Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - commento di Gerard Level tradotto dal Wall Street Journal dal titolo "I manifestanti anti-Israele sono la migliore conferma della necessità del sionismo"
I dimostranti antisemiti che infuriano nei nostri campus e nelle nostre città certamente non ne hanno l’intenzione, ma stanno perorando con forza la causa del sionismo. Nel 1896 Theodor Herzl, un giornalista ebreo viennese molto assimilato, pubblicò Der Judenstaat, ovvero “Lo Stato ebraico”, un manifesto-appello per la fondazione di una patria ebraica nella terra biblica d’Israele. Ciò diede il via al moderno movimento sionista. Herzl aveva riscoperto le sue origini ebraiche seguendo il processo ad Alfred Dreyfus, l’ufficiale ebreo falsamente accusato di aver tradito la Francia. Constatò che Dreyfus era un ebreo assimilato e un fiero cittadino francese. Eppure veniva trattato come un traditore perché era ebreo, con grida di “morte agli ebrei” che rimbombavano nelle strade della raffinata Parigi. Messo di fronte a con questa anomalia, Herzl giunse controvoglia alla conclusione che gli ebrei, osservanti o assimilati che fossero, avevano bisogno di una propria nazione per essere al sicuro dalle persecuzioni. Il concetto incontrò varia opposizione, anche da parte di ebrei. Molti europei erano convinti che l’Illuminismo avesse trionfato sui pregiudizi antiebraici: una convinzione che divenne insostenibile quando poi i nazisti trucidarono circa sei milioni di ebrei europei. Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale è diventato di nuovo facile sentirsi appagati per la condizione degli ebrei nella diaspora. Ma dopo il 7 ottobre è impossibile negare che siamo testimoni di un parossismo mondiale di odio contro Israele che si è inesorabilmente trasformato in classico antisemitismo. Sin dalla loro fondazione, gli Stati Uniti sono stati uno straordinario rifugio per gli ebrei. Nel 1790 George Washington affermò, in una lettera alla comunità ebraica di Newport, Rhode Island, che nel nuovo paese ogni ebreo si sarebbe “seduto in sicurezza sotto la sua vite e il suo fico, e non ci sarebbe stato nessuno a spaventarli” [citazione da Michea 4:4 ndr]. Eppure oggi, persino nelle aule del Congresso l’antisemitismo emerge in modo drammatico e gli ebrei vengono intimiditi. E così si scopre che Herzl aveva ragione sulla necessità di ristabilire la patria ebraica. A molti di noi sembrava inconcepibile che l’America, la nostra casa e un faro di libertà, potesse mai essere altro che un rifugio sicuro per gli ebrei. Improvvisamente, non ne siamo più così sicuri. Ecco perché coloro che sono in prima fila nelle manifestazioni anti-israeliane e anti-ebraiche stanno dando pieno credito e impulso al sogno sionista. Anche nella nazione più accogliente del mondo, gli ebrei si sentono in pericolo. Solo in un Israele sicuro, una nazione del popolo ebraico e per il popolo ebraico, gli ebrei possono essere certi di non essere perseguitati a causa di ciò che sono. Coloro che alimentano la propaganda anti-israeliana e antisemita sono i migliori reclutatori che un sionista possa desiderare. Danno voce alle paure di Herzl e alla ragione di fondo dell’esistenza proprio dello stato che vorrebbero distruggere. Quando le venne chiesto quale fosse l’arma segreta di Israele, Golda Meir rispose: “Non abbiamo nessun altro posto dove andare”. I dimostranti che riempiono le nostre strade di invettive antiebraiche sembrano impegnati a confermare l’affermazione di Golda Meir, e con essa lo stesso progetto sionista. (Da: Wall Street Journal, 28.7.24)
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