Milei guida il fronte anti Maduro
Analisi di Maurizio Stefanini
Testata: Libero
Data: 31/07/2024
Pagina: 15
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: Milei guida il fronte anti Maduro. Spagna, Brasile e Kamala in coda

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/07/2024, a pag. 15, con il titolo "Milei guida il fronte anti Maduro. Spagna, Brasile e Kamala in coda" l'analisi di Maurizio Stefanini.

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Maurizio Stefanini

Javier Milei, il presidente dell'Argentina e grande amico di Israele (ha appena inserito Hamas nella lista nera delle organizzazioni terroriste), è in prima fila nel sostegno della protesta popolare contro le elezioni farsa in Venezuela. Il suo rapporto con Trump fa ben sperare. Con il dittatore si schierano invece Russia e Cina, Cuba e i governi di estrema sinistra latino americani.

Sono tre, sostanzialmente, le posizioni che sono state prese sull'ultimo voto in Venezuela a livello internazionale. Da una parte, ci sono gli alleati di Maduro, che hanno festeggiato. Governi latino-americani di sinistra autoritaria e/o massimalista, come Cuba, Nicaragua, Bolivia e Honduras; e i grandi amici di Maduro in campo internazionale, che lui stesso ha sautato come suoi grandi protettori. «Vorrei ribadire la volontà di continuare il nostro lavoro costruttivo sull’attuale agenda bilaterale e internazionale. Ricorda che sei sempre il benvenuto nelle terre russe», gli ha detto Putin a Maduro, dicendo che «le relazioni russo-venezuelane hanno un carattere strategico». «Cina e Venezuela sono buoni amici e partner che si sostengono a vicenda» ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, «Ci congratuliamo con il popolo e il governo del Venezuela per il successo delle elezioni presidenziali in questo paese, così come con il presidente eletto dal popolo venezuelano» ha scritto su X il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Naser Kanani.

AMICI, NEMICI, INDECISI

Posizione opposta di chi ha detto subito che quel risultato è chiaramente un broglio, e che non può essere riconosciuto. È in particolare la posizione della Organizzazione degli Stati Americani, e anche di nove Paesi latino-americani di cui Maduro ha subito cacciato gli ambasciatori: Argentina, Cile, Costa Rica, Perú, Panamá, Repubblica Dominicana e Uruguay. Singolare è che i più forti sostenitori di questa protesta siano due personaggi che politicamente sarebbero agli antipodi, come il “sinistro” presidente del Cile Gabriel Boric e il “destro” presidente dell'Argentina Javier Milei. Ma sull’avversione al chavismo sono pienamente d’accordo. Di fatto, è una posizione anche più forte di quella del segretario di Stato Usa Antony Blinken, che senza entrare in merito sulla affidabilità del risultato ha però definito «di vitale importanza che ogni voto venga conteggiato in modo equo e trasparente». Comunque più forte che quanto scritto da Kamala Harris su X: «gli Stati Uniti sono al fianco del popolo venezuelano che ha espresso la propria voce nelle storiche elezioni presidenziali di oggi.
La volontà del popolo venezuelano deve essere rispettata. Nonostante le numerose sfide, continueremo a lavorare per un futuro più democratico, prospero e sicuro per il popolo venezuelano».
Moti hanno chiesto alla Harris se stava dalla parte di Maduro. In realtà, però, questa è la terza posizione, che è pure ad esempio quella espressa su X da Josep Borrell per la Ue: «il popolo venezuelano ha votato sul futuro del proprio Paese in modo pacifico e massiccio. La sua volontà deve essere rispettata. È fondamentale garantire la totale trasparenza del processo elettorale, compreso il conteggio dettagliato dei voti e l’accesso ai registri delle votazioni dei seggi elettorali». Non ci sono accuse di brogli e illegittimità ma neanche congratulazioni, e ci si concentra sulla esigenza di un controllo imparziale.

RICONTEGGIO, MA PER RIDERE

È la posizione anche di tre governi di sinistra latino-americana in passato benevoli con Maduro, ma ora contrariati per il modo in cui fa di testa sua senza rispettare alcun accordo, e anche preoccupati che la sua conferma possa innescare una nuova ondata di migranti. Il messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto che avrebbe riconosciuto la vittoria di Maduro dopo il riconteggio, mentre il brasiliano Lula e il colombiano Gustavo Petro hanno fatto chiedere ai loro ministri degli Esteri il riconteggio senza parlare di riconoscimento. Si parla ora di un possibile comunicato congiunto tra i tre governi, anche se il governo di Lula che chiede il riconteggio contrasta col partito di Lula che invece manda a Maduro le congratulazioni. Ma in Spagna è pure peggio, tra il ministro degli Esteri José Manuel Albares secondo cui «la volontà democratica del popolo venezuelano deve essere rispettata con la presentazione dei verbali di tutti i seggi elettorali per garantire risultati pienamente verificabili», Felipe González che parla di «risultato non credibile», Zapatero che è andato a fare l’osservatore per aduro, e la vice-primo ministro Yolanda Díaz per cui invece il risultato è legittimo. Il premier Sanchez sta zitto: fra moglie e catalani ha ben altri problemi. 

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