Sholem Aleichem, Moshkele il ladro
Recensione di Giorgia Greco
Testata: Informazione Corretta
Data: 30/07/2024
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: Sholem Aleichem, Moshkele il ladro

Moshkele il ladro                                                 Sholem Aleichem

Traduzione di Daniel Vogelmann       Introduzione di Curt Leviant

Giuntina                                                                                 euro 12

E’ raro che si dedichino parole ai traduttori dei romanzi che invece hanno il merito indiscutibile di veicolare nella lingua del lettore il cuore pulsante e l’anima di un libro. E’ grazie al lavoro certosino di questi “artigiani della parola” se continuiamo a scoprire e apprezzare i grandi capolavori della letteratura mondiale.

Come Daniel Vogelmann che è anche il fondatore della prestigiosa casa editrice Giuntina ha tradotto in modo brillante dall’inglese lo straordinario romanzo di Sholem Aleichem, “Moshkele il ladro” (Giuntina), così Curt Leviant, traduttore e specialista di cultura yiddish, che firma l’introduzione ed è autore egli stesso di opere di successo, ci ha fatto scoprire la forza trascinante di questo romanzo partendo dalla sua lingua originaria, lo yiddish.

Uno dei padri fondatori della letteratura yiddish - che annovera fra gli altri autori del calibro di Mendele Mocher Sforim, Sholem Asch, Abraham Sutzkever o i fratelli Singer per citarne solo alcuni - Sholem Aleichem pubblica a puntate nel 1903 in un giornale yiddish di Varsavia il romanzo breve “Moshkele ganev” che, solo successivamente, appare in volume, prima a Varsavia nel 1913, poi a Kiev nel 1927 e infine a Mosca nel 1941.

“Romanzo riscoperto”, come recita il sottotitolo, in quanto non fu incluso nei 28 volumi che compongono le Opere complete del grande scrittore yiddish pubblicate dopo la sua morte a New York nel 1916, “Moshkele il ladro” è un inedito assoluto per i lettori italiani che ora, grazie alla casa editrice Giuntina, possono riscoprire quest’opera e immergersi nel racconto trascinante di un’insolita storia d’amore, con il ritratto folgorante di un ebreo fuorilegge e del suo ambiente sociale.

Protagonista del romanzo è Moshkele, un ladro di cavalli, un giovane forte e robusto che ha ereditato la “professione” dal padre, ladro di cavalli anch’egli e soprannominato “il Profeta”. Pur vivendo ai margini del mitico villaggio di Mazepevke, Moshkele non si tira indietro quando c’è da fare a botte per ripristinare l’ordine delle cose o sistemare una ingiustizia (“Il più delle volte, Moshkele mostrava i muscoli quando qualcuno veniva insultato”). Ostracizzato dalla comunità questo “genio delle scazzottate” è il tipo di uomo che nessun ebreo timorato avrebbe cercato come marito per la propria figlia. Eppure Moshkele si innamora e proprio della più bella ragazza della città.

E’ Tsirele, dal viso radioso e dagli splendidi occhi grigi, una delle figlie di Chaim Chosid, l’agiato proprietario di una Taverna dove i personaggi più importanti del villaggio si recavano a bere vino. Tsirele, poco propensa a seguire le orme materne, sfornare figli e obbedire al marito, si innamora di un gentile, l’esattore della città Maxim Tchubinski, e decisa a seguirlo fugge dalla casa paterna nella notte della festività di Pesach per rifugiarsi in un Monastero in attesa di convolare a nozze, dopo ovviamente essersi convertita al cristianesimo. Questo gesto dirompente che Aleichem narra con uno stile rapido e folgorante getta nello sconforto l’intera famiglia e in particolare il padre Chaim che si risolve a chiamare Moshkele “per discutere una questione molto urgente”. Per il nostro eroe è un’occasione preziosa per avvicinare l’amata: escogita un piano “che era al tempo stesso pericoloso e geniale”. Si introduce nel Monastero fingendo con l’abate che lo accoglie di volersi convertire, intercetta la giovane donna, già funestata dai sensi di colpa per essersi allontanata dalla famiglia, e le propone: “Io ti afferro e saltiamo entrambi oltre questo muro e tu sali sul cavallo con me…. poi corriamo nella città più vicina e ci sposiamo perché io, Moshkele ganev, ti amo più di quanto potranno mai amarti quarantamila Maxim Tchubinski”.

Quale fu il destino dei giovani sposi? Per conoscerlo lo scrittore invita il suo pubblico di lettori a proseguire nella storia. Così apprendiamo che molti anni dopo un cantore di sinagoga in viaggio da Sekuran a Britshan in cerca di un incarico per Rosh Hashanà e Yom Kippur, riconosce in una fila di prigionieri in partenza per Irkutsk, in Siberia una giovane donna ebrea dall’aspetto familiare con un bambino in braccio insieme ad un uomo bruno con la barba nera che non poteva essere altri che Moshkele il ladro. Tsirele, prima che il carro che trasporta donne e bambini si allontani, si raccomanda con reb Henekh, il cantore, di salutarle i genitori informandoli del loro viaggio in Siberia.

Una storia incredibile “che può accadere solo una volta ogni cento anni” ripete il cantore ai suoi compagni di viaggio che incuriositi vorrebbero saperne di più. Ma Henekh non sa da dove cominciare. “Con gli eventi accaduti in seguito o con quelli che avevano avuto luogo all’inizio?”

Con una narrazione incalzante fra ascese e cadute dell’azione ad ogni capitolo, ricca di sorprese, di suspence e pervasa da un sottile umorismo, Sholem Aleichem dà voce a personaggi fantasiosi e pulsanti di vita che, come nel suo libro più famoso, Tewje il lattaio da cui è stato tratto un film diretto da Maurice Schwartz nel 1939 oltre che un musical di enorme successo, si raccontano da sé e pagina dopo pagina interagiscono con il lettore coinvolgendolo nelle loro azioni fulminee.

“Moshkele il ladro” offre un magnifico spaccato della vita ebraica russa della fine del XIX secolo e rivela l’abilità narrativa di Aleichem nel tratteggiare persone che gli ebrei comuni avrebbero evitato. L’autore ci porta a conoscere i loro usi e costumi, le loro speranze e paure, senza nascondere il gergo da ladri, così mordace e pieno di espressioni vigorose, che per la prima volta viene registrato nella letteratura yiddish.

Un romanzo unico e memorabile, innovativo e anticipatorio di temi della letteratura yiddish che, grazie alla casa editrice Giuntina, è stato riscoperto e “riportato al posto che gli spetta fra le opere del grande maestro”.


Giorgia Greco

takinut3@gmail.com