Olimpiadi: la donna che mette la sinistra al tappeto
Editoriale di Mario Sechi
Testata: Libero
Data: 02/08/2024
Pagina: 1/12
Autore: Mario Sechi
Titolo: Sul grande ring ideologico della biopolitica, in palio non c'è solo una medaglia

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/08/2024, a pag.1/12 con il titolo "Sul grande ring ideologico della biopolitica, in palio non c'è solo una medaglia" l'editoriale di Mario Sechi.


Mario Sechi

Il match fra Angela Carini e Imane Khelif non è solo un incontro di boxe, è una prova generale di biopolotica. Si combatte sulla definizione di "donna" e si mettono alla prova le nozioni del nuovo femminismo fasullo di Judith Butler, secondo cui il genere è solo una scelta. La Carini si è ritirata, ha perso il match, ma ha vinto politicamente, perché ha fatto scoppiare il bubbone dell'ideologia di genere.

Angela Carini è piegata, ma non vinta, perché il suo rifiuto di diventare il bersaglio di una donna che ha il pugno di un uomo è un trionfo della verità. Il suo gesto ha polverizzato in 46 secondi la retorica dell’ideologia gender spinta ai confini della realtà. Tutti hanno visto quel dritto sferrato con velocità e potenza sul suo volto: Imane Khelif ha la mano pesante, ha colpi che «fanno malissimo», l’incontro era impari. Carini poteva restare sul ring, prendere altri fendenti, diventare una maschera di sangue, rischiare perfino la vita, ma ha scelto la strada più fiera e dolorosa, non partecipare al massacro delle regole dello sport, non diventare complice del tradimento dello spirito di Olimpia.
La posta in gioco non è una medaglia, non è un incontro di boxe, ma l’identità delle donne, il valore infinito del genere, la singolarità dell’essere femminile nello spazio e nel tempo, siamo di fronte al dirottamento della storia che passa dalla «transizione» di genere alla sua «estinzione». Se io non sono uomo e tu non sei donna, cosa siamo? Niente, perché in questo annullamento si dissolve la conoscenza, tutta la nostra biblioteca genetica e naturalmente letteraria. Non a caso «l’agenda gender» si applica in parallelo con la riscrittura della storia, la «cancel culture» che abbatte i monumenti, riscrive i libri, considera i classici un abominio, censura Shakespeare e Mark Twain, mentre Biancaneve i sette nani sono razzisti. Tutto si tiene, non sono fatti distanti, è la stessa mano che scrive una sceneggiatura che ha una sola parte per tutti. Si comincia dal Dna e si continua con la letteratura. Siamo in pieno dentro un capitolo di Fahrenheit 451, capolavoro di Ray Bradbury, i libri vanno bruciati, il sesso va soppresso, un rifiuto da scaraventare nel bidone dell’indifferenziato. Se questa non è una rivoluzione... La sinistra ha fatto di questo programma di ingegneria biologica e sociale la sua primaria agenda, è quella del Partito democratico di Elly Schlein, che l’ha importata direttamente dai dem americani. In nome di un’astratta uguaglianza la sinistra sta realizzando il proprio “paradiso in terra”, un comunismo post-industriale (l’ecologismo), asettico e demograficamente sterile (il salutismo), inclusivo fino all’esclusione della realtà dei sessi (il genderismo). Quanti -ismi riparati sotto un ombrello che ricorda il passato. La sinistra pensa che tutto questo sia un nobile obiettivo, nella loro mente si agita lo stesso sogno di quel buon uomo chiamato Lenin: «Tutta la società diventerà un unico ufficio e un'unica fabbrica con uguale lavoro e paga uguale». Che allegria.
L’aggiornamento del software e dell’hardware progressista include anche il sesso, dunque il pugno vibrato da Imane Khelif e stampato sul volto di Angela Carini fa parte di un programma politico preciso: l’ingresso della persone «intersex» nelle competizioni sportive. La differenza cromosomica, il confine tra il maschio e la femmina - e il vantaggio che ne può derivare in termini di potenza, velocità, capacità di reazione, etc. - è del tutto ininfluente rispetto al programma ideologico. Se questo è il piano quinquennale del Soviet (quadriennale nel caso delle Olimpiadi), si schiuderanno prospettive interessanti. Forse troppo. Proviamo a usare l’immaginario della fantascienza, giochiamo con i ferri del mestiere della scrittura: se la donna potenziata dalla presenza dei cromosomi maschili può gareggiare con le altre donne che non possiedono questo dettaglio genetico, nella logica ferrea e inesorabile della competizione geopolitica - che trasforma le medaglie olimpiche in prestigio e potenza delle nazioni- si scatenerà la corsa alla ricerca dell’atleta che ha queste qualità nascoste nel suo Dna, il passo successivo sarà la creazione in laboratorio di atleti con varianti. Fiction?
No, è il prossimo passo, abbattuti i confini del sesso, si apre il Far West della biopolitica.
Il rifiuto pieno di rabbia e dolore di Angela Carini ha fatto il giro del mondo, innescato reazioni politiche roventi, è diventato argomento della campagna per la Casa Bianca. È il terreno di scontro tra Repubblicani e Democratici, è l’ingresso nello sport di atleti trans nelle gare femminili che fa discutere le famiglie americane. Gli esempi sono moltissimi e il caso Carini per la campagna di Donald Trump ieri è diventato un argomento per colpire la Harris: «Kamala appoggia quello che è appena successo alle Olimpiadi». Esagerazioni? Fatevi un giro su Internet, vedrete che spettacolo. Altro che il teatrino di Boldrini & Zan.
È esplosa nei Giochi di Parigi la Supernova della biopolitica, una guerra culturale in cui lo sport è la punta più avanzata di sperimentazione, perché consente di potenziare il corpo dell’atleta, il suo patrimonio genetico, ne esalta le qualità biomeccaniche con l’alimentazione, l’allenamento, il biotech che alimenta sogni di dominio e i listini di Wall Street, è una trasformazione e trasfigurazione della persona, che superata la barriera del sesso, smaterializzati il maschio e la femmina, cancellati l’uomo e la donna, diventa un oggetto senza più soggetto. Benvenuti nel futuro prossimo, siamo solo alle anticipazioni di una battaglia tra le grandi potenze, il prossimo capitolo sarà quello della costruzione del modello Super-umano. Tutto questo da ieri è più visibile. Angela Carini ha vinto, è stata il Big Bang.

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