Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Jay Tcath tradotta dal Times of Israel dal titolo "Imminente l’uscita del sequel estivo della hit “E’ tutta colpa di Israele”, in voga dal 7 ottobre".
L’attacco di sabato ad opera di Hezbollah contro un campetto di calcio, e il suo tragico bilancio di vittime fra i 10 e 16 anni, potrebbe segnare il punto di svolta della latente guerra tra Israele e la formazione terroristica libanese sponsorizzata dall’Iran. L’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele è stato una sorpresa. Al contrario, da mesi appare inesorabile che Hezbollah e Israele siano avviati verso una guerra aperta. L’unica cosa che restava da chiedersi era cosa l’avrebbe scatenata e quando. Tragicamente, ora sembra che abbiamo la risposta. Allo stesso modo, appare inesorabile che 10 mesi di critiche ingiuste rivolte alle azioni difensive di Israele contro Hamas verranno riciclate per calunniare e demonizzare la sua controffensiva dopo gli attacchi crescenti e non provocati di Hezbollah. Le menzogne si muoveranno lungo alcune direttrici ormai familiari.
Cessate il fuoco.
Il 7 ottobre Hamas ha vilmente e coscientemente violato un cessate il fuoco che era in vigore. Nel giro di poche ore l’ha fatto anche Hezbollah dal Libano. I terroristi e i loro fan non invocano mai il cessate il fuoco quando sono all’offensiva. Si mettono a invocarlo a gran voce solo quando Israele reagisce. E chiedono un cessate il fuoco – lo dimostrano i precedenti, come appunto il 7 aprile – al solo scopo di riarmarsi, ricaricarsi e attaccare di nuovo quando è per lo più opportuno (cosa che peraltro dichiarano apertamente). Come per Hamas, anche per Hezbollah il cessate il fuoco è solo una tattica dilatoria, non un passo verso la pace.
Genocidio.
Da decenni, ogni volta che Israele reagisce agli attacchi di Hamas e Hezbollah si scatenano accuse infondate di genocidio. Ogni volta, quando le armi tacciono, si registra un ennesimo tragico bilancio di sangue (che si poteva evitare non attaccando Israele), ma non si registra nessun genocidio. Da quando esiste un conflitto fra Israele e arabi palestinesi, la popolazione araba palestinese (così come quella del Libano meridionale) non ha fatto che aumentare. Ovviamente una vistosa crescita della popolazione è incompatibile con un genocidio. Anche il modo in cui combattono le Forze di Difesa israeliane è incompatibile con un genocidio, così come il fatto che Israele facilita l’afflusso di aiuti umanitari, una pratica mai vista né prevista in altre analoghe zone di guerra. Ma non ci sarà da sorprendersi quando in Libano, come a Gaza, il genocidio israeliano verrà di nuovo non commesso, ma denunciato.
Diritto internazionale.
Come l’attacco del 7 ottobre di Hamas, anche i 10 mesi di attacchi di Hezbollah hanno violato un confine riconosciuto a livello internazionale. Come Hamas, anche Hezbollah prende deliberatamente di mira i civili israeliani: ebrei, cristiani, musulmani e, come è stato con il missile di sabato, drusi. Sia Hamas che Hezbollah si vantano senza vergogna di usare i loro civili come scudi umani, proclamando che tali vittime devono essere orgogliose di conseguire il martirio per la causa. Sia Hamas che Hezbollah tengono rintanati i loro combattenti all’interno di moschee, ospedali, scuole e agenzie umanitarie. Sia Hamas che Hezbollah scatenano guerre senza approntare nessun rifugio per la propria popolazione, ma proteggono accuratamente i loro grandi capi dentro bunker o all’estero. Tutte queste pratiche di Hamas e Hezbollah costituiscono violazioni del diritto di guerra internazionale e dei diritti umani. Ma è Israele che verrà nuovamente accusato di violare quei diritti e quelle leggi.
Stop agli aiuti americani “incondizionati” a Israele.
Come la sua guerra difensiva contro Hamas, anche la controffensiva di Israele a Hezbollah scatenerà la richiesta di porre fine delle “incondizionate” forniture di armi dagli Stati Uniti a Israele. La richiesta viene avanzata da chi non sa come funziona la vendita di armi americane a qualsiasi paese, o da chi lo sa ma conta sul fatto che non la sa il grosso dell’opinione pubblica. La legislazione del Congresso che autorizza tali vendite, i sovraimposti regolamenti del Pentagono e i termini aggiuntivi prescritti da produttori e distributori americani sconfessano l’idea che tali vendite di armi siano “incondizionate”. In realtà, Israele rispetta di buon grado tutte le condizioni, il che evidenzia un altro motivo per cui, in quanto unica democrazia nella regione, rimane il più affidabile alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Libertà di parola.
Una guerra aperta tra Israele e Hezbollah vedrà aumentare ulteriormente i cortei di protesta contro Israele con folle di manifestanti che, in nome della libertà di parola, continueranno a gridare slogan a sostegno del terrorismo jihadista e della cancellazione dello stato ebraico “dal fiume al mare”, occuperanno università, strade, aeroporti, stazioni ferroviarie, vandalizzeranno monumenti storici e memoriali della Shoah, faranno annullare eventi culturali con artisti ebrei, minacceranno e aggrediranno individui e luoghi identificabili come ebraici. Il tutto in nome della “libertà di espressione”. Sarà molto spiacevole, ma non sarà un novità né una sorpresa. Una sorpresa, invece, controintuitiva sarebbe veder prendere finalmente sul serio ciò che dicono in terroristi, anziché dare ascolto a quelli che in America e in Occidente cercano di giustificarli. Da sempre, i motivi che adducono Hamas e Hezbollah per la loro feroce guerra contro Israele sono la nuda e cruda verità. Non si tratta di modificare questa o quella linea di confine, questa o quella politica israeliana. Si tratta, in modo tanto semplice quanto terrificante, di eliminare lo stato ebraico dalla faccia della terra. Coloro che continuano a negare o spazzare sotto il tappeto questa dura realtà dando ogni colpa a Israele, in pratica ci dicono: “Non credete a ciò che da decenni le vostre orecchie sentono dire da Hamas e Hezbollah, non credete a ciò che da decenni i vostri occhi vedono fare da Hamas e Hezbollah”. Nessuna sorpresa, dunque, quando la hit “è tutta colpa di Israele”, in voga dal 7 ottobre, avrà il suo sequel estivo con Hezbollah. Purtroppo è probabile che il sequel esca presto, corredato degli stessi falsi argomenti imbastiti dagli stessi attori, il tutto coreografato da terroristi convinti (a ragione?) di poterci propinare ancora una volta le stesse bugie. (Da: Times of Israel, 28.7.24)
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