Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/08/2024, a pag.1/25, con il titolo "Un governo senza nobile arte", il commento di Chiara Valerio.
L’incontrodi boxe tra Angela Carini e Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi, e il ritiro, quasi immediato, dell’atleta italiana e delle sue conseguenti lacrime, forniscono l’occasione di riflettere su alcune questioni politiche.
Giorgia Meloni, primo ministro di un governo che racconta sé stesso come fondato sul rispetto delle regole, ha dichiarato: «Match Carini non era ad armi pari». Dunque, le regole da rispettare sono solo le proprie, giacché quelle del Comitato Olimpico per cui Imane Khelif è nel pieno diritto di partecipare alla competizione femminile non valgono.
Eugenia Roccella – sempre l’Ansa (che riprende un post Facebook) – ha espresso solidarietà all’atleta italiana «vittima di un’ideologia che colpisce lei e con lei tutte le donne. Oggi è una pagina nera – continua Roccella – per le donne, è una pagina nera per lo sport, e anche per la verità. Una verità che ancora questa mattina in tanti hanno provato a mascherare, affermando che Imane Khelif sarebbe “sempre stata donna”, in quanto “intersex”. Anche su questo sarebbe bene fare chiarezza: la persona che oggi ha ingiustamente vinto una competizione che di sportivo non ha avuto nulla è una persona con cromosomi maschili, con corpo e fisicità maschili».
Nella dichiarazione della ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, si possono leggere nell’ordine almeno tre cose. La prima: ancora uno screditamento del Comitato Olimpico («una competizione che di sportivo non ha avuto nulla»). La seconda: una conferma biologica che spesso la ministra definisce «ideologia gender» in questo caso «un’ideologia che colpisce lei (Carini) e con lei tutte le donne». Come il rispetto delle regole, anche l’ideologia gender è un cavallo di battaglia del governo. Delle regole abbiamo detto, del gender diciamo che è utilizzato per limitare, di fatto, i diritti di cittadini e cittadine.
La ministra Roccella stessa usa, tuttavia, il termine «intersex» ammettendo implicitamente così che il gender non è ideologia ma biologia, e di certo statistica. In che senso?
Esiste una boa che segna il divieto di balneazione, esiste un limite di velocità nei centri abitati, esistono parametri per cui un essere umano è uomo o donna. E questo perché le definizioni sono l’astrazione di natura statistica con la quale abbiamo deciso di stare al mondo e vivere in una comunità.
Motivo per cui le regole sono tutte assolute e tutte transeunti, nel senso che, democraticamente, con l’avanzamento degli studi scientifici o dell’immaginazione civile possono essere ridiscusse e modificate. Si andava in motocicletta senza casco, si va in motocicletta col casco.
Silvia Camporesi, bioeticista ed esperta di scienza ed etica dello sport, dalle pagine del Corriere della Sera, sottolinea che Imane è una persona con «variazioni delle caratteristiche del sesso», si stima che le persone con variazione delle caratteristiche del sesso siano tra 0,0018 e il 1,7% della popolazione. Camporesi sottolinea pure che le donne sottoposte a questo tipo di test vengano tutte dal Sud del mondo. E spera sia un caso. E anche io.
La terza: rinverdire un luogo comune, Imane Khefil ha «corpo e fisicità maschili» – osserva Roccella – dunque la decisione del Comitato Olimpico pesa meno dell’aspetto fisico. Non chi sei o cosa fai e il tempo per capirlo e accettarlo o allontanarsi, ma come sembri, come ti vesti, et alia.
Mi chiedo se questa polemica sarebbe scoppiata se Imane Khelif avesse gareggiato nella ginnastica ritmica, storicamente una disciplina a maggioranza femminile. Forse a quel punto i commenti sarebbero stati sulla mancanza di grazia.
I commenti del governo sulla vicenda Carini/Khefil danno ancora una volta la misura precisa di una mancanza di immaginazione politica e del poco rispetto per le regole degli altri, un governo impelagato pretestuosamente su violenza e identità di genere che si rivolge alla biologia, alla scienza in genere, quando fa comodo. E poi, il pianto non c’entra, tutti piangiamo. Gli eroi greci, le atlete che decidono di ritirarsi dal combattimento, tutti.
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