Israele deve essere un continuo pericolo per l’Iran
Commento di Antonio Donno
Sul Foglio di giovedì scorso Giuliana Ferrara così conclude il suo articolo: “[…] La rinuncia all’ipotesi di colpire per primi per evitare che un regime fanatico e terroristico minacci la sicurezza di un avamposto occidentale [Israele] non è contemplabile”. Al di là della contorsione stilistica di Ferrara, quello che egli afferma è esatto, con tutte le complicazioni belliche che tale iniziativa può comportare. Benché Hamas si trovi in una situazione particolarmente difficile, incapace ora di portare pericolose minacce a Israele, è la parte nord del Paese che continua a rappresentare un pericolo incombente, dal momento che Hezbollah possiede un arsenale militare di notevole potenza, continuamente foraggiato da Teheran. Israele ha colpito finora i suoi nemici eliminando due esponenti di spicco dell’organizzazione terroristica. In particolare, l’uccisione di Haniyeh in territorio iraniano ha un significato particolare: l’Iran è attaccabile, nonostante le sue ripetute affermazioni che il suo obiettivo è di cancellare Israele dal Medio Oriente islamico e non solo.
In realtà, Teheran non ha mai osato affrontare direttamente Israele per distruggerlo, ben consapevole della sua inferiorità militare e, per questo motivo, ha scelto di logorare nel tempo lo Stato ebraico con i suoi subordinati, Hamas e Hezbollah. Questo assedio pluridecennale non ha portato ad alcun esito, ma il logorio che Israele ha dovuto subire è evidente. Essere sempre sulla difensiva, colpire l’avversario di volta in volta e spesso in settori limitati, dopo aver subito un attacco, vivere in una situazione di perenne allarme non può essere tollerato da un Paese dopo settantacinque di esistenza sempre minacciata. Eppure, sembra che questa situazione si trascinerà in un tempo indefinito. Per fortuna, gli “Accordi di Abramo”, voluti da Netanyahu, hanno eliminato dalla scena il pericolo proveniente da alcune parte del mondo sunnita e anche l’Arabia Saudita si oppone ai progetti distruttivi di Teheran nei confronti di Israele. Oggi, il pericolo per Gerusalemme viene dall’Iran.
Teheran pensa di poter vendicare la morte di Haniyeh avvenuta sul suo territorio e parla di vendetta contro Israele. Nulla si muove, però. Israele è pronto a rispondere ad un attacco iraniano, ma Teheran sa che un suo attacco allo Stato ebraico comporterebbe una risposta israeliana che metterebbe in pericolo la stessa esistenza dello Stato degli ayatollah, suscitando l’entusiasmo dei milioni di iraniani che si oppongono ad un regime mortifero. Un esito, tra l’altro, che piacerebbe molto al mondo sunnita, che vede con sospetto il progetto di Teheran di allargare la propria influenza nel Medio Oriente, sostenuto in questo da Russia e Cina. Il triangolo Iran-Russia-Cina è, infatti, l’unica garanzia di sopravvivenza di un regime dalle radici non proprio solidissime.
Gli Stati Uniti si opporrebbero ad un attacco israeliano all’Iran, ma non si tirerebbero indietro se Teheran dovesse osare di portare la guerra contro Israele. Infatti, il recente schieramento di navi americane nel Mediterraneo orientale sta ad indicare che l’Iran è sotto la minaccia di una ritorsione americana, se il regime degli ayatollah dovesse decidere incautamente di attaccare lo Stato ebraico.
Anche se l’Iran non dovesse fare un passo di questo tipo, tuttavia continuerà ad essere un pericolo verso Israele, soprattutto per mezzo dei suoi gruppi terroristici. Molti invocano la fine dell’operazione israeliana a Gaza, ma sarebbe una follia. Hamas deve essere sradicata, altrimenti le sue fila si ricostituirebbero ben presto con il sostegno di Teheran.
Nello stesso tempo, però, Hezbollah rappresenta un pericolo più solido ai confini settentrionali di Israele. Nel corso degli anni, la debolezza cronica del governo del Libano ha dato la possibilità all’Iran di piazzare i suoi gruppi terroristici. Se Hamas dovesse essere cancellato, Gaza dovrebbe essere controllata per un certo tempo da Israele, per dar modo alle forze armate di Gerusalemme di concentrarsi sull’obiettivo di eliminare Hezbollah. Un’operazione di estrema difficoltà per Gerusalemme, ma lo Stato sionista non può continuare a vivere in una condizione di continuo pericolo.
Antonio Donno