Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/08/2024, pag. 15, con il titolo "Starmer vuole il reato di islamofobia", l'analisi di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Se la Gran Bretagna non è ancora arrivata al punto di rottura poco ci manca. «La guerra civile è inevitabile» ha commentato su X Elon Musk osservando gli scontri di Liverpool, ma per il governo britannico si tratta «di una minoranza di teppisti che non rappresentano la Gran Bretagna». Di gruppi di estrema destra circoscritti che hanno passato il limite approfittando dell’omicidio di tre bambine, ma comunque facili da estirpare. Non certo «problemi profondi a lungo termine» come li ha definiti Nigel Farage.
Gli scontri peraltro sono continuati anche ieri, mentre domenica sera i manifestanti hanno preso di mira un altro hotel vicino a Birmingham che ospita migranti e un agente è rimasto ferito, secondo quanto comunicato dalla polizia. In via precauzionale la Nigeria e l'Australia, dopo la Malesia, hanno invitato i propri concittadini a fare attenzione e ad evitare le zone dei disordini. Ma soprattutto va segnalato che dalle grossolane minacce, rare a sentirsi dalle parti di Downing Street («vi garantisco che vi pentirete di aver preso parte a questo disordine»), il premier laburista Keir Starmer ha deciso di passare ai fatti istituendo una sorta di esercito di poliziotti per contrastare le rivolte.
«Avremo un esercito permanente di ufficiali specializzati, ufficiali di pubblica sicurezza, così da avere abbastanza per gestire la situazione», ha dichiarato il premier. «Questa non è una protesta, è pura violenza e non tollereremo attacchi alle moschee o alle nostre comunità musulmane», ha ammonito il premier britannico tradendo la sua impostazione ideologica che è quella di tutta la sinistra inglese, ma non solo, secondo cui in Inghilterra tutto è lecito ma non prendersela con gli immigrati, specie se islamici.
IN ARRESTO 378 MANIFESTANTI
Le maniere forti sono testimoniate anche dai numeri, secondo Gavin Stephens, presidente del sindacato di polizia vicino al Labour ha detto che «finora sono stati effettuati 378 arresti e ci aspettiamo che il totale aumenti ogni giorno man mano che le forze continuano a identificare le persone coinvolte e ad arrestare i responsabili. Si lavora tutto il giorno per farlo e le persone coinvolte saranno assicurate alla giustizia». Anche lui ha sottolineato che «non si tratta di un’attività di protesta o di persone che esercitano il loro diritto democratico» bensì di «una violenza inutile».
Ma dove vuole arrivare Starmer?
«Invece di assecondare coloro che hanno contribuito a fomentare l'orribile razzismo dietro queste proteste, ci aspettiamo che il nostro governo denunci il fanatismo e l'islamofobia dietro di loro e stia spalla a spalla con le sue vittime» ha suggerito in una lettera aperta l’ex leader laburista Jeremy Corbyn, ed è questa la strada che sulla scia delle rivolte l’esecutivo sembra intenzionato a battere, ovvero l’istituzione di uno specifico reato di islamofobia.
Secondo i conservatori sarebbe il passo decisivo per spaccare la società introducendo una legge che minaccia la libertà di parola e crea, quella sì, discriminazioni, ma questo è quello che l’enorme e influente comunità islamica britannica chiede ormai da tempo con l'avallo di gran parte della sinistra compiacente.
D’altronde il Labour è anche l’unico partito britannico che ha istituito una politica interna contro l’islamofobia, ovvero contro qualsiasi atteggiamento dei tesserati che possa essere considerato discriminatorio nei confronti della religione musulmana e dei suoi credenti. Questo vale anche per atteggiamenti molto blandi, come, citiamo dal sito del partito, «affermando che i musulmani stanno prendendo il controllo della società britannica o delle istituzioni civili o politiche attraverso la loro presenza nella stessa o catastrofizzando l'immigrazione dai Paesi a maggioranza musulmana».
«PAURA LEGITTIMA»
Non vale il fatto che in nome di quella religione siano stati perpetrati crimini orrendi, e che quindi, come ha detto Ayaan Hirsi Ali, non si tratta di fobia, ma di paura legittima. Né che, come ha sempre sottolineato l’attivista somala, la parola “islamofobia” nasconda in realtà «la negazione a voler discutere di ciò che l’islam sostiene sulle donne, gli omosessuali, gli ebrei, i cristiani e quelli che hanno abbandonato la fede». Insomma «un termine stupido messo in circolazione per cercare di suggerire che un pregiudizio ripugnante si nasconda dietro qualsiasi dubbio sull'infallibile “messaggio” dell’islam», come lo ha definito lo scrittore Christopher Hitchens, che di Hirsi Ali era anche amico. Suo fratello Peter, che a Christopher è sopravvissuto e con lui ha condiviso idee e conversioni politiche, aveva rivelato con indubbia chiarezza la verità: «Quando ero un rivoluzionario marxista, eravamo tutti a favore di più immigrazione possibile.N Nonperché ci piacessero gli immigrati, ma perché non ci piaceva come era la società britannica.
Abbiamo visto gli immigrati – da qualsiasi luogo – come alleati contro la società conservatrice ... Volevamo usarli come grimaldello.N Inoltre,ci piaceva sentirci “superiori” alle persone comuni – di solito delle zone più povere della Gran Bretagna – che videro i loro quartieri improvvisamente trasformati in presunte “comunità vibranti”». Ecco come in Gran Bretagna tutto è iniziato e tutto sta terminando. Alla fine infatti il rapporto si è invertito, ora sono gli immigrati che stanno usando i “rivoluzionari marxisti” come grimaldello. E insieme stanno abbattendo la società britannica.
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