Riportiamo da LIBERO di oggi, 02/08/2024, a pag. 3, l'articolo di Brunella Bolloli dal titolo "Meloni attacca i vertici del Cio: E' stata una gara impari".
«Tutelare il diritto delle atlete di competere ad armi pari».
Appena sbarcata a Parigi dopo il viaggio in Cina, Giorgia Meloni non si sottrae alle domande dei cronisti sul fatto del giorno, l’incontro di boxe tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif. Un caso che da sportivo è diventato subito politico e ha varcato i confini europei, è andato oltre le Olimpiadi di Parigi, ha fatto parlare capi di Stato stranieri come l’argentino Milei e star internazionali come Elon Musk, la scrittrice britannica Jk Rowling e l’ex campionessa di tennis lesbica Martina Navratilova, fino a rappresentanti delle istituzioni come la governatrice di Madrid Isabel Diaz Ayuso. E che non rimarrà un argomento relegato a questi contestatissimi Giochi, ma è già terreno di scontro per le elezioni presidenziali in Usa.
I trumpiani, infatti, hanno ricordato ai democratici Kamala Harris e Joe Biden che le modifiche al Titolo IX, che permettono a persone che si identificano come donne di partecipare agli sport femminili, hanno avuto un impatto decisivo sul risultato del match di ieri durato appena 46 secondi, il tempo bastato alla pugile napoletana per capire che i colpi dell’avversaria erano troppo forti per lei: una partita impari, come ha dichiarato la Meloni.
Intervenuta a Casa Italia, la premier ha spiegato senza giri di parole di non essere d’accordo con la scelta del Cio «perché è un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina la gara non è equa. Io penso», ha aggiunto, «che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili e non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete di poter competere ad armi pari».
Il capo del governo ha precisato che il suo disaccordo sul punto risale al 2021 quando il Cio decise di cambiare il regolamento e «noi presentammo una mozione contro». Ha quindi ringraziato la Carini «per come si è battuta» e si è dispiaciuta per il ritiro: «Mi ero emozionata quando ha detto “Combatterò” perché in queste cose contano anche la dedizione, la testa, il carattere ma», ha ribadito, «conta poter competere ad armi pari e non era questo il caso».
Con Meloni si schiera tutto il centrodestra dalla vigilia del match convinto nel fare comprendere lo squilibrio di un ring sul quale l’azzurra partiva sfavorita non per questioni tecniche o scarsa preparazione sportiva, ma per differenze fisiche e di potenza all’origine, evidenti pure a chi non ha mai praticato sport.
È vero che Khelif è nata donna, non è trans ma intersessuale, ed è stata ammessa ai Giochi con le regole attuali volute dal Comitato olimpico. E però il clamore scaturito dalla vicenda rende urgente una riflessione in materia, altrimenti ci saranno sempre altre Angele Carini costrette all’angolo e così deluse da una situazione che reputano ingiusta, da scoppiare in lacrime ed evitare il saluto finale con l’avversaria (mossa, questa, che l’ha esposta a qualche critica sui social e ha fatto dire a don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano: «Angela, ti vogliamo bene, ma su quel ring non dovevi proprio salirci»).
Alla fine è stata proprio la 25enne partenopea a spiegare, senza polemiche, che non spetta a lei giudicare le decisioni del Cio sull’algerina («se è qui ci sarà un motivo»), ma il suo arrendersi, dopo una vigilia di botta e risposte politiche, ha acceso i riflettori su un tema delicato quale quello degli atleti trans o con livelli ormonali alterati.
Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini non ha dubbi: «Vergogna quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari». Per il presidente Ignazio La Russa «il ritiro fa onore ad Angela Carini. L’aspetto in Senato per abbracciarla». Il vicepremier di Forza Italia, Antonio Tajani ritiene che la nostra atleta abbia fatto bene a fermarsi: «Anche se all’anagrafe l’algerina risulta donna, il pregresso è da pugile uomo. Non esprimo nessuna valutazione morale e nessun giudizio», ha dichiarato il ministro degli Esteri, «ma non si può mettere a competere un’atleta più debole con una più forte, non per una questione di allenamento ma di struttura. Male ha fatto il Cio a non pensare a come organizzare diversamente queste competizioni».
Mentre il Pd, con Laura Boldrini e Alessandro Zan in testa, difende il diritto di Imane Khelif a gareggiare con le donne e grida alla destra omofoba e patriarcale, l’eurodeputata di Fdi, Elena Donazzan, ha già fatto sapere di avere presentato un’interrogazione parlamentare sottoscritta dalle colleghe della delegazione Chiara Gemma, Lara Magoni, Maria Teresa Vivaldini e Antonella Sberna in cui si chiede di «rivedere gli attuali protocolli affinché un’atleta donna non sia più discriminata».
Dal Carroccio Gianluca Cantalamessa fa notare «il silenzio scandaloso delle femministe di fronte ad Angela Carini inginocchiata», mentre il collega di partito Roberto Vannacci non può che constatare che «queste Olimpiadi dimostrano che ormai è davvero un mondo al contrario». E Gianni Alemanno tuona che «l’Italia deve farsi sentire contro la truffa vergognosa delle Olimpiadi di Macron». Titolata a parlare sulla vicenda è Vladimir Luxuria che invita l’azzurra a sottrarsi a strumentalizzazioni inutili e dannose: «Diventerà il simbolo martire di questa ideologia gender inesistente».
Di sicuro c’è che l’azzurra non intende mollare, ieri ha visto la premier, si sono abbracciate. «Angela, so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti. In una competizione finalmente equa», ha detto Meloni.
«Mi ha dato forza», ha risposto Angela.
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