Riprendiamo da LIBERO di oggi 17/08/2024, a pag. 1/2, con il titolo "Giù le mani da Cipollino", l'editoriale di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
La questione potremmo aprirla e chiuderla con il nostro sorridente appello: “Giù le mani da Cipollino!”. E aggiungere uno stentoreo (e scherzoso, sia chiaro, se no arrivano subito i gendarmi progressisti della polizia del pensiero, notoriamente sprovvisti di senso dell’umorismo): “Né ius soli, né ius scholae: vogliamo solo lo ius Boldi”.
Ma, amici lettori, la verità è che c’è più da piangere che da ridere, perché se la sinistra italiana – con il caldo che fa, appena passato Ferragosto – si sente in diritto e in dovere di aggredire perfino il povero Massimo Boldi, allora vuol dire che i compagni stanno veramente alla frutta.
I fatti, intanto. Che ha combinato il celebre comico? Quale orrendo crimine rischia di condurlo, se non alla Corte dell’Aja, per lo meno davanti agli occhiuti inquisitori della Suprema Cupola Politicamente Corretta?
Pensate un po’: Boldi, il giorno di Ferragosto, avendo letto il post di auguri pubblicato su Instagram da Giorgia Meloni, che la ritraeva insieme a sua figlia, ha osato rispondere con parole di stima e di incoraggiamento: “Buon Ferragosto ben amata Giorgia, nostra Presidente del Consiglio della Repubblica, sei sempre più forte e stai cambiando il nostro Paese in meglio. Ed io non posso far altro che ringraziarti e continuare a stare dalla tua parte. Abbraccio te e tutta la tua famiglia”.
Non l’avesse mai fatto: apriti cielo!
Le rozze brigate della sinistra social si sono immediatamente scatenate, processando e condannando sul posto – senza appello – il malcapitato Cipollino, su cui è stata riversata una caterva di insulti, classificabili in tre categorie. Prima scuola di pensiero: vergogna, fa tutto questo perché deve lanciare il suo film di Natale (“A Capodanno tutti da me”) dove pare che Boldi interpreterà un politico. Seconda scuola di pensiero: vergogna, cerca un posto in Rai. Terza scuola di pensiero: vergogna, fa più ridere con questi post che con i suoi film.
IL SOLITO METODO
Anche un bambino non troppo sveglio capisce che qui – altro che scuola di pensiero – non c’è né “scuola”, cioè educazione, né “pensiero”, cioè riflessione. Semmai, c’è solo un istinto che porta la sinistra a lapidare chiunque si permetta di chiamarsi fuori dallo schieramento dei nuovi resistenti (contro il fascismo che non c’è: ma questo è naturalmente un dettaglio).
E quindi siamo arrivati al cuore della questione. Questo apparentemente piccolo episodio estivo ci consente di illustrare almeno due verità fondamentali, che potremmo definire (spiriti di Pitagora e Euclide, abbiate pietà di noi) “primo e secondo teorema di Cipollino”.
Ecco dunque il primo teorema di Cipollino: se a parlare contro Meloni è la cantante Elodie, allora per i nostri giornaloni e per i vipponi progressisti siamo davanti alla nuova Rosa Luxemburg; se invece a parlare (ahilui, pro Meloni) è Massimo Boldi, allora si tratta (versione Oxford) di uno stronzo oppure (versione Cambridge) di un figlio di puttana.
Ed ecco – in perfetta sequenza logica – il secondo teorema di Cipollino: se sui social viene attaccata una personalità di sinistra, si tratta di bullismo, di violenza, di roba da haters, di odio online; se invece viene aggredito un qualunque altro soggetto non dotato di patente o lasciapassare di sinistra, allora è lui che se l’è cercata, è lui che ha provocato le “comprensibili” reazioni degli utenti.
INGIUSTIZIA
Povero Boldi, questa carognata non se la meritava proprio. Ieri pomeriggio ha ricevuto la solidarietà di Giorgia Meloni, e lui stesso ha dignitosamente commentato: «Se a 80 anni, dopo la carriera che ho fatto, mi serve chiedere un favore alla Meloni, boh. A me sembra che io non debba rendere conto a nessuno delle mie opinioni politiche».
Ovviamente, ha ragione lui fino alle virgole. Quanto a noi, non dobbiamo smettere di diffidare dei gendarmi rossi, che dicono di amare la satira: ma solo quando è concepita o strumentalizzabile per aggredire gli avversari politici. Negli altri casi, parte la bastonatura (democratica, naturalmente).
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