nel Mediterraneo e a fare da tambureggiante cassa di risonanza, mantengono sul caso sudamericano un profilo insolitamente basso, per manifesto imbarazzo. Ai compañeros italiani il «no pasaran» va infatti bene contro il governo italiano di centrodestra uscito da elezioni regolarissime e limpidamente democratiche, ma la linea dura diventa burro fuso di fronte alle esigenze di potere di Maduro, perché non lo si può mica accusare di fascismo.
Un vizietto che arriva da lontano, da quando quel campione di diritti umani che era Stalin aveva proibito l’utilizzo del termine “nazista” sostituendolo con “fascista”, perché nell’Urss qualcuno poteva pure chiedersi come mai Hitler fosse nazionalsocialista e dove fosse la differenza in termini di libertà e diritti umani. La legge varata con la massima disinvoltura a Caracas impedisce alle ong di ricevere contributi economici finalizzati a sostenere organizzazioni politiche, ovviamente antiregime, o di effettuare donazioni con la stessa finalità, perché così promuoverebbero «fascismo, intolleranza e odio». Ci risiamo. La lotta antifascista sempre e comunque, un po’ come Putin, Anpi e Avs vari, perché lo spauracchio funziona sempre e ai Ghostbusters i fantasmi basta evocarli per far finta di crederci, e non volerli vedere dove ci sono.

LA LEGGE RUSSA

Il copione sulle ong, coccolate e vezzeggiate lungo lo Stivale, è lo stesso adottato in quelle parti del mondo dove il concetto stesso di democrazia è strumentale e aleatorio. Di recente il parlamento georgiano aveva dato il via libera a quella subito ribattezzata “legge russa” (in quanto fotocopia di una in vigore a Mosca) il cui dettato prevedeva che le organizzazioni non governative e i mezzi di informazione indipendenti che ricevono più del 20% dei finanziamenti da donatori stranieri, per motivi di trasparenza si sarebbero dovute registrare su un database come portatori di “interessi di una potenza straniera”. Compito del Ministero della giustizia controllare, col potere di accesso su informazioni sensibili, mentre in Venezuela la competenza è del Ministero dell’interno. Tanto per non farsi mancare nulla Maduro ha proceduto a sospendere per dieci giorni la rete social X con l’obiettivo di bloccare del tutto Whatsapp, perché meno si sa e meglio è, meno si veicolano idee meno rischia la dittatura, più silenzio c’è attorno al Venezuela meno problematica è la gestione di una repressione che non si può però nascondere. Lo Stato di diritto è pura utopia in un Paese disastrato nell’economia e nelle istituzioni. Per non parlare delle libertà Tant’è che l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato l’allarme per il ricorso spregiudicato agli arresti arbitrari e all’uso della forza contro i manifestanti. Altra angolazione politica, altra latitudine geografica, altra storia nella narrazione.

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