Segnali preoccupanti sul Medio Oriente dal nuovo governo laburista britannico
Analisi di Ben Cohen
Testata: Informazione Corretta
Data: 29/07/2024
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: Segnali preoccupanti sul Medio Oriente dal nuovo governo laburista britannico

Segnali preoccupanti sul Medio Oriente dal nuovo governo laburista britannico
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/worrying-signals-on-the-middle-east-from-britains-new-labour-government/

Keir Starmer, moderato, moglie ebrea osservante, è stato eletto anche perché era l'opposto dell'antisemita Corbyn, esponente dell'estrema sinistra britannica. Ma: riprende i finanziamenti dell'UNRWA, annuncia che potrebbe essere arrestato Netanyahu se mette piede nel Regno Unito e riprende il dialogo con l'Iran. Tre delusioni in pochissime settimane.

Sono trascorse solo tre settimane, da quando Sir Keir Starmer è stato eletto nuovo Primo Ministro della Gran Bretagna nel primo trionfo, sin dal 2005, del Partito Laburista alle elezioni generali, ma sono successe così tante cose in seguito (tra le altre, il tentato assassinio dell'ex Presidente Donald Trump e la decisione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden di ritirarsi dalla competizione presidenziale di novembre, il discorso del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso questa settimana) che sembra storia antica.

Mentre l'attenzione del mondo si è spostata col fiato sospeso su queste e altre questioni, Starmer è stato impegnato a mettere insieme il nuovo esecutivo e a  concentrarsi sulle priorità del suo nuovo governo. Consapevoli dei loro scarsi risultati elettorali negli ultimi due decenni, il Partito Laburista e i suoi organizzatori si sono saggiamente astenuti dal descrivere l'esito del voto del 4 luglio come una conclusione scontata, anche se il vero shock sarebbe stata una vittoria dei Conservatori data la profonda impopolarità del governo dell'ex Primo Ministro Rishi Sunak.  Inoltre, é stata un'elezione ampiamente combattuta su questioni interne e, in particolare, sulla crisi che attanaglia il Servizio Sanitario Nazionale del Paese, che rimane un pilastro dell'ordine sociale scolpito in Gran Bretagna dopo la Seconda Guerra Mondiale. Affrontare queste sfide sarà la vera prova del successo o meno di Starmer.

Ciononostante, la politica estera non è stata del tutto assente dalla campagna. La guerra a Gaza è stata un parafulmine per la comunità musulmana del Regno Unito, sempre più strepitante, circa 500.000 membri della quale non hanno votato per i laburisti, in parte per l’avversione dovuta al rifiuto di Starmer di etichettare le operazioni militari israeliane come un “genocidio.”                                                                                                             Uno dei compiti che deve affrontare ora è come riconquistare quegli elettori. È un compito complicato dalla storia recente del Partito Laburista e dal ruolo di Starmer nel torrido conflitto sull'antisemitismo tra i suoi ranghi. Dal 2015 al 2020, il partito è stato guidato da un antisemita dell'estrema sinistra, Jeremy Corbyn, il cui mandato è stato marchiato da una serie di scandali che hanno portato all'esodo di massa di membri ebrei del partito e a un largo rifiuto da parte degli ebrei britannici di votare per quel partito, storicamente visto come la loro “casa naturale”, quando Corbyn contestò le elezioni del 2019 e perse definitivamente.

Dopo aver assunto la leadership del Partito Laburista, Starmer, un centrista, ha iniziato a epurare l'estrema sinistra. Tra questi rientrava anche lo stesso Corbyn, sospeso da Starmer nel 2020 dopo aver affermato che la portata dell'antisemitismo nel partito era diventata “drammaticamente eccessiva”, ed a cui fu poi vietato di candidarsi come laburista nel 2023 con la motivazione che, secondo la stima dell'esecutivo del partito, sarebbe stato un ostacolo elettorale. In effetti, Corbyn si è candidato come indipendente in queste ultime elezioni, aggrappandosi al seggio di Islington North a Londra, che lui aveva rappresentato fin dall'inizio degli anni '80. In diverse altre circoscrizioni, gli indipendenti hanno superato i candidati laburisti, sottolineando il loro sostegno ai palestinesi in quei distretti in cui i musulmani costituiscono una quota significativa del bacino elettorale. Non è stato tutto cupo su questo fronte; forse il risultato più soddisfacente di quella notte è stata l'espulsione dal parlamento di George Galloway, un ex parlamentare laburista che si è evoluto in quello che può essere solo definito come un “nazionalsocialista” da un seggio che aveva vinto solo pochi mesi prima, urlando “Questo è per Gaza!” dopo quel precedente successo  tanto per essere chiari. L'estromissione di Galloway il 4 luglio è stato un segnale gradito: nonostante i cori di “Siamo tutti palestinesi” nelle manifestazioni pro-Hamas, la maggior parte degli elettori britannici ha finalmente compreso che Gaza è Gaza e che la Gran Bretagna è la Gran Bretagna.  Allo stesso tempo, però, il coro pro-Hamas che è diventato più forte e stridente fin dal pogrom del 7 ottobre, non si riduce. Mentre molti degli individui che hanno contribuito all'antisemitismo durante il mandato di Corbyn sono stati messi da parte, le loro opinioni sul conflitto israelo-palestinese godono ancora di un ampio sostegno nel partito, rafforzato dalla consapevolezza che il precedente governo conservatore era un affidabile sostenitore di Israele. Quando si tratta di Starmer, non c'è dubbio sul suo odio personale per l'antisemitismo e sulla sua determinazione a sradicarlo dal Partito Laburista. “L'antisemitismo è un male e nessun partito politico che lo coltiva merita di detenere il potere”, ha osservato nel 2020, prima di promettere che “il Partito Laburista è irriconoscibile da quello del 2019 e non tornerà mai indietro.”

“Mai” è, tuttavia, una parola pericolosa da pronunciare per un politico.

Mentre si insedia in carica, il Partito Laburista ha già fatto tre annunci politici relativi al Medio Oriente che dovrebbero essere accolti con allarme. Ciò non significa che il partito stia tornando ai giorni bui della leadership di Corbyn, ma suggerisce che l'obiettivo di sradicare l'antisemitismo e al contempo essere più solidali con le aspirazioni palestinesi non è facilmente raggiungibile. Uno dei primi atti del nuovo governo è stato quello di annullare la decisione dei conservatori di cessare i finanziamenti all'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai discendenti dei profughi palestinesi originari, dopo che sono emerse prove della partecipazione dei dipendenti dell'UNRWA alle atrocità del 7 ottobre nel sud di Israele. Ciò ha generato una risposta da parte della leadership ebraica britannica, con il Board of Deputies che ha garbatamente rimproverato il governo laburista sostenendo che le prove della collaborazione dell'UNRWA con il terrorismo di Hamas “ci suggeriscono che il governo farebbe bene a insistere su una supervisione molto più severa prima di riprendere il suo finanziamento annuale di oltre 30 milioni di sterline.”  Il Partito Laburista ha anche fatto marcia indietro su una promessa fatta quando si è opposto a indicare il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche del regime iraniano come organizzazione terroristica, cosa che i conservatori si erano sempre rifiutati di fare. Senza dubbio sedotto dalla pericolosa assurdità che il nuovo presidente iraniano, Masoud Pezekshian, sia un riformatore, il Ministro degli Esteri David Lammy ha tergiversato sulla designazione, affermando:  “Riconosciamo che ci sono delle vere sfide derivanti dall'attività terroristica sponsorizzata dallo Stato, e voglio esaminare attentamente queste questioni e il modo in cui il sistema precedente viene inteso relativamente  agli Stati, così come per specifiche organizzazioni terroristiche.”

Poi, la scorsa settimana, il governo laburista ha confermato che avrebbe abbandonato l'obiezione del suo predecessore alla richiesta di mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant da parte del Procuratore Capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, nonostante la condanna di questa mossa considerata all'epoca come “oltraggiosa” da parte dell'amministrazione Biden.  Il New York Times ha riferito che questi cambiamenti nella politica mediorientale "mostrano un governo che è disposto a fare più pressione sul signor Netanyahu per la dura risposta militare di Israele a Gaza. Mostra anche che il signor Starmer, un ex avvocato per i diritti umani, sta prestando più attenzione alle istituzioni legali internazionali rispetto agli Stati Uniti.”

Un governo laburista che sostiene di continuare il finanziamento per l'UNRWA, i mandati di arresto per i leader israeliani e il dialogo con il regime iraniano, equivarrebbe a una grande delusione. Il rischio ulteriore è che la Gran Bretagna possa virare verso la strada scelta dai suoi vicini europei Spagna e Irlanda, i quali hanno minato entrambi le prospettive di un processo di pace, riconoscendo uno Stato palestinese sovrano al di fuori del quadro dei negoziati.

Starmer senza dubbio dovrà affrontare una richiesta di fare lo stesso, da parte di elementi del suo stesso partito. Se decidesse di riconoscere uno Stato palestinese invece di classificare tale decisione come una linea rossa che non attraverserebbe al di fuori di un accordo di pace globale, avremmo il diritto di chiederci quanto sia cambiato davvero il Partito Laburista.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, scrive su Jewish News Syndacate 

takinut3@gmail.com