Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/08/2024, a pag. 3 il commento di Fausto Carioti dal titolo “La ricetta funziona: fa scuola nell'Ue e convince anche Londra”
Fausto Carioti
Il destino non è scritto. La politica di contrasto all’immigrazione irregolare fondata su «esternalizzazione e spostamento delle frontiere europee», con la quale «non è cambiato niente» (Elly Schlein alla conferenza nazionale del Pd, 20 gennaio 2024), sta invece cambiando tutto. Anche se la sinistra racconta il contrario, la resa a ondate migratorie incontrollate e capaci di stravolgere nel giro di poche generazioni intere società, di creare enclave in cui le ragazze non possono indossare una gonna e uscire da sole, come avviene a Molenbeek in Belgio e a Saint-Denis in Francia, non è inevitabile. Ci sono decisioni che possono fare la differenza.
Ora lo dicono anche i dati di Frontex, l’agenzia della guardia di frontiera della Ue, e le scelte del governo britannico del laburista Keir Starmer, il cui partito è membro dei Socialisti europei, la stessa famiglia del Pd. Giunto da poco più di un mese al numero 10 di Downing Street, Starmer è l’ultimo una lista di leader europei che intendono imitare le scelte italiane e raggiungere un’intesa col governo di Giorgia Meloni per contrastare insieme i trafficanti di esseri umani.
LA PRIMA PREOCCUPAZIONE
I numeri di Frontex parlano da soli. Sono crollati gli arrivi dalla rotta del Mediterraneo centrale, quella che dalla Libia e la Tunisia porta i migranti a Malta e soprattutto in Italia. Da gennaio a luglio ne sono giunti così 32.200, nello stesso periodo del 2023 erano stati oltre 89.000: un crollo del 64% sul quale pochissimi avrebbero scommesso. Il risultato, spiega l’agenzia europea, «può essere attribuito principalmente alle misure preventive delle autorità tunisine e libiche per interrompere le attività dei trafficanti».
Frenare quel flusso era - ed è - la prima preoccupazione del governo di Roma.
Non solo a questo, ma soprattutto a questo servono i «partenariati» del Piano Mattei con i Paesi africani. Questo era pure l’obiettivo principale degli accordi firmati da Ursula von der Leyen con i governi tunisino ed egiziano, al termine delle mediazioni condotte da Meloni, e della collaborazione che la premier italiana e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno avviato con i loro omologhi di Tripoli, i quali beneficiano di finanziamenti europei pur non avendo ancora accordi di partenariato con Bruxelles.
Una linea che la futura commissione Ue dovrebbe portare avanti: non per simpatia verso le richieste della destra, ma perché si è rivelata l’unica funzionante.
Perciò von der Leyen ha avvertito che sarà «fondamentale una cooperazione rafforzata con i Paesi terzi, che siano di origine odi transito», e ha fatto sapere di condividere l’idea di «prevenire la migrazione irregolare affrontando le domande di asilo più lontano dalle frontiere esterne della Ue», aprendo così a intese come quella firmata da Meloni col premier albanese Edi Rama.
I numeri diffusi ieri da Frontex, infatti, non sono inattesi. Confermano una tendenza fotografata da mesi nei bollettini del Viminale. La sinistra italiana, relegata all’opposizione, finge di non vederli e non li commenta, ma le sinistre che sono al governo nei rispettivi Paesi li guardano con invidia. È il motivo per cui, tre mesi fa, ben quindici ministri dell’Interno o dell’Immigrazione di altrettanti Stati Ue, inclusi alcuni progressisti (come quelli danese, estone e maltese), hanno chiesto alla commissione di Bruxelles, assieme al nostro Piantedosi, di accelerare i rimpatri, spostare «al di fuori della Ue» la gestione degli immigrati recuperati in mare e adottare modelli «ispirati al memorandum d’intesa Ue-Tunisia», quello che il Pd aveva bollato come «un piano fallito».
L’efficacia di queste soluzioni spiega pure perché l’asse tra Roma e Londra sulla lotta all’immigrazione irregolare sia sopravvissuto alla sconfitta del conservatore Rishi Sunak, forse il premier con cui Meloni aveva il rapporto personale migliore, e all’arrivo di Starmer. La cui situazione, come ha certificato Frontex, è opposta a quella della sua collega italiana: nei primi mesi sette mesi dell’anno gli sbarchi di immigrati irregolari nel Regno Unito sono aumentati del 22%. E solo domenica scorsa hanno attraversato la Manica in 703: il numero più alto registrato in un solo giorno dal 5 luglio, quando è entrato in carica il governo. Starmer sta perdendo il controllo della situazione, come mostrano anche gli scontri nelle città inglesi a più alto tasso d’immigrazione.
LA NUOVA MISSIONE DI EUROPOL
Insieme, ha spiegato il quotidiano The Telegraph, il laburista britannico e la leader della destra italiana intendono ridisegnare gli obiettivi di Europol, l’agenzia di polizia della Ue. Dopo la Brexit il Regno Unito non ne fa più parte, mala collaborazione continua. Meloni, racconta il giornale inglese citando anche fonti del governo di Roma, «ha proposto o una riorganizzazione completa di Europol, affinché si concentri sulla migrazione illegale, oppure di assegnare all’agenzia una missione speciale su questo tema». I due capi di governo ne hanno parlato il mese scorso, durante il vertice della Comunità politica europea che si è svolto a Blenheim Palace, e Starmer ha dato il proprio sostegno al piano di Meloni. Proponendo anche che gli agenti del Regno Unito e quelli di Europol svolgano operazioni congiunte contro le bande di trafficanti di immigrati.
«È stato permesso a un’intera industria criminale di radicarsi sia lungo il nostro confine sia attraverso sofisticate reti criminali, in tutta Europa e oltre. È sconvolgente che per così tanto tempo siano riusciti a farla franca»: lo dice al Telegraph un portavoce del governo laburista inglese, ma potrebbe sottoscriverlo qualunque esponente del governo italiano. Quella che per la sinistra italiana non è una priorità («ossessione securitaria», la chiamano da quelle parti), per le sinistre europee che hanno l’onere di governare è oggi la sfida più importante di tutte.
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