Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/08/2024, a pag. 6, la cronaca di Alessandro Gonzato intitolata: "Chef Rubio minaccia i giornalisti: 'Devono temere per sé e per i loro figli'".
Alessandro Gonzato
L’attivista Chef Rubio avvisa: «I giornalisti devono temere per l’incolumità dei loro figli». Speriamo che l’arma, al massimo, sia l’alito post “Camionisti in trattoria” e “Unti e Bisunti”, i due programmi televisivi che l’hanno reso noto. Gabriele Rubini, il Rubio dicevamo, era famoso per mangiate pantagrueliche su tovaglie di carta macchiate d’olio: giù di amatriciana, pasta alla puttanesca, costolette e spremute di colesterolo. Da qualche tempo lo chef senza fornelli è diventato un nemico giurato di Israele e dell’Occidente, si presenta come il generale della resistenza di Frascati ma a 41 anni, in pantaloncini, maglietta e calzettoni di spugna fino al ginocchio in stile ballerine di can-can – come l’altra sera, ci arriviamo – sembra un Peter Pan imbolsito, e sfortunatamente senza calzamaglia.
Un attimo: forse le armi contro i figli dei giornalisti sono proprio quei calzini. Non sappiamo cos’augurarci. Il Rubio, che in spagnolo significa biondo ma lui è più rosso della vergogna, è stato l’ospite d’onore della Festa nazionale della “riscossa popolare”, organizzata a Pontedera (nel Pisano) dalla sezione locale dei “Carc”, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo. Per rendere più avvincente la serata mancava solo la proiezione della Corrazzata Potëmkin, capolavoro cecoslovacco con sottotitoli in tedesco che strappò Fantozzi dalla partita Inghilterra-Italia e dal suo programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatone di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero. Quest’ultimo a “Unti e Bisunti” era di casa.
Comunque, ecco l’intervento integrale di Rubio coi calzettoni al menisco, preceduto dalla seguente domanda del conduttore della serata, che i 50 forse li ha scavallati e veste come Guido Bianchi di “Propaganda”, in arte Zoro, l’ex grande sponsor di Soumahoro: «Credi che dobbiamo andare fino in fondo nella solidarietà alla resistenza palestinese? Che dobbiamo mirare in alto e come diciamo noi fare piazza pulita dei complici del sionismo nel nostro Paese e che stanno al governo e nei palazzi del potere?». Risposta dello chef: «Sicuramente i primi responsabili, e quindi i primi obiettivi della resistenza continentale incluse anche Sicilia e Sardegna (come si diceva nelle televendite, ndr) in sostegno del popolo palestinese sono i giornalisti e le giornaliste. Loro devono avere paura ad andare al lavoro ogni giorno.
Devono temere per l’incolumità dei figli e delle figlie. Trattano con estremo disprezzo la vita umana (...) se ci fosse un movimento globale, generale, dovrebbe attaccare prima i media». Attenzione: quindi alito e calzini non c’entrano e Chef Rubio ha dell’altro in testa? La cosa si fa piuttosto grave. Intanto il pubblico e gli organizzatori applaudono, sembrano piuttosto convinti della missione.
Durante l’intervento il Rubio ha puntato il dito di nuovo contro Enrico Mentana, Maurizio Molinari, David Parenzo e il giornalista di Open David Puente, il quale ha diffuso sui social l’orazione del Rubio.
Ora, Rubio è un Rubio, ma la sua uscita potrebbe fare comunque proseliti tra le zucche vuote.
Siamo certi che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sempre attenta a tutelare i colleghi giornalisti e che giustamente rivendica quotidianamente la libertà di informare, non tarderà a farsi sentire per difendere i colleghi che non tifano per i terroristi di Hamas.
Intanto lo chef continuerà a lordare tovaglie e non solo.
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