Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/08/2024, a pag. 1/2, con il titolo "Usa e Israele al lavoro per rifare la coalizione che ha già fermato l'Iran. Ma i paesi arabi esitano", l'analisi di Amedeo Ardenza
«Invio le mie condoglianze alle famiglie delle persone assassinate e i migliori auguri di pronta guarigione alle persone ferite nell'attacco di Holon». Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è espresso domenica su X dopo un attacco terrorista nella città a sud di Tel Aviv diventata parte dell’area metropolitana della prima città d’Israele.
Rina Daniv, 66 anni, stava passeggiando insieme al marito 69enne Shimon Daniv nella Moshe Dayan Street di Holon verso il locale parco pubblico quando un palestinese li ha aggrediti prendendoli a coltellate.
Nel giro di pochi secondi, l’uomo ha percorso 500 metri per poi accoltellare un 80enne alla fermata dell’autobus e un altro passante. Il terrorista, il 35enne Ammar Razek Kamel Odeh, è stato freddato poco dopo da un poliziotto che si trovava sulla stessa strada.
I soccorritori arrivati sulla Moshe Dayan Street hanno constatato la morte di Rina Daniv e dell’ottantenne.
Shimon Daniv è grave: meno grave l’altro accoltellato, un 24enne. «Elogio i poliziotti che hanno avvicinato ed eliminato il terrorista», ha proseguito il premier su X. Kamel Odeh, originario di Salfit in Cisgiordania, non aveva un permesso per risiedere in Israele, dove però risulta essere entrato tre giorni prima dell’attacco.
«Salderemo i conti con tutti coloro che hanno collaborato con lui», ha concluso Netanyahu. L’attacco in una città costiera nel cuore d’Israele preoccupa il governo che deve stabilire se si sia trattato di un’azione isolata o dell’apertura di un ulteriore fronte bellico nelle ore in cui lo stato ebraico attende un nuovo attacco da parte dell’Iran. Gli ayatollah hanno promesso di vendicare l’omicidio giorni fa a Teheran di Ismail Haniyeh: l’eliminazione attribuita ma non rivendicata dal Mossad del capo politico di Hamas mentre era ospite della Guida Suprema Ali Khamenei ha messo in grave imbarazzo il regime teocratico che adesso vuole lavare con il sangue israeliano l’onta subita.
L’attacco potrebbe essere diretto oppure mediato per esempio da Hezbollah in Libano come anche da gruppi jihadisti in Siria, dagli Huthi in Yemen o ancora dalla Jihad islamica palestinese attiva nei territori; il tutto mentre la guerra contro Hamas a Gaza è scemata di intensità ma è lungi dall’essere conclusa – ieri gli israeliani hanno rinvenuto altri tunnel che collegano la Striscia all’Egitto –, da cui il timore d’Israele per una guerra su più fronti. Ieri, in due diversi bombardamenti, le Israel Defense Forces (Idf) hanno eliminato 9 terroristi nell’area di Tulkarem.
La tensione continua a crescere soprattutto lungo il confine con il Libano. Secondo Times of Israel, una brigata delle Idf, la Kfir, ha compiuto esercitazioni simulando un intervento nel Paese dei cedri. Domenica anche i governi francese e italiano hanno sollecitato i loro cittadini a lasciare il Paese dei cedri. «Visto l’aggravarsi della situazione, invitiamo gli italiani che soggiornano in Libano a non recarsi assolutamente nel Sud del Paese e a rientrare in Italia con voli commerciali il più presto possibile», ha affermato ieri il vicepremier Antonio Tajani. Mentre la diplomazia internazionale tenta di scongiurare un nuovo conflitto fra Israele ed Hezbollah, in Medio Oriente è arrivato il comandante del Comando Centrale degli Usa (Centcom), Michael Kurilla. Atteso oggi in Israele, il generale, scrive la stampa locale, starebbe coordinando le attività delKurilla aveva visitato Israele lo scorso 13 aprile, alla vigilia dell’aggressione iraniana con missili e droni contro lo stato ebraico. Aggressione respinta con l’aiuto degli Usa e di alcuni Paesi arabi della regione. Come la Giordania, il cui ministro degli Esteri Ayman Safadi è volato a Teheran per incontrare il suo omologo iraniano Ali Bagheri Khan.
Una missione per nulla scontata: secondo il Times of Israel erano almeno 20 anni che un ministro di Amman non visitava la capitale dell’Iran. Mentre il Wall Street Journal riferiva in serata che gli ayatollah avrebbero respinto ogni pressione del mondo arabo per il contenimento dell’atteso attacco iraniano contro Israele, parlando alla testata panaraba Asharq Al-Awsat il ministro Safadi ha dichiarato che «la Giordania non permetterà che il proprio spazio aereo diventi un teatro di operazioni militari», come è invece accaduto lo scorso 15 aprile.
Una via d’uscita diplomatica ancora non si trova: Gerusalemme e la Casa Bianca prendono dunque sul serio le minacce dell’Iran. Da anni gli ayatollah promettono di cancellare Israele dalle carte geografiche lavorando nel frattempo a un programma nucleare.
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